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Apple TV Plus

Inugurata a novembre 2019, Apple TV Plus è la piattaforma streaming di Apple. Il catalogo non è vastissimo, ma si distingue per le sue produzioni originali, secondo alcuni tra le migliori in circolazione. Ci sono commedie come Dickinson e Ted Lasso, serie di fantascienza come Fondazione e altre per tutta la famiglia come Amazing Stories, documentari e anche un talk show sui libri con Oprah Winfrey.

 

Come funziona? Da app sui dispotivi Apple e da browser su tutti gli altri.

Quanto costa? 4,99 euro al mese, con una prova gratuita di 7 giorni. L’account si può condividere con altre cinque persone. Il primo episodio di ogni serie tv si può vedere gratis.

 

Fai un giro su Apple TV Plus Fai un giro su Apple TV Plus

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Retelly

«Non possiamo fare un altro semplice vigilante che picchia i rapinatori nei vicoli.»

Jeremy Slater, creatore di "Moon Knight"

Tellyst è un posto che le serie tv vorrebbe raccontarle come si deve. Ci sono recensioni, spiegoni, nuove scoperte e cose molto vecchie, guide al binge watching, frasi da segnarsi, inquadrature belle, e pure un po’ di notizie. Senza cadere nei soliti banalismi e nemmeno gasarsi troppo. Che poi tutte le serie sembrano imperdibili, e non si sa cosa scegliere.

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Il Tellynstagram

Tra una settimana esatta "Stranger Things" tornerà su Netflix con i primi sette episodi della quarta stagione (i rimamenti due usciranno l'1 luglio). E siccome dall'ultimo finale è passato un bel po' di tempo, conviene rinfrescare la memoria.
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Se non vi siete organizzati per tempo, ecco tre maratone veloci per arrivare preparati al 27 maggio e non dover dire a nessuno "Ferma un attimo, qui cos'era successo?".😏
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#strangerthings #rewatch #netflix #serietv #scifi #streaming #bingewatching
Poco più di un decennio fa Netflix introdusse un Poco più di un decennio fa Netflix introdusse un nuovo modo di fare e vedere la televisione. Gli episodi delle sue serie tv non venivano posizionati nella rigida griglia di un palinsesto in precisi orari settimanali; bensì venivano pubblicati su un catalogo virtuale tutti nello stesso momento, affinché gli utenti potessero fruirne quando e come volessero. 
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Da allora Netflix iniziò una rapida ascesa al vertice del mercato dello streaming – all’epoca pressoché inesplorato – caratterizzata da una crescita dei suoi abbonati che non si è mai interrotta. Almeno fino allo scorso aprile, quando l’azienda ha pubblicato un report nel quale comunicava di aver perso diverse migliaia di utenti paganti dall’inizio dell’anno e di prevedere una perdita anche più consistente nei prossimi mesi.
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In seguito alla pubblicazione del report, molti giornali hanno parlato – con toni piuttosto catastrofici – di una possibile crisi di Netflix e del mercato dello streaming. 
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Guardando con attenzione i dati, però, sembra più probabile che l’azienda stia entrando in una nuova fase produttiva ed economica, innescata soprattutto dall’aumento della concorrenza. E che per adattarcisi dovrà affrontare un grande sforzo riorganizzativo, mettendo in discussione alcuni elementi cardine su cui ha costruito il proprio successo, come la produzione massiva di contenuti originali e l’assenza di pubblicità.
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👉🏼 Per continuare a leggere, guarda le storie o clicca sul link in bio
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#netflix #streamingwars #streaming #dataanalytics
Su Netflix è appena arrivata la prima stagione di Su Netflix è appena arrivata la prima stagione di "Servitore del popolo", la serie comedy che ha dato forma al destino politico del presidente ucraino Voldymyr Zelensky. 

Della storia di "Servitore del popolo", negli ultimi mesi si è parlato parecchio in tutto il mondo. Si tratta dell'opera più popolare nella carriera comica di Zelensky, che l'ha scritta, prodotta e ne ha interpretato il ruolo principale: quello di un professore trenta-e-qualcosa-enne che diventa presidente dell'Ucraina, dopo che un suo sfogo sulla corruzione del paese viene ripreso in un video virale.

La serie andò in onda dal 2015 per quattro stagioni. E, sulla scia del suo successo, "Servitore del popolo" divenne anche il nome del partito politico che nel 2019 portò Zelensky a vincere le elezioni presidenziali.

In seguito all'invasione russa del territorio ucraino, iniziata lo scorso febbraio, "Servitore del popolo" è stata acquisita da canali e piattaforme di tutto il mondo. I suoi episodi sono una testimonianza della storia politica di Zelensky, ma sono diventati anche un utile strumento per capire come, usando uno stile comunicativo televisivo, il presidente ucraino sia riuscito (e stia riuscendo) a mantenere alta l'attenzione globale sugli sviluppi e le brutture della guerra in Ucraina.

C'è di più, però. La giornalista Veronika Melkozerova ha scritto sull'Atlantic che "Servitore del popolo" è il simbolo di una sensibilità comica tipicamente ucraina, che affonda le radici nella storia culturale e socio-politica del paese, da sempre abituato a reagire agli eventi anche più tragici con un umorismo piuttosto nero. Nel suo articolo, Melkozerova spiega come i cittadini ucraini stiano usando la comicità come meccanismo di difesa, trovando un modo per ridere della convivenza forzata nei bunker, della goffaggine delle truppe russe, delle assurdità della propaganda di Putin. 

«Le risate svalutano la paura», ha detto lo stand-up comedian Serhiy Lipko, che si esibisce per i suoi commilitoni. «Se sai scrivere una buona battuta, questa diventerà la tua arma».

📺 “Servitore del popolo” è disponibile su Netflix, in lingua originale con i sottotitoli.

🔍 “The Power of Laughing at Russia”
«E se tu potessi essere un vero eroe in un mondo «E se tu potessi essere un vero eroe in un mondo fantastico?».

La domanda che apre il primo episodio di "The Quest" corrisponde alla sua stessa premessa: catapultare un gruppo di persone comuni in un programma che funziona come un reality, ma ha le sembianze di una serie tv fantasy.

"The Quest" è uscita ieri su Disney+, tuttavia la sua storia è più longeva. Nell'estate del 2014 la rete generalista americana ABC ne produsse una stagione che fu molto apprezzata dalla critica, ma durò pochissimo. Disney ha deciso di riprodurla, apportando un piccolo cambiamento: al posto di concorrenti adulti, al centro della serie c'è un gruppo di otto adolescenti accomunati da una passione per il genere fantasy.

Gli episodi sono ambientati nel mondo immaginario di Everealm, dove i partecipanti (chiamati Paladini) hanno una missione ben precisa: salvare il regno di Sanctum sconfiggendo una strega malvagia che lo tiene sotto assedio e riconsegnarlo alla sua legittima proprietaria, una principessa in esilio, portando così a compimento un'antica profezia. Per riuscirci, i Paladini devono affidarsi alle conoscenze acquisite da libri, film, serie tv e videogiochi fantasy.

Per rendere l'esperienza il più possibile immersiva, "The Quest" è stata scritta proprio come se fosse una serie tv fantasy, con ambientazioni collocate in un vero castello, effetti speciali generati al computer e attori che interpretano creature dalle sembianze curate nei dettagli. Del resto, a produrre la serie non sono solo gli stessi produttori di famosi reality come "Queer Eye" e "The Amazing Race", ma anche e soprattutto quelli del "Signore degli Anelli".

Il regista Bertram van Munster l'ha definita una «competizione di lusso», che ha voluto ampliare la parte "scripted" (cioè scritta da un copione) degli episodi. Con il rischio, dicono alcuni critici, che la parte di finizione fantasy finisca tuttavia per mettere in ombra le dinamiche tra i concorrenti e le loro storie personali, rendendole dimenticabili.

🔍 Variety, Decider
📷 Disney
Netflix ha inaugurato ufficialmente il suo primo u Netflix ha inaugurato ufficialmente il suo primo ufficio in Italia. Si trova a Roma, nello storico Villino Rattazzi, a nord-est del centro città, e al momento ospita uno staff di circa 70 persone.
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Reed Hastings, fondatore e co-CEO di Netflix, ha detto che la nuova sede è la conferma di un impegno a lungo termine nel voler investire in contenuti italiani e consentirà all'azienda di lavorare ancora più a stretto contatto con la comunità creativa italiana.
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Per l'occasione, Netflix ha presentato otto nuove produzioni seriali italiane che arriveranno prossimamente sulla piattaforma e vanno ad aggiungersi agli altri progetti attualmente in lavorazione. Tra questi ultimi:

🤫 "La vita bugiarda degli adulti", tratta dall'omonimo romazo di Elena Ferrante.

⚖️ "Lidia Poet", sulla prima donna italiana a diventare avvocato.

🔫 "Briganti", sul fenomeno del brigantaggio in epoca garibaldina.

🧠 "Tutto chiede salvezza", un dramedy con protagonista un ragazzo che viene ricoverato in un reparto psichiatrico per via delle sue crisi psicotiche.
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📷 Netflix
🔍 Netflix
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#netflix #netflixitalia #serietvitalia #zerocalcare #streaming
Lo scorso giovedì è nata Film.io, un'organizzazi Lo scorso giovedì è nata Film.io, un'organizzazione virtuale che vuole dare al pubblico maggiore potere decisionale nella produzione di nuovi film e serie tv.

Nel settore dell'intrattenimento, Film.io è la prima DAO (acronimo di Decentralized Autonomous Organization), ossia un'organizzazione le cui attività sono gestite senza gerarchie e grazie all'uso di codici e programmi che sostituiscono le persone fisiche.

Film.io segue pressappoco lo stesso meccanismo del classico processo di pitching, dove uno o più creatori devono convincere dei produttori a finanziare la loro idea per un nuovo film o serie tv. La differenza, però, è che su Film.io i progetti vengono sottoposti direttamente agli spettatori. 

Il funzionamento è più o meno questo: registi e sceneggiatori pubblicano il proprio progetto sulla piattaforma di Film.io, inserendo un titolo, una locandina e una breve descrizione della trama; se gli utenti lo trovano interessante, possono sostenerlo con voti, recensioni o condivisioni attraverso dei FAN token. Queste interazioni vengono poi elaborate da un algoritmo insieme ad altri fattori, per determinare un punteggio chiamato GO Score, che indica la fattibilità del progetto. I progetti “fattibili” potranno sbloccare funzionalità per iniziare a raccogliere investimenti.

L’intento di Film.io è di rinnovare l’industria cinematografica e televisiva, che negli ultimi anni si è ripiegata parecchio sulla produzione di adattamenti, revival, remake di opere già esistenti, poiché considerati meno rischiosi dei progetti totalmente inediti. Tramite Film.io, insomma, i produttori potrebbero misurare in anticipo il potenziale successo di un film o di una serie tv. 

Benché il principio ricordi quello dello piattaforme di crowdfunding, Film.io presenta però una parte più nebulosa, data dalla mancanza di regolamentazioni (e perciò da eventuali frodi), da iter burocratici lunghi anni, e dal rischio che progetti potenzialmente buoni non vengano prodotti poiché poco votati. Per questo l'organizzazione dice di essere già al lavoro per integrarsi con l'industria dell'intrattenimento.

🔍 Fast Company
Le serie tv Marvel non vanno soltanto guardate, ma Le serie tv Marvel non vanno soltanto guardate, ma anche scrutate: dagli episodi emerge puntuale qualche dettaglio che conduce al di fuori del racconto.
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Scrutando "Moon Knight", ad esempio, alcuni spettatori dall'occhio parecchio allenato si sono accorti che, sullo sfondo di qualche scena, erano posizionati dei QR code più o meno visibili. Se scannerizzati, i codici rimandavano a un sito speciale dove poter leggere ogni settimana una diversa copia gratuita dei fumetti da cui è tratta la serie. Per la precisione, Marvel ha nascosto i codici all'interno del primo, secondo, quinto e sesto episodio, collegandoli alle copie esatte che li hanno ispirati.
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I creatori della serie hanno voluto che la presenza dei QR code sembrasse il più possibile naturale. Per questo li si trova in scene e posti dove nella realtà avrebbero potuto essere davvero collocati, mentre negli episodi ambientati tra le rovine dell'antico Egitto non ce n'è traccia.
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Lo scopo, ha spiegato il produttore esecutivo Grant Curtis, è permettere agli spettatori di approfondire la storia fumettistica di Moon Knight. Un personaggio che, pur esistendo dal 1975, è sempre rimasto un po' in disparte, penalizzato dalla somiglianza con Batman e dalle numerose riscritture che hanno reso incoerente la sua evoluzione.
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L'idea è nata grazie alla sitcom animata "Bob's Burgers", che in ogni episodio cambia piccoli particolari della sigla e propone un hamburger del giorno. «Amando il tipo di coinvolgimento che 'Bob's Burgers' mi dà - ha detto Grant - penso che potrebbe essere un aspetto molto interessante che il Marvel Cinematic Universe potrebbe esplorare in futuro». Secondo Disney, finora i QR code hanno portato oltre 1,5 milioni di visite al sito, mentre i fumetti sono stati letti per intero oltre 500 mila volte. L'aspetto più spinoso, tuttavia, è riuscire a scannerizzarli. 

👉🏼 Per andare dritti al sito senza fare strane contorsioni: 
https://www.marvel.com/moonknightcomics

🔍 Variety

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#moonknight #oscarisaac #marvel #mcu #eastereggs #fumetti #serietv #disneyplus
Perché lo Star Wars Day si celebra proprio oggi? Perché lo Star Wars Day si celebra proprio oggi?

Una spiegazione univoca, in realtà, non c'è. La storia dello Star Wars Day non segue una linea temporale con una data di origine ufficiale e tappe ben definite. Si tratta piuttosto di una ricorrenza ispirata da un semplice gioco di parole anglofono che nel corso degli anni si è legato a eventi e occasioni diversi, trascendendo i confini linguistici e generazionali, fino a diventare una giornata celebrativa condivisa.

Lo Star Wars Day si accompagna alla frase «May the 4th be with you», una storpiatura di «May the force be with you», la battuta simbolo della saga spaziale. In lingua inglese "fourth" e "force" si pronunciano infatti in maniera piuttosto simile.

Quel "4th" non si riferisce però a una data specifica. Uno dei primi usi della storpiatura risale al 1978 (ossia un anno dopo l'uscita del primissimo film della saga), quando un giornale americano la utilizzò in riferimento al Giorno dell'Indipendenza, che gli statunitensi celebrano il 4 luglio. Successivamente, la frase comparve anche nelle cronache dell'insediamento della prima ministra britannica Margareth Thatcher, avvenuto il 4 maggio del 1979. Nello stesso giorno, tre anni dopo, il direttore del suono Randy Thom la condivise con la troupe durante le riprese di "Il ritorno dello Jedi", e da allora continuò a inviarla come messaggio annuale ai colleghi.

Con il suo progressivo circolare, "May the 4th be with you" ha assunto quasi il valore di una stretta di mano, ha spiegato il professore Leo Braudy. Gran parte del merito è dei fan di "Star Wars", che hanno avuto un ruolo cruciale nel trasformare la frase in una giornata ormai fissa della cultura condivisa. Soltanto nel 2011 Lucasfilm, la società produttrice della saga, decise di assumere un ruolo più attivo nella ricorrenza, facendo del 4 maggio una data da attendere per l'uscita di eventi, oggetti, annunci ufficiali e speciali. Non è affatto una coincidenza, insomma, che il trailer della serie "Obi-Wan Kenobi" sia stato pubblicato proprio oggi.

🔍 starwars.com
Coincidenza vuole che parecchi illustri milionari Coincidenza vuole che parecchi illustri milionari abbiano abbandonato gli studi per meglio dedicarsi alle loro geniali intuizioni. "Dropout", si dice in inglese, ed è scritto nelle biografie di Steve Jobs, Bill Gates, Mark Zuckerberg, Oprah Winfrey e Steven Spielberg.

Nel 2003, dopo qualche mese passato a Stanford per studiare ingegneria chimica, la 19enne americana Elizabeth Holmes si unì al gruppo. A parlare al suo istinto, da un poster appeso nella sua camera di adolescente, era il suo idolo Steve Jobs. Oltre al fatto che, in quelle sette lettere, fosse contenuto ben chiaro il fulcro della sua idea: "drop", come la piccola goccia di sangue da cui, pungendo semplicemente un polpastrello, Holmes progettava di poter diagnosticare in tempi fulminei centinaia patologie, rivoluzionando un sistema sanitario fin lì basato su fastidiosi prelievi e costose assicurazioni.

Nel giro di poco tempo, Holmes mise in piedi Theranos, una startup valutata 9 miliardi di dollari. Il problema però fu che, brevetto dopo brevetto, il futuristico marchingegno adibito alle analisi tardava a funzionare, e così Holmes decise di bluffare.

"The Dropout", la miniserie di Hulu tratta dall'omonimo podcast, ripercorre i 12 anni in cui Holmes, aiutata dal compagno 40enne Sunny Balwani, finse che l'invenzione di Theranos funzionasse alla perfezione, per attrarre investimenti sempre più corposi.

Gli episodi soffrono degli stessi vizi delle altre recenti serie dedicate ad ascese e cadute di noti truffatori: potrebbero durare meno e trattenersi dal fare semplicistiche connessioni tra i traumi passati e la deriva criminale. 

Holmes (grazie anche ad Amanda Seyfried) è però una creatura sufficientemente bizzarra da tenere a bada la disattenzione. Perché mentre la si guarda far suo il dolcevita nero di Jobs, arruffarsi i capelli, tingersi con cura sommaria le labbra di rosso e abbassarsi la voce di qualche tono, si oscilla insieme a lei tra la goffaggine e la convinzione. E ci si chiede solo e soltanto come sia riuscita, nella società del culto dell’immagine, a farsi credere per oltre un decennio da esperti e prestigiosi investitori.

📺 “The Dropout” è su Disney+
⏱ 8 episodi da 46-55 minuti
Negli ultimi tempi, lo vediamo anche dalle domande Negli ultimi tempi, lo vediamo anche dalle domande che ci arrivano, le serie tv in costume sono diventate una specie comfort food per rilassarsi e prendersi cura di sé. 

Ma perché rifuggire in epoche passate, anche quelle meno rassicuranti, ci sembra confortevole?

Ne parliamo con @iononmistresso nel nuovo episodio del podcast di TV Therapy.

🎧 Lo trovate su Spotify, Apple Podcast e Spreaker (ci si arriva cliccando sul link in bio)
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#bridgerton #eloisebridgerton #netflix #serietv #comfortfood #tvtherapy #ansia #emozioni
Da quando siamo entrati nell’era dello streaming Da quando siamo entrati nell’era dello streaming, emerge spesso il dubbio che le ore trascorse su Netflix e sulle altre piattaforme per la fruizione di video abbiano un impatto consistente sulla quota di emissioni che aggravano la crisi climatica.

Nel calcolo delle emissioni totali legate a internet, risulta però che quelle dovute allo streaming televisivo occupano una parte piccolissima.

Per intenderci, al momento circa quasi il 60% della popolazione mondiale utilizza ogni giorno almeno un dispositivo elettronico per accedere a internet. Queste attività producono tra l'1,4% e il 3,7% delle emissioni totali annue. Una percentuale notevole, all'interno della quale ogni singola attività ha tuttavia un impatto diverso.

Guardare serie tv in streaming, ad esempio, è un'operazione che richiede molta meno potenza di calcolo rispetto al fare una ricerca sul web. Ogni ora di visione genera un consumo energetico di circa 0,077 kWh, di cui il 5% attribuibile ai data center, il 23% alla trasmissione dati, e il 72% al tipo di dispositivo utilizzato (un televisore LED da 50 pollici consuma 5 volte più elettricità di un laptop e 100 più di uno smartphone).

In concreto, guardare un episodio lungo un'ora consuma 36 grammi di CO2, cioè quanto guidare un'utilitaria per 100 metri in piano.

La parte più consistente dell'impatto ambientale dovuto allo streaming, piuttosto, si deve alla macchina produttiva. Tra infrastrutture, attrezzature, trasporto di cast e troupe, riprese e post-produzione, produrre un'ora di una serie tv comporta 9,2 tonnellate di CO2: abbastanza per provocare lo scioglimento di circa 26 metri quadrati di calotta polare. Ma poiché il settore è in forte crescita, gli operatori dell'audiovisivo si stanno già riorganizzando per raggiungere la neutralità carbonica entro i prossimi 10-20 anni.

Secondo il giornalista scientifico Fabio Deotto, lo streaming ha insomma un impatto ambientale pressoché minimo rispetto a gran parte delle altre attività. E l’idea che siano gli utenti, a dover modificare le proprie abitudini online, è un pretesto che spesso sposta l’attenzione da più ampie responsabilità di tipo sistemico e strutturale.

🔍 Link
Nei tre giorni successivi all'uscita della seconda Nei tre giorni successivi all'uscita della seconda stagione di "Bridgerton", lo scorso 25 marzo su Netflix, parecchi negozianti - britannici e non - hanno registrato un notevole aumento nella richiesta e vendita di qualsiasi tipo di merce che sembrasse replicare lo stile della serie. E benché sia ormai trascorso quasi un mese, dicono, questa tendenza non accenna a diminuire.

Per fare un passo indietro, quello di "Bridgerton" si chiama stile Regency e prende il nome dall'età della Reggenza. Cioè quel periodo, nella storia britannica, compreso tra il 1811 e il 1820, che fu segnato dalle guerre napoleoniche e da un forte divario sociale, eppure nella cultura condivisa è fatto perlopiù di toni pastello, oggetti dorati, balli eleganti e dimore regali.

Da qualche anno, l'interesse nei confronti dell'età della Reggenza sembra essersi ravvivato. Il merito però non sarebbe solo di "Bridgerton". Si tratta di una tendenza, dicono gli esperti, che stava già prendendo piede da tempo e a cui la serie avrebbe dato una spinta decisiva.

Per intenderci, un aumento delle vendite di romanzi e nella creazione di serie tv ambientate nell'età della Reggenza era già stato registrato con l'inizio della pandemia. Così come un graduale ritorno di corsetti e fantasie floreali nelle collezioni di moda. 

La ragione, ha spiegato Time, è che l'età della Reggenza viene istintivamente associata a un'idea di conforto, che proviene perlopiù dai romanzi di Jane Austen. Con le sue opere (su tutte "Orgoglio e pregiudizio"), l'autrice britannica ha messo insieme elementi storici realistici e dettagli più progressisti che sono diventati una costante delle storie successive ambientate nella stessa epoca.

I romanzi di Austen, insomma, avrebbero creato un ambiente familiare, romantico e brillante nel quale introdursi non costa fatica e dove tornare ogni qual volta si senta l'esigenza di sentirsi rassicurati. E che sembra anche perfetto per accompagnare la diffusa voglia di leggerezza nel graduale ritorno alla normalità dopo oltre due anni di pandemia.

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#bridgerton #netflix #regency #regencycore #serietv #shondarhimes #janeausten
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