Guardo o passo? ‘The Flight Attendant’
Tra le tante serie tv che arriveranno sui nuovi quattro canali di Sky, una delle più attese è senz’altro The Flight Attendant. Perché da quando è uscita negli Stati Uniti (su HBO Max lo scorso novembre) se ne è sentito parlare parecchio bene. E perché si tratta di uno di quei thriller leggeri, un po’ comici e un po’ tragici, che se fatti come si deve sono sempre piacevoli da guardare. Con un buon contributo di Kaley Cuoco, che dopo 12 anni si è separata dal ruolo di Penny in The Big Bang Theory, e qui si è presa uno spazio tutto suo per mostrare davvero il proprio talento.
The Flight Attendant: guardo o passo?
Piccola postilla prima di iniziare: questo articolo si basa sui primi 6 degli 8 episodi della serie
Le cose da sapere: È tratta dal romanzo L’assistente di volo, pubblicato dallo scrittore armeno-americano Chris Bohjalian nel 2018. Ancora prima che il libro uscisse, la società produttiva di Kaley Cuoco – la Yes, Norman Productions – ne aveva già acquistato i diritti per farne un adattamento televisivo per Warner Bros. TV (la stessa casa produttrice di The Big Bang Theory), con la quale aveva firmato un accordo pluriennale per la creazione di nuovi contenuti. Oltre che protagonista, Cuoco è quindi anche produttrice esecutiva insieme a Greg Berlanti (Dawson’s Creek,You) e Susanna Fogel (Booksmart). L’adattamento è stato invece curato da Steve Yockey (Supernatural). Siccome è molto probabile che guardando la serie ve lo chiediate, le musiche sono infine di Blake Neely, che ha lavorato a numerosi film (da Pirati dei Caraibi al Codice da Vinci) e serie tv importanti, molte delle quali scritte proprio da Berlanti.
Dove vederla: Su Sky Serie (il giovedì alle 21.15), Sky Go e Now TV.
Quanto dura: 6 ore (8 episodi da 42-48 minuti).
Il titolo: Non richiede interpretazioni particolari, diciamo.
Il succo: È uno di quei thriller dove bisogna sbrogliare un mistero. In questo caso, quello che ruota attorno a Cassie Bowden (Kaley Cuoco), un’assistente di volo americana che ovunque si trovi riesce a fiutare alcolici e uomini con cui spassarsela. Tra questi c’è anche Alex Sokolov (Michiel Huisman), un uomo d’affari incontrato su un volo per Bangkok: con lui Cassie flirta, pomicia, trascorre una nottata impegnativa, per poi risvegliarsi nel letto di un hotel accanto al suo cadavere. Non ricordando cosa sia accaduto, ma memore di quel che successe ad Amanda Knox, Cassie ripulisce ogni sua traccia (in realtà ne sparge il doppio) e torna in America, dove però l’FBI la sta già cercando. Il che la porta a indagare da sé infilandosi in un intrigo più grosso di lei. E nel frattempo a venire a patti con la sua confusione esistenziale e con le cause del suo alcolismo.
Serie simili: Senza girarci troppo attorno, lo stile narrativo e visivo si ispira molto ai thriller psicologici di Alfred Hitchcock, dove la suspense è tutta un gioco di ricordi falsati e geometrie. Passando alla televisione, invece, si nota qualche somiglianza con Pan Am, la breve serie che seguiva un gruppo di hostess in missioni di spionaggio itineranti; Homecoming, sia per i lapsus della protagonista sia per l’ispirazione hitchcockiana; e anche 24, per la scelta di seguire più personaggi nello stesso momento, frammentando l’inquadratura in più finestre. Infine, Vox ha definito la serie una specie di Le regole del delitto perfetto o Scandal, ma con una protagonista molto, molto meno sveglia.
Com’è? Stilosa, leggera e sfiziosa. Seguirla procura un piacere che deriva da tanti elementi messi insieme e pizzicati con certo gusto armonico. Come in molte altre serie, il motore della storia è la completa incapacità della sua protagonista di infilarne una giusta. Cassie è un’ingenua che viene continuamente strattonata da un lato dalla frenesia di tornare a una vita normale e dall’altro dall’eccitazione di ficcanasare in fatti che non la riguardano. Gli episodi sono quindi un susseguirsi di scelte che sarebbero facili facili da prendere, e invece innescano un disastro più grande dell’altro.
Eppure, questo reiterato sfuggire della risoluzione finale non snerva affatto. Sarà per il tono della serie, che agli intrecci telenovelici e seriosi preferisce l’autoironia. Cassie è maldestra, molto, e quando non è annebbiata dai litri di alcol ne è anche consapevole. Perciò la si vede scattare di euforia, agire d’impulso, fallire, maledirsi e farsi maledire. A ricordarle il disastro di donna che è, ci sono anche la migliore amica, il fratello equilibrato, i colleghi di volo, e pure il tizio che in meno di 24 ore le ha rovinato l’esistenza. Che è molto morto, sì, ma si prende ampie fette di storia.
Una parte consistente di The Flight Assistant si svolge infatti dentro la testa della sua protagonista. Perché la soluzione del mistero è lì, ma per metterla a fuoco ci sono da aggirare gli effetti lacunosi di molteplici sbronze e dei meccanismi di difesa che avvolgono il trauma.
L’espediente usato dalla serie è quello di mettere in pausa a più riprese la vita di Cassie, farla assentare dal reale per riavvolgere il nastro della sua memoria labile e recuperare con l’aiuto di un Alex immaginario i tasselli mancanti. Agli occhi di chi guarda, questi momenti assumono la forma delle emozioni di Cassie. La scenografa Sarah K White ha prima dato un’occhiata a Hitchcock e ai recenti dramedy sui traumi femminili, e poi usato geometrie, riflessi, luci per dare al panico, all’ansia, al disturbo post-traumatico da stress una forma concreta. La sagoma di Cassie, insomma, sembra sovrapporsi a quella di Cary Grant in Intrigo internazionale, di James Stuart in La donna che visse due volte, di Michaela Coel in I May Destroy You.
Del comico, del tragico e poi del comico rimanente, Kaley Cuoco si fa carico con un’elasticità appagante. Tanto che viene il dubbio che per 12 anni The Big Bang Theory l’abbia assai limitata. Lo stesso fa il resto degli interpreti, tutti eccellenti caricature risibili e subito dopo sofferenti. Il loro insieme tiene in piedi la serie, che ogni tanto si perde nella smania di mostrarsi ligia alle linee guida del #MeToo. Con gesti, frasi, monologhi (monologhi!) intenti a spiegarci che le donne non si chiamano stronze e che gli uomini bianchi – e cis, etero, e tutto il resto della classificazione – hanno accesso facile a tutti gli ascensori sociali del mondo. Non importa che in realtà siano i bistrattati sottoposti di una donna nera.
Cose per cui tapparsi gli occhi: Poco e niente. Sangue e cadaveri – umani e non – sono gestiti con una rapidità che non dovrebbe disturbare gli occhi più impressionabili. Lo stesso vale per le scene di sesso, che sono caste, livide e sapientemente tagliate. (Anche perché, ha osservato Decider, in quanto produttrice esecutiva Cuoco aveva il pieno controllo delle proprie scene di nudo).
Chi tenere d’occhio: Annie, cioè la migliore amica di Cassie, nonché il suo avvocato e il suo esatto opposto. Zosie Mamet (la Shoshanna di Girls) ne interpreta la doppiezza con estrema precisione: il senso di controllo apparente e le ansie profonde che affiorano dai tic e dalle nevrosi. Con Kaley Cuoco, poi, ha una sintonia comica fluidissima.
La frase: «Stai parlando di Amanda Knox?» [Annie – Zosie Mamet]
Quindi? The Flight Attendant è un thriller sfizioso e un po’ rétro che si nutre del disordine mentale della sua protagonista. Gli equivoci continui non sfiancano: sono poco seriosi e immersi in un mondo poppeggiante in cui, episodio dopo episodio, si torna volentieri. Del resto, i personaggi che lo popolano sono tra i migliori che si siano visti in tv nell’ultimo anno. Ultima rassicurazione: la serie è già stata rinnovata per una seconda stagione.
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