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“Palm Royale” è un spasso senza senso

Piccola postilla prima di iniziare: questa recensione si basa su tutti i dieci episodi di “Palm Royale”.

La Palm Beach del 1969 era l’Instagram di oggi. Una piccola bolla patinata impermeabile alle peggiori – come alle migliori – turbolenze della sua epoca, fatta eccezione per la necessità delle sue graziose signore di inserirle nell’agenda della propria rispettabilità sociale. Perché se sei ricchissima benché nullafacente, vuoi almeno non fingere un po’ di caritatevole interesse per il mondo plebeo là fuori?

O comunque, è così che la racconta Palm Royale, una nuova comedy di Apple TV+ che porta avanti la strategia ormai consolidata delle altre serie di Apple TV+: convincerti a guardarle per la bellezza visiva e il peso degli attori coinvolti. Con il pregio aggiuntivo, in questo caso, di saper folleggiare in una maniera tanto priva di senso da farsi perdonare anche le dieci ore trascorse a seguire episodi che potrebbero essere ben più corti.

Palm Royale serie tv Apple TV+ recensione
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Basti sapere che il centro della storia è Kristen Wiig in formato Le amiche della sposa, ma anche più smagliante. La sua Maxine – biondissima, snellissima, sorriso bianchissimo e sguardo stralunato – è una provinciale appena giunta nel sud della Florida, che aspira a farsi ammettere nella cerchia dell’élite locale, non importa quale sia la porta d’ingresso. Tant’è che al pubblico si presenta avvinghiata al muro di cinta del circolo più esclusivo di Palm Beach, intenta a imbucarsi per poi sfilare a bordo piscina davanti alle facce non molto impressionate delle socialite meglio maritate.

L’austera Evelyn Rollins (Allison Janney), autoproclamatasi ape regina, e la giovane Dinah Donahue (Leslie Bibb), amica fedifraga determinata a soffiarle il posto, sanno infatti fiutare la finta ricchezza delle nuove arrivate dall’anno di collezione degli abiti che esibiscono. E mai s’azzarderebbero a sponsorizzare una che va in giro con una Gucci del 1960 e altre vesti prese in prestito – si fa per dire – dall’armadio di una zia troppo anziana e da troppo tempo in stato comatoso per poter opporsi allo scippo (Carol Burnett, leggendaria anche da muta).

Ma, un po’ per determinazione e un po’ per mancanza di senno, Maxine non si lascia scoraggiare dallo snobismo di chi è stata arrampicatrice prima di lei. Perciò insiste, pianifica incontri casuali, firma assegni scoperti, mente, carpisce pettegolezzi, ruba segreti – e non solo quelli – e li sparge nell’ambiente, avvelenandolo più per sbadataggine che per malignità voluta.

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A differenza della tendenza comune alle serie tv di quest’epoca, però, quei segreti Palm Royale non se li gioca tutti subito. La creatrice Abe Sylvia – che ha scritto la sceneggiatura ispirandosi al romanzo Mr. & Mrs. American Pie di Juliet McDaniel – li rivela a tempo dovuto con l’avanzare della trama. E peraltro senza nemmeno drammatizzarli troppo. Se per estetica, vibrazioni, lascività degli intrecci, Palm Royale potrebbe essere infatti la copia perfetta di una di quelle serie di famose faide vintage scritte da Ryan Murphy, a distinguerla è l’assenza di personaggi dolenti. Ognuno si tiene per sé perfidie e inciampi ricattabili il più a lungo possibile, nell’attesa (o meglio nel timore) che il pubblico stesso possa smascherarli.

Tuttavia, assuefatti come siamo all’abbondare televisivo di traumi passati, a quel tocco di dramma che ormai contamina ogni commedia, ci vuole tempo per abituarsi alla scoperta di avere davanti una serie per niente intenzionata ad apparire seria. La scalata sociale di Maxine è punteggiata di sventure e colpi di fortuna che producono un accumulo di elementi improbabili. Ci sono sguardi e scambi di identità telenovelici, colpi selvaggi di pistola, Laura Dern nel ruolo di una ricca spiantata a capo di una confraternita di femministe hippie, Ricky Martin in quello di un enigmatico cameriere-trombettista-infermiere con il dono dell’onnipresenza, un astronauta, un principe europeo, una balena e pure la nuca di Richard Nixon. E poi c’è un ballo oggetto di contesa, il cui grado di pacchianità aumenta quanto più le sue signore si convincono di ostentare raffinatezza (lo si era detto che pare l’Instagram di oggi).

Più si procede, insomma, meno Palm Royale pare seguire un senso. E non occorre che qualcuno venga a spiegarci se fosse voluto o meno. Non vogliamo saperlo.

“Palm Royale” esce oggi su Apple TV+ ed è composta da 10 episodi lunghi 45-55 minuti. I primi tre sono disponibili da subito.

Guarda il trailer

Immagine di copertina: Apple TV+

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