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La non classifica delle serie tv del 2024

Il 2024 ha le ore contate – letteralmente – ed è tempo di passare in rassegna le migliori e peggiori serie tv viste quest’anno. La lista è bella lunga, si avvisa: in totale sono cinquantaquattro (e per contarle tutte ci è voluta anche una tabella Excel).

Chi legge Tellyst, però, sa bene che questa non è la solita classifica. La formula prevede tante piccole liste, che nel corso dei mesi vengono riempite con le serie tv più belle, quelle più strane, quelle sorprendenti, quelle divertenti, quelle detestabili, quelle non viste, le perdite di tempo, e via dicendo. (Questo almeno negli intenti non procrastinatori; perché nella realtà ci si riduce sempre a compilarla all’ultimo).

Nel caso non abbiate tempo e voglia di scorrere a lungo, basti sapere che le serie tv migliori del 2024 sono riuscite a riservare soprese, mentre quelle peggiori hanno messo a dura prova la resistenza al sonno. Con il punto più basso segnato da una tronfia miniserie americana su un gruppo di aviatori e quello più alto raggiunto da una commedia che ha unito e riunito sul divano (e non fate finta di non aver canticchiato). Le trovate in fondo in fondo, se non sapete resistere agli spoiler.

Le migliori e le peggiori serie tv del 2024

I recuperoni eroici
My Lady Jane migliori serie tv 2024
Prime Video

Mare fuori (15 giorni), L’amica geniale (10 giorni), Lost (29 giorni).

Così, subito in alto, per sottolineare la grandiosità delle imprese.

(Ok, confessione: Lost è ancora da finire).

Le strane avventure di una sera
Dead Boy Detectives (Netflix)

Due ragazzini entrambi diventati fantasmi, ma in epoche diverse, si aggirano sulla Terra dopo aver disobbedito alla chiamata dell’aldilà e gestiscono un’agenzia specializzata nella risoluzione di casi soprannaturali. A loro si unisce una giovane sensitiva priva di memoria, tra le poche persone in grado di vederli. Segue un caos elettrizzante di strani sortilegi, scintille magiche, salti negli specchi, gatti che parlano, streghe che per cantina ha un buco nero, e parassiti dalle sembianze di sboccati contadini medievali in miniatura. Già dopo la sigla se ne resta così allucinati che andarsene è difficile. Netflix non deve averla pensata allo stesso modo, vista la cancellazione immediata. Forse i guai di Neil Gaiman non hanno aiutato…

Dark Matter (Apple TV+)

È quella dove Joel Edgerton è un mite professore di fisica che esce una sera, viene rapito dal suo alter ego cattivo, e spedito in una realtà parallela nella quale ha avuto ben più successo, ma è anche ben più solo. Il ritorno a casa è un’odissea di tentativi lungo un corridoio infinito di porte, ognuna affacciata su una diversa realtà parallela. Ah, il tutto contenuto in un’enorme scatola grigia. Se non vi è chiara la dinamica, fate prima a vederla: è una dei pochi casi dove multiversi e nozioni di fisica non fanno venire il mal di testa (qui anche il paradosso del gatto di Schrödinger pare sensato). Sembra la sorella meno cervellotica di Inception.

My Lady Jane (Prime Video)

Si era presentata come una di quelle serie in costume che riscrivono la storia un po’ a modo loro, per ridare giustizia a qualche personaggio bistrattato. Poi la creatività ha preso il sopravvento, fino a fare di Lady Jane Grey – prima regina d’Inghilterra, durata solo nove giorni – una giovane nobildonna libera e battagliera, che offre visite ginecologiche alla servitù, crea intrugli botanici, al bisogno sa fingersi morta (non benissimo, ma poco importa) e sfugge alla ghiogliottina, avviandosi verso una vita avventurosa sopra e sotto le lenzuola. Attorno a lei, umani che all’occorrenza mutano in animali e nobili arrivisti che ce la mettono tutta per sembrare malefici, ma paiono più degli idioti. E non è un impressione: è proprio la voce narrante a trattarli come tali. Una meraviglia che a raccontarla così non rende.

Sunny (Apple TV+)

Immaginate di essere un’americana in Giappone e di perdere figlio e marito in un incidente aereo. Immaginate che, per aiutarvi a superare il lutto, riceviate in dono un robot da compagnia che replica le movenze di quest’ultimo. E immaginate che l’azienda da cui proviene faccia e nasconda cose inquientanti. Pare una tragedia, ma i toni sono da commedia nera. Pare Homecoming, ma ha lo spirito di Scissione. Ha avuto un certo gradimento, ma è già stata cancellata.

Time Bandits (Apple TV+)

Dieci mezz’ore (minuto più, minuto meno) al seguito di un ragazzino inglese parecchio nerd che, dopo essersi ritrovato in camera un gruppo di banditi in grado di viaggiare nello spazio e nel tempo, decide di unirsi a loro. La premessa – tratta dal film del 1981 – è classica. Un po’ meno lo è il fatto che loro cerchino di scaricarlo a più riprese per eccesso di saccenteria. Musiche e paesaggi sono gloriosi, i banditi decisamente l’opposto: ogni passaggio da un’epoca all’altra è un pullulare di urla di spavento e scelte sbagliate. Per farsene un’idea, a capo del gruppo c’è Lisa Kudrow che fa rivivere il mai pervenuto acume della Phoebe di Friends. Anche il passaggio dalla prima alla seconda stagione non è andato benissimo: zac, cancellata.

Il camino (Netflix)

Non è il titolo di un qualche thriller misterioso, bensì l’idea di un tizio che ha venduto a Netflix la ripresa in loop di un camino acceso, per dare ai suoi utenti l’illusione di possederne uno. Non sghignazzate per l’assurdo: ogni Natale torna trionfante in classifica, e quest’anno ha scalzato dal primo posto pure Squid Game. Bisogna solo capire se optare per quello con legno di betulla o in stile Bridgerton.

Monsters Netflix
Netflix
Le perdite di tempo
La donna del lago (Apple TV+)

Era quella dove Natalie Portman è una casalinga scontenta degli anni Sessanta, che lascia marito e figlio per reinventarsi giornalista investigativa, lasciandosi guidare dalla sua ossessione per un doppio caso di omicidio. Vi foste assopiti nel lento progredire degli eventi…

Monsters (Netflix)

Il solito true crime di Ryan Murphy, sul solito dibattutissimo caso di cronaca, con la solita banda di interpreti stilosissimi, il solito dilemma morale su chi sia davvero il mostro, e la solita tendenza ad allungare il brodo per compiacersi nel mentre della propria bellezza, sensibilità, benevolenza. Ma la solita capacità di farsi guardare da tutti, quella è sempre ammirevole.

Sugar Colin Farrell serie tv Apple TV+ recensione
Apple TV+
Quelle che non sembrava, e invece…
Antonia (Prime Video)

Presentarla come la nuova Fleabag era stata una mossa parecchio pericolosa. Ma anche se Antonia le somiglia alla lontana, conoscere lei, la sua disastrosa carriera attoriale, il compagno – un certo Mastandrea – convinto che i frullatori siano regali desideratissimi, l’umore volubile e la logorrea potenzialmente irritante è stato un piacere. Considerarla una serie sull’endometriosi è riduttivo.

Sugar (Apple TV+)

Già la parte di thriller classico, con Colin Farrell elegantissimo che idolatra i detective dei vecchi noir, era stata una scoperta abbastanza piacevole. Poi il colpo di scena piazzato sul finire di stagione, inatteso e fantascientifico, ha portato l’effetto sorpresa al livello massimo. Premio follia dell’anno.

Fallout (Prime Video)

Qui si temeva l’ennesimo adattamento videoludico poco consistente. Invece ha ricreato un mondo vivido, intrigante, persino divertente, benché con una certa cupezza di spirito. E non serve aver giocato con l’originale per restarne attratti.

La Maison (Apple TV+)

Non che si possa definirla l’erede di Succession, ma il tentativo di colmarne il vuoto con la faida tra due case di moda parigine è apprezzabile. Rivalità, legami di parentela, tresche, attriti irrisolti volteggiano su scambi di battute un po’ più morbidi, ma con personaggi decisamente meglio vestiti e abbastanza selvatici da non concedere di poter fidarsi di loro. E che dire di quei meravigliosi sprazzi di Amanda Lear, che ogni volta sa far valere l’attesa di vederla spuntare qua e là.

Crash Landing on You (Netflix)

È vero, non è certo uscita quest’anno, ma segna l’avvicinamento di Tellyst all’ormai poco misterioso universo dei k-drama, ai suoi episodi lungherrimi, alle trame romantiche che se la prendono comoda, alle scene clou che abusano del rallentatore. Il fatto che tenga un piede nello stile occidentale aiuta ad ambientarsi; in più è ottimamente recitata, fa da antidoto al malumore, e ironizza con leggerezza sull’oppressione della vita sotto regime. La via migliore per approcciarsi al genere.

Wise Guy: David Chase and The Sopranos (Sky e Now)

All’apparenza è un semplice documentario sulla creazione di una serie leggendaria, ma in due minuti si rivela molto di più: è il racconto intimo di come David Chase abbia plasmato l’inconscio di Tony Soprano sulla base del proprio, ma anche di come un gruppo di insicuri abbia cambiato la storia della televisione senza nemmeno ben sapere cosa stesse facendo. Se ne è parlato poco, ma non è un peccato: si preserva il piacere di scoprirla.

House of the Dragon 2 quando esce
HBO
Quelle lasciate a metà. Ok, solo qualcuna di quelle lasciate a metà

True Detective: Night Country (Sky e Now)

Iniziarla all’ora di cena non è stata una grande idea, ma è quasi passato un anno, si può fare un secondo tentativo.

Hazbin Hotel (Prime Video)

Ai suoi disegni spigolosi, purpurei, colmi di dettagli bisogna imparare ad abituarsi. Anche perché l’entusiasmo generale (il vostro compreso), merita fiducia.

Mr & Mrs Smith (Prime Video)

L’intenzione iniziale c’era tutta, ma il recuperone di Mare fuori e l’uscita di One Day hanno sviato l’attenzione…

House of the Dragon 2 (Sky e Now)

Come sopra, con la scusante che gli episodi sono mooolto impegnativi. (E dato che l’alternativa era My Lady Jane, potrete ben comprendere).

Agatha All Along (Disney+)

Riprenderla è d’obbligo, almeno per capire se ce Marvel ce l’abbia fatta, a imboccare una via di ripresa.

Dostoevskij (Sky e Now)

Qui si è ancora fermi all’episodio numero uno, ma da qualche parte urge trovare il coraggio di proseguire.

Baby Reindeer migliori serie tv 2024
Netflix
Le migliori, davvero
Shōgun (Disney+)

Si è detto che un mondo così, in cui valesse la pena di immergersi, non si vedeva dai tempi del Trono di Spade, e il confronto non è del tutto esagerato. La sua dettagliata ricostruzione del Giappone feudale del 1600 – basata sul romanzo di James Clavell – incrocia i destini di un naufrago inglese, un potente feudatario in pericolo, e una donna chiamata a riscattarsi da legami familiari indegni, in modo conturbante, affascinante, spietato (basta una mezz’ora e saltano già le prime teste). Qui i personaggi pretendono il controllo sul proprio destino – anche sulla morte – e nascondono più cuori, esattamente come la serie. La trama si prende tutto il tempo per rivelare paesaggi, atmosfere, costumi, indoli finora poco raccontati dalla tv seriale. E non dispiace si sia convinta a correre il rischio di abbandandonare lo status di miniserie per provare a proseguire.

Baby Reindeer (Netflix)

Diciamocelo subito: questo è l’esempio perfetto di come, con il tema impegnato, si vinca un po’ più facile. Solo che Richard Gadd avrebbe potuto farla ancora più facile puntando sulla grande arma di quest’epoca: il vittimismo. E invece non solo lo ha scansato, ma ha anche calcato la mano sul suo disordine interiore, sulla sua inettitudine, sul suo vagare per la vita senza talenti, sul suo bisogno d’esser visto, che non riesce a non farsi attrarre da relazioni distruttive. Il racconto che fa della violenza – sugli uomini, per giunta – non è a senso unico, bensì un fluire di dinamiche che si calamitano al momento giusto, o forse quello sbagliato. In lui c’è quasi più occhio di riguardo per la sua folle stalker da mille messaggi al minuto, che per sé stesso. Peccato che il pubblico abbia colto il messaggio per poi agire all’esatto opposto.

Bridgerton 3 (Netflix)

Viste le prime due stagioni, si pensava che la formula fosse ormai definita: prendere il prossimo libro della saga romantica di Julia Quinn, pescare un diverso personaggio e appaiarlo alla sua anima gemella, bruciando lentamente una storia d’amore dal finale già scritto. Prevedibilità rassicurante, con un certo sentore di appassimento futuro. E invece, invitata a reinventarsi – forse dal lungo corso che ancora ha davanti, forse dalla scelta di spezzare questo capitolo in due blocchi – Bridgerton ha spostato le pedine per costruire una diversa strategia. Per la prima volta dopo tanto tempo, è sembrato di rivedere qualche scorcio della vecchia bella televisione. Quella che i limiti di spazio e di tempo non li aggirava, bensì ci giocava per disegnare nuovi e diversi ritmi narrativi. Quella dove i singoli episodi e le mezze stagioni avevano un’identità propria, senza confondersi in un pastone da consumare il più in fretta possibile. Definirla guilty pleasure è ormai una tendenza pigra e riduttiva: i guilty pleasure spesso si esauriscono, mentre lei continua a migliorare.

My Lady Jane (Prime Video)

Per aver scovato una perla snobbata nella storia dei Tudor e averla cosparsa di follia. Per aver riscattato le sorti di una regina sfortunata, facendone non una vittima, ma un’eroina femminista fino all’anacronistico. Per quella voce narrante che interviene a deridere bellamente i protagonisti, le stranezze del popolo inglese, i canoni delle serie in costume, e forse noi tutti (ma noi tutti, ignari, abbiamo riso lo stesso con lei). Per aver reso il fratello del coprotagonista forse anche più spassoso della voce narrante; un biondo snob di fiori vestito, che scrive poesie e sgambetta audace al minimo accenno di avventura. Per essere riuscita persino a parlare di persecuzione dei diversi, senza cadere nella retorica né nella tentazione di usare il passato per veicolare messaggi sociali per niente impliciti. Per averci dato una Bridgerton, ma più scomposta. Per aver riportato in tv I Tudor, ma sotto effetto di allucinogeni. Per essersi costruita un mondo tutto suo, concedendo di trascorrerci un paio di magnifiche sere d’inizio estate. Per la sciagura d’esser finita nelle mani di Amazon e della sua scarsissima lungimiranza.

Nobody Wants This (Netflix)

È stata la serie che quest’anno ha sancito la riscoperta definitiva della commedia romantica. Quella scanzonata, briosa, intelligente, logorroica, che finge di non sapere che sappiamo già come andrà a finire, anche perché sa bene che la guarderemo lo stesso. Soprattutto se i protagonisti sono due che hanno già inchiodato alla tv gli adolescenti millennial. Soprattutto se attorno a loro c’è un campionario di tipi umani ebrei che ricordano quei tempi splendidi in cui le caricature facevano ridere e non indignare. Una parentesi così piacevole, in un mondo di serie seriose, che dopo averla finita in molti sono ripartiti più e più volte dall’inizio. Colpa (o forse merito) della durata brevissima e di una scena con un gelato e un bacio che si temeva le sceneggiature romantiche non sapessero più scrivere. Se non è la miglior serie del 2024, poco ci manca.

Bad Sisters (Apple TV+)

Dopo il finale chiusissimo è ripartita con una calma quasi irriconoscibile, ma stava solo prendendo una lunga rincorsa. Perché Bad Sisters fa così: posiziona con cura elementi esplosivi lungo la trama, per poi innescarli al momento più giusto. Accatastare sciagure con follia smodata è il suo talento speciale. È una perfetta Big Little Lies, ma sotto forma di nerissima commedia degli equivoci. Un fiume impetuoso che trascina nella stravaganza assoluta, non importa quanto si cerchi di aggrapparsi al razionale. Qualcuno l’ha definita inverosimile, ma il suo vero problema, piuttosto, è che la corsa dura troppo poco.

Rivals (Disney+)

Se le classifiche di fine anno vengono definite tali un motivo c’è, e sono quelle grandi scoperte che puntualmente si fanno negli ultimi giorni di dicembre. Come questa meraviglia tratta dalle cronache viziose di un’immaginaria contea inglese che Jilly Cooper scrisse negli anni Ottanta. Un trionfo di vezzi della borghesia arricchita, feste di cattivo gusto, corna, scandali, metafore orgasmiche, provincialismi, e osservazioni tanto acute quanto affilate che prendono di mira l’élite, ma in realtà ci riguardano molto più da vicino. La sua esuberanza senza vergogna – rarissima, di questi tempi – inebria fino al punto da creare dipendenza: si vorrebbe preservarsela il più a lungo possibile, ma resistere alla tentazione di divorare un episodio dopo l’altro è impensabile. In più c’è David Tennant, che sta sempre bene su tutto.

Black Doves (Netflix)

Quando pensi che i thriller d’azione siano sempre meno avvincenti, ecco che arriva la sopresa. Un intrigo dove Keira Knightley – di ritorno in tv dopo un decennio – è la moglie del ministro della difesa del Regno Unito, a cui spilla segreti di stato per poi riferirli all’ambigua agenzia di spionaggio per cui opera sotto copertura. Quando il suo amante viene freddato sulle rive del Tamigi e scopre di essere lei il vero bersaglio, il suo vecchio amico, nonché mite sicario, Ben Wishaw giunge a coprirle le spalle. Anche questo è un trionfo, ma di proiettili vaganti, schizzi di sangue e battute ciniche orchestrati con un gusto e un’estetica orgogliosamente artificiosi. Dei dettagli dell’intreccio si capisce ben poco, ma non importa: il piacere sta tutto nell’amicizia tra i due protagonisti.

One Day Netflix
Netflix
Quelle dolorose, ma ne è valsa la pena
The Woman in the Wall (Paramount+)

Sarebbe stata benissimo nel gruppo sopra, ma c’è da rimarcare l’abilità nel far conoscere uno dei punti più agghiaccianti della storia cattolica e d’Irlanda – quello delle Case Magadlene – confezionandolo in un thriller appetibile, misurato, e mai ridotto al puro intrattenimento. Perché attraverso lo sguardo di Lorna (Ruth Wilson), una donna la cui psiche porta i segni di quei posti, la serie restituisce dignità alle vittime. Invitando anche a tenere a mente che ogni persona che marchiamo come strana, e magari un po’ matta, porta spesso con sé un passato di sofferenze indicibili.

One Day (Netflix)

Non per le indecisioni e i non detti sentimentali che i due protagonisti si trascinano per decenni. Bensì per quel penultimo episodio che – mannaggia a lui – condanna a concludere la visione coi fazzoletti sugli occhi, ridotti a uno stato pietoso, nonostante si sapesse già come sarebbe andata a finire.

Manuale per morire sola (Disney+)

Natasha Rothwell (la massaggiatrice Belinda di The White Lotus) scrive e interpreta la storia di una donna sola, così sola che, dopo aver rischiato di morire nel modo più misero possibile, scopre di essere il suo unico contatto di emergenza. Il percorso di svolta è in realtà leggero e divertente, ma c’è uno strato di malinconia, lì sotto, che permane fino a toccare nello stomaco.

Qui non è Hollywood (Disney+)

A giudicare dalla locandina, era venuta una certa paura che fosse una di quelle recite grottesche di fatti di cronaca infausti, con attori resi grottescamente somiglianti ai loro protagonisti. Bastano pochi minuti, però, per rendersi conto della cura con cui maneggia la desolazione di un posto dove i sogni sono destinati a diventare polvere e la povertà – d’animo, d’affetto, d’intelletto – imbruttisce e deforma fino a diventare letale. Menzione d’onore per la mirabile compostezza con cui ha reagito alla pretesa del sindaco di Avetrana di sradicare dal titolo il riferimento ad Avetrana, pensando potesse infangare il buon nome di una cittadina nota solo e soltanto per “il delitto di Avetrana”. Ignaro forse, o almeno lo si spera, che “Avetrana” è proprio la primissima parola che apre l’intera serie.

Ripley migliori serie tv 2024
Netflix
Quelle buone, ma non perfette. Che poi cos’è la perfezione? Nessuno è perfetto!
Skam Italia 6 (Netflix)

Ogni volta si pensa che sia giunto il momento del declino, e ogni volta si conferma una garanzia. Perché le cose fatte bene superano la stanchezza della longevità e pure il ricambio di volti e personaggi. Argomenti attuali, niente retorica, e un racconto attento della realtà, che si nutre di minuscoli dettagli quotidiani e mostra che un’Italia funzionale esiste. È ancora servizio pubblico fuori dal servizio pubblico.

Ripley (Netflix)

Pensate quello che volete: che sia lenta, troppo silenziosa, eccessivamente lunga, che la cura per pose e simmetrie sia stucchevole, o che il bianco e nero affatichi. (Per l’inverosimiglianza rivolgersi però a Patricia Highsmith). Ma Andrew Scott è una calamita e convince senza troppo sforzo a fare da custodi ai suoi squallidi segreti, anche quando sembra poter ucciderti da un momento all’altro con la sola forza del suo sguardo perso e perverso.

Shardlake (Disney+)

La formula confortevolmente classica del giallo trasportata nel 1536, in pieno periodo di attriti tra Enrico VIII e il clero cattolico, al seguito di un avvocato mandato dal governo a indagare su un raccapricciante omicidio in un monastero alquanto cupo. Dal livello degli interpreti – Arthur Hughes, Antony Boyle, Sean Bean, il Ned Stark del Trono di Spade – sembra di stare a teatro, davanti a un dramma shakespeariano. O a quella che avrebbe potuto essere Il nome della rosa, se sapessimo fare bene le fiction.

Presunto innocente (Apple TV+)

Il principale creatore di thriller lascivi – David E. Kelley – incontra uno dei pochi attoroni hollywoodiani che finora avevano resistito al richiamo televisivo – Jake Gyllenhall. Il risultato è un prolungato, ma comunque intrigante, star dietro ai guai giudiziari di un procuratore non troppo simpatico accusato di omicidio. Diversivo ottimo per l’estate. Peccato solo per la scelta di abbassare l’intensità del giallo per aggirarsi nell’intimo dei personaggi e indagarne le relazioni. Solo con Big Little Lies Kelley ci era riuscito benissimo, mentre i tentativi venuti dopo hanno prodotto personaggi molto più spesso irritanti che complessi.

Disclaimer (Apple TV+)

Questo invece è stato il thriller dell’autunno. Una storia discreta, con facile morale femminista in chiusura, che Alfonso Cuarón ha preso e abbellito, infilandoci Cate Blanchett e un Kevin Kline disgustoso a livelli amabili. A tratti pare affettata, ma c’è una ragione ben precisa. E con la questione del “niente è come sembra” tiene incollati facilmente fino alla fine.

Palm Royale serie tv Apple TV+ recensione
Apple TV+
Divertenti!
The Gentlemen (Netflix)

Uno di quei thriller d’azione che traggono soddisfazione dal maneggiare con un certo sadismo le sorti di gente ricchissima e immanicatissima.

Palm Royale (Apple TV+)

Una comedy che più fresca non si può, con un’estetica meravigliosa e un sacco di attori noti che fanno cose senza senso. Colpi di pistola, intrecci telenovelici, e balene spiaggiate: niente di quanto si vede va preso sul serio. Con il pregio aggiuntivo di saper folleggiare in una maniera tanto assurda da farsi perdonare anche le dieci ore trascorse a seguire episodi che potrebbero essere ben più corti.

My Lady Jane (Prime Video)

Sì, era già tra le strane avventure di una notte e pure tra le serie migliori per davvero. Ma vuoi non ringraziarla per lo spasso?

Bad Monkey (Apple TV+)

Un’altra chicca da Bill Lawrence (creatore di Scrubs, Ted Lasso e Shrinking), con Vince Vaughn nel ruolo di un detective declassato che trascorre le giornate in camicia a fiori, a litigare con chiunque e indagare sul caso di un braccio mozzato. Se ve la siete persa, potrebbe essere il caso di recuperarla.

The Tourist 2

Come un ex protagonista di ordinari film erotici, ma dalla grande autoironia, può riabilitarsi con il ruolo di uno smemorato irlandese al centro di contese malavitose e battute di spirito nei momenti meno opportuni. (Ora potete respirare).

Rivals (Disney+)

Sì, anche lei era tra le serie migliori per davvero. Ma di divertirsi così tanto capita ormai di rado.

L'amica geniale 4 migliori e peggiori serie tv 2024
HBO
Quelle che sono piaciute agli altri, ma non a Tellyst
Criminal Record (Apple TV+)

Sarà per i paesaggi londinesi così grigi da sembrare irriconoscibili, per le atmosfere così dense da intorpidire, o per lo sparpagliare di pedine così sottosviluppate da risultare superflue. Benché sia un caso da risolvere, benché i suoi detective viaggino in direzioni opposte (una raccoglie prove, l’altro le inquina), ci si trascina in fondo con fatica. Di thriller simili se ne sono già visti a manciate, ma forse distinguersi non le interessa nemmeno.

Supersex (Netflix)

Non che la storia di Rocco Siffredi non fosse interessante… È che quella del fratello interpretato da Adriano Giannini lo era di più.

L’amica geniale 4 (Rai 1)

C’è da indagare la ragione di quel cambio di attori così precoce, repentino, teatrale, da far appassire la fresca naturalezza delle stagioni precedenti. La bellezza delle serie napoletane sta spesso nella scelta di attori che non reprimono la ruvidezza delle proprie origini. Basta vedere la Lila di Irene Maiorino per cogliere la differenza.

The New Look serie tv Apple recensione
Apple TV+
Quelle che sono piaciute a Tellyst, ma non agli altri
Sugar (Apple TV+)

Il colpo di scena pazzissimo e inaspettato non è per tutti: o la si ama, o la si odia.

The New Look (Apple TV+)

È che come si fa, a non voler bene alla morbidezza d’animo del Christian Dior di Ben Mendelsohn, alle maniere lente e serafiche del Lucien Lelong di John Malkovich, all’irrequietezza selvatica della Coco Chanel di Juliette Binoche, al di là di quanti scambi di favori intrattengano con spietati nazisti? Poi certo, sentirli parlare in uno stravagante inglese dall’accento francese, nell’epoca delle serie tv multilingue, è parecchio strano…

Mare fuori migliori peggiori serie tv 2024
Rai
I vizi
Mare fuori 4 (Rai 3 e RaiPlay)

Il melodramma le è sempre appartenuto, ma finora era riuscita a dosarlo con una buona scrittura. Ora sembra aver subíto la stessa sorte di quando David Lynch, persa la voglia di proseguire con Twin Peaks, decise bellamente di sabotarla mescolando a caso i copioni. Eppure, pare non si possa fare a meno di passare all’episodio successivo.

Tierra de mujeres (Apple TV+)

Se parlasse italiano sarebbe una fiction generalista. Ma si dà il caso che sia finita in mano ad Apple TV+, parli inglese, e abbia come protagonista Eva Longoria in formato Desperate Housewives, perciò riesce a convincerti che valga la pena di vederla nonostante l’accumulo di cliché la renda prevedibile già all’avvio. O forse, proprio questo è il motivo. I 45 minuti di episodio che inizialmente spaventano, riesce a farli scorrere via liscissimi. In un attimo si passa dallo sciocco, all’assurdo, al romantico, al nostalgico con un equilibrio delizioso. Il segreto è forse lo spirito genuino, che non pretende di essere preso più sul serio di come si mostra.

Envidiosa (Netflix)

Una commedia romantica atipica, dove la disperazione dell’essere quarantenni e single viene vissuta con una rabbia distruttiva. Gradevole nonostante le sedute di terapia, ormai infilate ovunque.

Slow Horses migliori serie tv 2024
Apple TV+
Quelle che sarebbe stato meglio recuperare per farsene un’opinione

Yellowstone (Sky e Now)

Come l’anno scorso: sarà il western misto alla telenovela, o solo la paura di restarne invischiati. Anche se il finale odiatissimo non è invoglia certo a fare un tentativo…

Gli Anelli del Potere (Prime Video)

È che il solo pensiero di assistere a quell’evidente autocompiacersi della propria epicità affatica, ecco.

The Bad Guy (Prime Video)

E visti gli apprezzamenti entusiastici, converrà recuperare in fretta.

Slow Horses (Apple TV+)

Ormai ce la si tiene buona per quei periodi in cui si ha voglia di qualcosa di grandioso.

La creatura di Gyeongseong 2 (Netflix)

Perché se ne parla piuttosto bene. Elementare, Watson.

Feud Capote vs the Swans Disney+ recensione
Disney+
Le delusioni

Feud: Capote Vs. The Swans (Disney+)

Forse aspettarla così a lungo ha sgonfiato le aspettative. Ma la tensione drammatica, gli sgarbi infidi, e disperati, e infatili, che avevano incendiato la prima stagione, qui restano troppo flebili per poter accendere davvero la faida. Ingabbiata nell’apparenza, al pari dei suoi cigni (e delle ultime altre serie di Ryan Murphy), non riesce a spiccare il volo.

Nudes 2 (RaiPlay)

Non è una delusione così grande, ma il revenge porn, raccontato attraverso i soli occhi degli adolescenti, funzionava meglio. Un po’ come per l’Amica geniale, l’ingresso di attori navigati ha offuscato l’ingenuità.

Peggiori serie tv 2024 Manhunt
Apple TV+
Quelle detestabili, ma proprio tanto

Manhunt (Apple TV+)

Come ha scritto il Guardian, «quasi estenuante quanto dovessimo rintracciare noi stessi l’assassino di Abraham Lincoln».

Before (Apple TV+)

È quella serie dove Billy Crystal è uno psicologo infantile appena rimasto vedovo, che inizia a vivere esperienze inquietan… zzz.

Only Murders in the Building 4
Hulu
Quelle che si avrebbe visto (o finito di vedere) se non si fosse perso tempo con quelle di prima

Expats, Le avventure senza capo né coda di Dick Turpin, Il problema dei 3 corpi, Call My Agent 2, The Bear 3, Only Murders in the Building 4, The Perfect Couple, The Penguin, Heartstopper 3, The Diplomat 2, The Day of the Jackal, Silo 2, Dune: Prophecy, The Agency, Cent’anni di solitudine, Squid Game 2

[Riprendere fiato]

Ah, e anche The Acolyte. Ma almeno qualcuno si è accorto che è uscita?

Hanno ucciso l'Uomo Ragno migliori serie tv 2024
Sky
La migliore di tutte
Hanno ucciso l’Uomo Ragno (Sky e Now)

Non perché lo sia davvero, la migliore (a dir la verità, quest’anno nessuna ha spiccato più delle altre). Ma per come ha saputo prendere un gran pezzo di cultura popolare ed esaltarne il tratto principale: il piacere della condivisione. Della «leggendaria storia degli 883», Syndey Sibilia non ha fatto il solito santino da fiction italiana. Piuttosto, ha preferito imboccare la via della leggerezza scanzonata, delle ironie sulla stagnante vita di provincia, della voce narrante di Pezzali intenta a convincerci che il talento fosse poco e siano state tutte botte di culo. E poi la dignità restituita a Repetto, ai suoi balletti, all’energia del suo instancabile sognare, alla capacità – ormai di pochissimi – di stare un passo indietro per il bene della causa. La bonarietà degli originali, a cui si vuole incondizionatamente bene, aiuta. La scelta di attori validi e non forzatamente somiglianti, anche. Gli episodi non sono che una parafrasi dei testi delle canzoni. Era da tempo che una produzione italiana non univa e riuniva così. E un’impresa simile merita di essere riconosciuta.

Peggiori serie tv 2024 Masters of the Air
Apple TV+
La peggiore in assoluto
Masters of the Air (Apple TV+)

Forse questo sarebbe stato il posto di Inganno, se solo non fosse ancora nella lista delle cose da vedere. O forse no, perché è troppo facile considerare bruttine serie che già si preannunciano orgogliosamente tali (tanto inganno non è stata, insomma). Qui casca quindi chi ha creato false aspettative, ossia chi si è rivelata molto meno grandiosa e imponente di come si era presentata. La passione di Tom Hanks e Steven Spielberg per la Seconda guerra mondiale aveva prodotto finora due gran belle miniserie (tra le più belle di sempre, dicono i palati raffinati). Stavolta ne è uscita invece una storia lenta e così posata da anestetizzare anche l’effetto delle tragiche missioni dei suoi bombardieri. La qualità produttiva, però, è sembrata quella della vecchia Hollywood.

Sfondo di copertina: Freepik

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