Grazie “Bad Sisters”, per essere tornata
Piccola postilla prima di iniziare: questa recensione si basa su tutti gli otto episodi della seconda stagione di “Bad Sisters”.
Ci sono serie che a vederle rinnovare viene il panico: vorresti che non tornassero mai, per non assistere allo sciagurato sforzo di allungare trame già perfettamente concluse. Bad Sisters non è una di quelle. Bad Sisters appartiene alla cerchia – sempre più ristretta – delle serie di cui senti già la mancanza due minuti dopo averle finite. Perciò, quando trovi i nuovi episodi tra le mail, è come la mattina di Natale: li spacchetti subito, te li gusti uno dopo l’altro, non importa se qualche sottotitolo latita e lo slang irlandese ti lascia davanti allo schermo a ridere senza capire. E nel mentre tiri ampi sospiri sollievo nel sapere che niente è cambiato, che è sempre il solito superbo casino.
E dire che la prima stagione – basata sulla serie belga Clan – sembrava aver sbarrato ogni possibilità di proseguire. Con la morte del malvagio John Paul (non è spoiler, era morto già all’inizio) e le sue quattro cognate, nonché la moglie Grace, finalmente in pace dopo averle tentate tutte per farlo fuori, scampando a ogni grado di accusa. Ma quando il copione è in mano a menti acute (quelle di Sharon Horgan, che nella serie interpreta Eva, oltre a Dave Finkel e Brett Baer, già sceneggiatori di New Girl e 30 Rock), non ci sono finali chiusi che tengano. Specialmente con una serie che, di essere probabile, se ne frega quanto le sue protagoniste si premurano della morale.
Come nel tempo reale, la seconda stagione (dal 13 novembre su Apple TV+, con il finale in uscita proprio il 25 dicembre) riparte da un salto di due anni che sembra aver rimesso ogni tassello al suo posto. L’insicura Grace (Anne-Marie Duff) si avvia a risposarsi con un tizio ben più premuroso, la fedifraga Ursula (Eva Birthistle) ha lasciato casa e marito, la cinica Bibi (Sarah Greene) vuole provare ad avere un altro figlio con sua moglie, la svampita Becka (Eve Hewson) sta con un gigante picchiatello, ignaro che le donne siano provviste di ovaie. Per la materna Eva tutto è invece rimasto invariato: sempre sola, ma almeno da astemia e con una coach per la menopausa.
Se vi state domandando perché questa recensione non sia ancora arrivata al punto, la verità è che sta prendendo tempo. Raccontare Bad Sisters, infatti, è sempre più difficile che attraversare un campo minato. Anche i nuovi episodi sono cosparsi di svolte di ogni tipo, e benché lo spoiler non sia sempre un nemico, in questo caso anticiparle sarebbe un attentato alla visione.
Facciamo allora come nella sigla (non saltatela, è peccato): limitiamoci a elencare gli elementi che fanno parte dell’innesco della trama. Ad esempio, un corpo in un bagagliaio che apre il primo episodio, una vecchia valigia che riemerge, e con lei anche nuovi sospetti sulla morte per niente accidentale di John Paul. Ma stavolta non sono quelli di due assicuratori indebitati. Stavolta, a braccare le sorelle Garvey, c’è una coppia di poliziotti curiosamente assortita: lo svogliato ispettore Fergal Loftus (Barry Ward), di ritorno dalla scorsa stagione e ormai prossimo alla pensione, e la giovane Una Houlihan (Thaddea Graham, che porta qui la stessa irritante supponenza vista in Sex Education), al suo primo caso e perciò smaniosa di incastrare le indiziate.
Rispetto al capitolo precedente, la serie parte con una calma quasi irriconoscibile, ma sta solo prendendo la ricorsa. Anche perché i nervi di Grace iniziano a vacillare, portandola a fare pericolose confessioni. Anche perché Roger (Michael Smiley), fatica sempre più a tenere per sé il senso di colpa per averla aiutata. Ma soprattutto perché in città compare sua sorella Angelica (Fiona Shaw, magnificamente svitata), una cattolica parecchio fervente che, con la scusa di redimere peccati, s’insinua nei segreti e nelle vite degli altri fino a farle proprie.
Dopo un paio di episodi di rodaggio, Bad Sisters riprende così ad accatastare sciagure con la follia smodata cui aveva abituato. Lo fa però con molta meno rabbia e in modo molto più caotico, forse perché priva – almeno in partenza – di un vero antagonista da bersagliare. Le protagoniste questa volta non vogliono infatti far secco nessuno, ma solo proteggersi. E ci vuole del tempo prima che le loro irrequietudini irrisolte comincino di nuovo a calamitare coincidenze via via più assurde e letali.
Qualcuno la troverà forse poco sensata, qualcun altro potrebbe rimarcarne invece l’incastro imperfetto dei meccanismi. Ma a pensare che il suo pregio stia nella verosimiglianza si va fuori strada. Il bello di Bad Sisters è l’indole fiera, esplosiva e perennemente impanicata con cui le sue “sorelle cattive” si arrabattano per salvarsi la fedina penale, peggiorando puntalmente la situazione. È l’armonia degli scambi con cui fa interagire i suoi interpreti, tutti accuratamente infilati in ruoli per cui sembrano nati. È la sfacciataggine con cui si abbandona ai femminismi più consumati, pur senza rendere la causa indigesta.
Bad Sisters è una perfetta Big Little Lies, ma sotto forma di nerissima commedia degli equivoci. Un fiume impetuoso che trascina nella stravaganza assoluta, non importa quanto si cerchi di aggrapparsi al razionale. Il suo vero problema, piuttosto, è che la corsa dura troppo poco.
“Bad Sisters 2” è su Apple TV+ ed è composta da 8 episodi lunghi 45-54 minuti. I primi due sono disponibili da subito.
Guarda il trailerFoto di copertina: Apple TV+