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Cosa sappiamo della docuserie sulle accuse a Woody Allen

Dal 21 febbraio sul canale via cavo americano HBO uscirà Allen v. Farrow, una docuserie in quattro parti sulle accuse di abusi sessuali mosse contro Woody Allen dalla figlia adottiva Dylan Farrow. Il caso coinvolse Allen all’inizio degli anni Novanta ed è considerato uno dei più noti, lunghi e dibattuti scandali hollywoodiani. All’epoca un processo ritenne che le accuse di Dylan Farrow non fossero sufficientemente credibili, perciò Allen non fu mai incriminato. Tuttavia negli anni si è tornati a parlare spesso della vicenda, soprattutto dopo il caso Weinstein e il movimento #MeToo. Attraverso documenti e testimonianze inedite, la docuserie vuole raccontare la parte che di questa storia è rimasta un po’ più nascosta. Ma qualcuno ha già espresso dubbi su quanto Allen v. Farrow possa essere attendibile. Anche perché la serie è stata girata con la partecipazione di Dylan Farrow e di sua madre Mia Farrow, ex compagna di Allen, e sembra tenere in considerazione quasi solo la loro versione dei fatti.

Woody Allen docuserie HBO
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Breve storia della famiglia Allen-Farrow

La storia tra Woody Allen e Mia Farrow è piuttosto complicata da raccontare, anche per via del rapporto – personale e professionale – abbastanza particolare tra il regista e la famosa attrice. La relazione tra Allen e Farrow iniziò nel 1980 e durò 12 anni. I due girarono insieme parecchi film (tra i quali La rosa purpurea del Cairo e Hannah e le sue sorelle), ma non si sposarono né convissero mai. Quando incontrò Allen, Farrow era già stata sposata due volte e aveva sette figli: tre biologici avuti con il compositore André Previn e altri quattro adottati. Tra questi c’erano anche due bambini sudcoreani, Soon-Yi Previn e Moses Farrow, adottato dopo il divorzio con Previn.

Mia Farrow adottò Dylan Farrow nel 1985 e due anni dopo ebbe con Woody Allen un figlio biologico, il giornalista Ronan Farrow. Nel 1991, Allen decise di diventare il padre adottivo di Dylan e Moses Farrow. Tuttavia il suo rapporto con Mia Farrow s’incrinò poco dopo.

All’inizio del 1992 Mia Farrow scoprì infatti che Allen aveva una relazione con Soon-Yi Previn, ormai ventenne. Sette mesi più tardi, Farrow accusò Allen di aver abusato sessualmente della figlia Dylan. Il racconto di Dylan – che all’epoca aveva sette anni – sosteneva che Allen l’avesse molestata il 4 agosto 1992, durante una visita nella loro casa in Connecticut. Ne seguirono un’accesa contesa legale per l’affidamento dei figli e due indagini indipendenti che scagionarono Allen.

Woody Allen Mia Farrow
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Allen contro Farrow

Da quel momento, la grande famiglia allargata di Woody Allen e Mia Farrow si divise in due fazioni. Da un lato Woody Allen e Soon-Yi Previn (che si sono sposati nel 1997 e hanno adottato due bambine) hanno sempre sostenuto che Mia Farrow avesse spinto la figlia Dylan a raccontare del presunto abuso, per vendicarsi della loro relazione. La loro posizione è supportata anche da Moses Farrow, nel frattempo diventato un terapeuta specializzato in casi di adozione interrazziale. Moses ha raccontato che molti dettagli nella storia di Dylan non sono reali e che lui stesso si era convinto della colpevolezza di Allen per non contrariare la madre. Stando ai racconti di Soon-Yi Previn e Moses, infatti, Mia Farrow sarebbe stata un genitore molto abusivo.

Dall’altro lato, invece, Mia Farrow ha sempre sostenuto la versione dei fatti raccontata da Dylan. Proprio loro hanno riportato più volte la questione all’attenzione dei media: nel 2014, Dylan scrisse al New York Times una lettera contenente un racconto piuttosto dettagliato del presunto abuso subito. Nella stessa lettera, Dylan disse che Allen aveva proseguito la relazione con Soon-Yi Previn per coprire gli abusi commessi. Della vicenda si è poi tornati a parlare con più insistenza negli ultimi tre anni, dopo che Ronan Farrow – uno dei giornalisti che si sono occupati delle inchieste su Harvey Weinstein – ne scrisse un articolo sull’Hollywood Reporter.

Gli interventi di Dylan e Ronan Farrow (che secondo molti non sarebbe figlio di Allen, ma di Frank Sinatra) hanno avuto ripercussioni che mai prima d’ora la carriera di Woody Allen aveva subito. Questo perché l’attenzione dei media si era sempre focalizzata perlopiù sulla relazione (trattata come incestuosa, benché non ci fossero legami genitoriali) tra Allen e Soon-Yi Previn. Da qualche tempo, invece, il centro della questione si è spostato sui presunti abusi subiti da Dylan, che sarebbero rimasti inascoltati per molto tempo. Allen v. Farrow parte proprio da qui.

Allen v. Farrow HBO
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Com’è la docuserie

Tutto questo discorso sulla famiglia Farrow e Woody Allen è fondamentale per capire il senso del docuserie. Allen v. Farrow dovrebbe ripercorrerne l’intera storia, ma raggiunto il momento della rottura tra Mia Farrow e Woody Allen intende imboccare una strada diversa da quella sempre seguita dai media. Dai titoli scandalistici sulla relazione tra Allen e Soon-Yi Previn, la docuserie vorrebbe spostare lo sguardo sulla questione dei presunti abusi.

Per completare la parte di storia che secondo loro non è mai stata approfondita, i registi Kirby Dick e Amy Ziering hanno detto di aver fatto un lavoro investigativo lungo tre anni. Gli episodi mettono insieme filimini privati, documenti del tribunale, prove raccolte dalla polizia, e nastri audio inediti. Ci sono poi anche le interviste a Mia e Dylan Farrow, agli altri componenti della loro famiglia, ad alcuni esperti e ad altre persone vicine ai Farrow, che mai prima d’ora avevano parlato pubblicamente del caso. Infine c’è una riflessione sulla filmografia di Allen e su quanto le vicende personali degli artisti possano portare a rivalutarne anche le opere.

Tuttavia la parte più importante e attesa della docuserie sono alcune conversazioni che Mia Farrow ebbe con Woody Allen e che registrò di nascosto. E soprattutto, un video che Mia Farrow girò subito dopo i presunti abusi, nel quale la figlia Dylan raccontava cosa fosse successo. Questo video, mai reso pubblico, è il punto centrale di Allen v. Farrow. Negli ultimi tre decenni è stato considerato una prova tanto della veridicità delle accuse di Dylan Farrow, quanto del modo in cui sua madre ne avrebbe manipolato la testimonianza. La sua presenza all’interno della serie, però, non serve soltanto a capire meglio come furono condotte le indagini sul caso Allen-Farrow. L’intento degli autori è aprire anche una riflessione più ampia sul trattamento riservato alle presunte vittime di abusi.

Dylan Farrow HBO
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Chi sono i creatori

Allen v. Farrow è stata girata dai documentaristi americani Kirby Dick e Amy Ziering, e prodotta dalla giornalista investigativa Amy Herdy. Dai loro lavori passati ci si può fare un’idea abbastanza precisa della piega che potrebbe prendere la docuserie su Allen.

Negli ultimi quindici anni, Dick e Ziering si sono dedicati quasi esclusivamente a investigare e documentare casi di abusi sessuali all’interno di istituzioni molto importanti, come la Chiesa, l’industria musicale, le forze armate e i college americani. Per il loro lavoro, Dick e Ziering hanno ricevuto anche due nomination agli Oscar.

In maniera simile, Dick e Ziering hanno detto al New York Times che Allen v. Farrow gli avrebbe consentito di parlare di due temi spesso richiesti loro dalle vittime di abusi: le violenze sui minori in ambienti famigliari e l’incesto. “L’obiettivo non riguarda mai la persona che commette gli abusi. È più una questione di far capire a tutti questi reati, il modo in cui ne siamo tutti complici, in maniera consapevole e inconsapevole.”

I due registi hanno detto che inizialmente non avevano intenzione di occuparsi del caso Allen-Farrow. Ma cambiarono idea quando, dopo un’occhiata più approfondita alla vicenda, si resero conto che la storia aveva molti aspetti nebulosi. “Se fosse stato tutto trasparente,” hanno spiegato “non avremmo fatto questa serie.”

L’intento di Dick e Ziering è scardinare il punto di vista – secondo loro – profondamente misogino attraverso cui le accuse ad Allen sono state raccontate finora. “Se scavi più da vicino, ti accorgi che è tutto un lui ha detto, lui ha detto, lui ha detto, lei ha detto, lui ha detto, lui ha detto, lui ha detto. Quando abbiamo iniziato a sentire la parte del “lei ha detto” e verificare quella del “lui ha detto”, le cose si sono fatte estremamente interessanti.”

Mia Farrow docuserie
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Quanto è affidabile

Si potrà capirlo (ma non è così certo, vista la complessità della storia) soltanto dal 21 febbraio, quando Allen v. Farrow andrà in onda. Ma dalle parole dei registi e dal teaser è piuttosto intuibile che la docuserie avrà una maggiore propensione per la versione dei fatti raccontata dai Farrow e si occuperà meno di quella fornita da Woody Allen. Il quale, peraltro, non ha mai risposto alle richieste della produzione di partecipare alla serie.

Stando alle anticipazioni, sembra che negli episodi interverranno perlopiù i Farrow e altre persone a loro vicine. Oltre a Dylan e Mia Farrow (che si dice si sia convinta all’ultimo a partecipare), si vedranno interviste a Ronan Farrow, alla cantante e amica di famiglia Carly Simon, agli investigatori che si occuparono della vicenda. Ci sarà poi anche Frank Maco, il pubblico ministero incaricato del caso, che nel 2014 ebbe una diatriba con Allen, in seguito ad alcune critiche al suo operato durante il processo.

Per via della sua presumibile parzialità, in molti hanno associato Allen v. Farrow a Leaving Neverland, il documentario del 2019 incentrato sulle presunte accuse di pedofilia a Michael Jackson, per il quale HBO sta affrontando diversi problemi legali. (Si dice che per questo il canale abbia finora tenuto segreto il progetto della docuserie su Woody Allen.)

Tuttavia tra i due documentari sembra esserci una sostanziale differenza. Leaving Neverland si focalizzava quasi esclusivamente sulle storie delle due presunte vittime di Michael Jackson e sul difficile – ma comune – rapporto di interdipendenza che fino all’età adulta ebbero con lui. Allo stesso modo, Allen v. Farrow pare voler restituire voce a Dylan Farrow, ma nel concreto potrebbe finire per focalizzarsi molto più su Woody Allen. Già solo nel teaser, infatti, le foto e i filmati del regista si prendono quasi l’intero spazio.

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