“Dark Matter” gioca con il multiverso, senza farla difficile
La sigla che apre gli episodi di Dark Matter – la nuova serie thriller di Apple TV+ – è una danza di blocchi di cemento grigio che scorrono verso l’alto e poi verso il basso, s’incastrano e si sfilano, ruotano, poi si fermano, e poi riprendono a ruotare. Sopra di loro, in perfetta sincronia con le note calme di un pianoforte, figure simili a soldatini si spostano a scatti da una superficie all’altra, come fossero facce diverse di uno stesso mondo, di una stessa vita.
È il concetto alla base del paradosso del gatto di Schrödinger, quel famoso esperimento mentale – proviamo a farla semplice – dove un gatto chiuso in una scatola può essere vivo e morto allo stesso tempo, almeno secondo la meccanica quantistica. Quello su cui l’autore americano Blake Crouch scrisse nel 2016 un romanzo che Sony tentò di portare sullo schermo ancor prima che venisse pubblicato; finché, quattro anni fa, Apple Studios non si è unita al progetto, affidando allo stesso Crouch l’onere di adattarlo in una serie televisiva.
Per non lasciare indietro nessuno già a cinque minuti dall’inizio, Dark Matter lo fa spiegare direttamente al suo protagonista, con tanto di disegnino su lavagna (e tanti ringraziamenti della sottoscritta). Jason Dessen (Joel Edgerton) è infatti uno stimato professore di fisica in un’università di Chicago, seppur assegnato a una platea di studenti il cui unico interesse sono le sorti del gatto. E dire che lui avrebbe anche saputo costruirla, quella scatola, non avesse preferito alla carriera scientifica una tranquilla vita di famiglia, con una moglie che ama (Jennifer Connelly) e un figlio adolescente (Oakes Fegley).
La tranquillità si dissolve però presto, quando, di ritorno da una serata al pub, Jason viene rapito da un uomo mascherato che lo conduce in un edificio dismesso, si appropria dei suoi abiti e del suo telefono, gli pone strane domande esistenziali e poi lo addormenta. Al suo risveglio, Jason si accorge di trovarsi in un mondo che non conosce: ogni locale, palazzo, incrocio è uguale a prima, ma qui non ha una famiglia, vive con un’altra donna in un’altra casa, e il suo barista di fiducia lo accoglie come un estraneo. Al suo posto, viene a sapere poi, c’è un’altra versione di lui: quella che aveva scelto la carriera e adesso, elaborato un modo per unire universi paralleli, è tornato a riprendersi la vita familiare che rimpiange di aver abbandonato.
Benché l’avvio intrighi a sufficienza, a Dark Matter vien da approcciarsi con una certa cautela. La memoria tiene conto delle ambiziose serie di fantascienza che Apple TV+ ha fatto uscire negli ultimi anni, senza riuscire mai del tutto a intrecciare trame consistenti sotto la grandiosità della messinscena. Man mano che si procede, tuttavia, tra le ambientazioni sovrastanti e plumbee prende piede una doppia avventura che ci si stupisce di veder snodarsi con tanta solidità: davanti a ogni svolta, ci si sente piuttosto soddisfatti di trovarsi impreparati.
L’arco narrativo degli episodi – nove in totale, ma potrebbero essere meno – si sdoppia in parallelo allo sdoppiarsi del personaggio principale. Da un lato, sul binario del thriller classico, il Jason 2 tenta di insinuarsi nella vita di famiglia, faticando a tenere il passo con abitudini, ricorrenze, conoscenze a lui oscure (qual è il mio spazzolino? chi è questo tizio che mi saluta? come posso insegnare fisica a una manica di svogliati?). Dall’altro, sul binario della fantascienza, il Jason 1 intraprende un viaggio labirintico attraversando una realtà parallela dopo l’altra, nella speranza di tornare a casa prima che le lacune e le ambizioni del suo alter ego distruggano il rapporto con moglie e figlio. Per aggrovigliare ulteriormente l’intrigo, ad accompagnarlo c’è Amanda (Alice Braga), una psichiatra che ha collaborato al progetto di Jason 2 fino a innamorarsene, e ora cerca un mondo dove sentirsi davvero in pace con sé stessa.
È il multiverso, insomma. Ma, a differenza della moltitudine di film e serie tv che hanno stiracchiato il concetto, Crouch fa l’apprezzabile tentativo di renderlo il più semplice possibile. Dark Matter è una Inception meno contorta, un’idea marvelliana che sa calarsi nell’attuale, intercettando domande esistenziali assai quotidiane. Perché in un’epoca come questa, dove gli estremismi e le instabilità rendono il nostro mondo sempre meno riconoscibile, dove la libertà di scelta aumenta il rischio di rimpianto, viene da chiedersi chi potremmo essere se avessimo la possibilità di tornare sulle strade che non abbiamo imboccato. Dark Matter parla di questo, del «quanto sono felice della mia vita?”. Peccato per la chiusura fin troppo compiuta. Per questo, però, c’è da incolpare il coraggio pressoché nullo dello streaming nel procurarci frustrazioni.
“Dark Matter” esce l’8 maggio su Apple TV+ ed è composta da 9 episodi lunghi 46-60 minuti. I primi due sono disponibili da subito.
Guarda il trailer