‘Curb Your Enthusiasm’ ha vent’anni
Il 15 ottobre del 2000 sul canale via cavo statunitense HBO debuttò una serie tv sul nulla. A legare i suoi episodi non era una trama precisa e nemmeno una particolare evoluzione dei personaggi. L’unico collante erano le disavventure quotidiane del loro creatore, Larry David, che interpretava una versione romanzata di sé stesso: uno sceneggiatore molto famoso ormai quasi in pensione, piuttosto ansioso e con una scarsa propensione a coltivare relazioni sociali. David chiamò la serie Curb Your Enthusiasm (“Non gasatevi troppo”, più o meno) e non fece molti programmi per eventuali stagioni successive. Invece non solo la serie va in onda tutt’oggi dopo aver rivoluzionato il genere comedy, ma resta una delle più apprezzate da pubblico e critica.
L’idea di Curb Your Enthusiasm risale in realtà a un anno prima, quando nel 1999 David creò per HBO uno speciale di un’ora sul suo ritorno in tv. Dopo aver co-creato e scritto una delle commedie più importanti nella storia della televisione (Seinfeld, un’altra serie tv sul nulla), David non aveva più lavorato ad altri show per alcuni anni. L’episodio fu girato come un falso documentario, basandosi sull’improvvisazione. Il titolo scelto da David aveva una doppia funzione: abbassare le aspettative del pubblico, alimentate dal successo precedente; e smascherare il falso entusiasmo con cui, secondo lui, molte persone affrontano la vita.
Accentuando molti tratti della propria personalità, David creò un personaggio burbero e misantropo, che non si limitava a rifiutare le regole del conformismo: traeva un certo piacere nell’ignorarle, per poi sbatterne in faccia agli altri le contraddizioni.
Di personaggi simili, all’epoca la tv non ne aveva ancora conosciuti molti. Fino a quel momento si erano prodotte soprattutto serie tv comiche (sitcom, perlopiù) dai protagonisti abbastanza monodimensionali e poco complessi. Il loro compito era intrattenere ogni sera il pubblico puntando sulla vivacità delle battute, che spiccava ancor più nelle situazioni di trasgressione sociale e imbarazzo personale in cui erano soliti infilarsi.
Con l’inizio del nuovo millennio le commedie televisive iniziarono a farsi più cupe, ansiose e realistiche. Le battute esilaranti furono pian piano sostituite da situazioni di tensione comica, quasi sempre create dalla psicologia complessa dei personaggi. Il pubblico non voleva più soltanto divertirsi, bensì rivedersi nelle loro nevrosi.
L’impatto di Curb Your Enthusiasm
A questo passaggio contribuirono l’ascesa della reality tv e anche il graduale allentarsi delle restrizioni narrative imposte dai canali televisivi, specie quelli via cavo. Ma nessuna serie viene associata a questo cambiamento come Curb Your Enthusiasm.
Ciascuno dei suoi episodi vede David ficcarsi in situazioni personali e lavorative sempre molto concitate a causa della sua inettitudine nel gestire le relazioni sociali. Talvolta il suo personaggio non riesce a comunicare come dovrebbe (o vorrebbe), altre invece comunica troppo. La costante, però, è che le sue sventure si ingigantiscono partendo da momenti di normalità e inezie quotidiane, si tratti di un cavallo dei pantaloni che fa difetto o di un’attesa più prolungata del solito dal dottore; e soprattutto, finiscono sempre per sollevare questioni più ampie di interesse politico e sociale, il conformismo che le opprime e le sue contraddizioni.
Per intenderci, David viene considerato una specie di Woody Allen televisivo (per sua stessa ammissione proprio Allen è tra le figure che più l’hanno ispirato). E a loro volta sono tantissime le serie tv comiche prodotte negli ultimi vent’anni ad aver preso spunto da lui. Atlanta di Donald Glover, Master of None di Asiz Ansari, Better Things di Pamela Adlon e Ramy di Ramy Youssef sono soltanto le più recenti. Come Curb Your Enthusiasm basano la loro comicità sulle piccole ansie che accomunano un po’ tutti. Come Larry David i loro creatori le hanno rese autentiche traendo materiale dalla propria vita e interpretandole.
C’è poi un’altra sfumatura importante attraverso cui misurare l’impatto di Curb Your Enthusiasm: l’improvvisazione. Se si considera la sua tendenza a prendere cose che potrebbero capitare a tutti e portarle all’estremo, la serie sembra seguire le dinamiche di una comedy come tante altre. La percezione cambia però quando si scopre che gran parte di quello che i personaggi fanno o dicono è totalmente improvvisato.
Ogni episodio ha una struttura scrupolosamente scritta, che viene poi ripresa e perfezionata in fase di montaggio. In questo modo David e i suoi collaboratori definiscono tutti i dettagli della trama. (“David orchestra la goffaggine comica con il ritmo, la precisione e l’eleganza con cui Hitchcock preparava meticolosamente il pubblico allo spavento” ha scritto il New York Times.) Nel mezzo però gli attori sono liberi di improvvisare, magari dopo aver fornito qualche veloce indicazione sulle proprie intenzioni. Dopo Curb Your Enthusiasm diversi altri film e serie tv hanno ripreso a usare questa tecnica. Il regista Judd Apatow l’ha usata nelle scene principali di 40 anni vergine e Molto incinta; Paul Feig in Le amiche della sposa; e molti dialoghi di tutte le tre stagioni della comedy The Trip sono improvvisati.
Naturalmente, si tratta di un espediente che richiede grandi tempi comici da parte degli attori. E la piccola base fissa del cast di Curb Your Enthusiasm eccelle in questa dote. Cheryl Hines, Richard Lewis, Jeff Garlin e Susie Essman – che interpretano nell’ordine la moglie, l’amico, l’agente di David, e la moglie di quest’ultimo – sono tutti comici o hanno importanti esperienze comiche alle spalle. Anche se in questo caso a fare davvero la differenza è lo stretto rapporto di amicizia che li lega da anni anche fuori dal set. Lo si percepisce al punto da non capire quando gli attori stiano fingendo e quando invece stiano portando in scena cose accadute nella realtà. Al punto da non capire, soprattutto, se Larry David sia davvero il misantropo che sembra.
L’impatto maggiore che Curb Your Enthusiasm ha avuto sull’evoluzione della commedia televisiva (e non solo, forse) è infatti quello di aver reso la misantropia mainstream. Nel reale Larry David viene spesso descritto come ben lontano dalla figura scostante e litigiosa che si è costruito. Eppure il New Yorker lo ha definito un “misantropo raggrinzito”, mentre il New York Times “il misantropo più famoso d’America”. È il motivo per cui negli ultimi vent’anni la tv americana si è punteggiata di personaggi simili. Per fare anche solo un esempio, dopo The Office il comico britannico Ricky Gervais ha costruito un’intera carriera sulla misantropia.
Le ragioni del successo
Ormai è difficile tenere il conto delle serie tv comiche scritte e interpretate da autori a tutto tondo, intente a esplorare in maniera meticolosa le minuzie della vita di tutti i giorni, e soprattutto i gradi di rabbia che le interazioni sociali possono provocare. Basti pensare a It’s Always Sunny In Philadelphia, Broad City, After Life, per dirne qualcuna.
Eppure, nonostante il genere sembri per ora non esaurirsi, Curb Your Enthusiasm è riuscita a rimanere una delle più seguite, senza mai perdere di qualità. (A differenza di altre serie longeve, viene regolarmente candidata ai premi più importanti.)
Certo, bisogna considerare che non si tratta di una serie dalla continuità produttiva comune. In vent’anni David ha prodotto 10 brevi stagioni (ognuna composta da 10 mezz’ore), prendendosi anche pause di tre o sei anni tra una e l’altra. Ma se l’attesa contribuisce a fare di ogni nuova stagione un evento, sono altre le ragioni per cui Curb Your Enthusiasm continua essere così tanto seguita.
Prima di tutto, il realismo. Curb Your Enthusiasm è una di quelle serie da vedere tenendo Google a portata di mano. La verosimiglianza è tale che è molto facile dimenticarsi che non tutto quello che viene portato in scena da David e dal resto del cast – sia in termini di eventi sia di tratti caratteriali – è preso dalle loro vite reali. Così, per distinguere, l’istinto di è andare a controllare cosa sia vero e cosa invece sia inventato. Questo influisce sulla percezione del pubblico nei confronti degli stessi interpreti. La carriera di Ted Danson, che nella serie interpreta sé stesso ed è la controparte più figa (non c’è altra maniera di rendere l’idea) di Larry David, ebbe una svolta grazie alle insicurezze mostrate dal suo personaggio, che lo resero più umano agli occhi degli spettatori.
La seconda ragione sono gli attori. Il realismo è incentivato dal fatto che il cast interpreti versioni romanzate di sé, mantenendo i propri nomi e spesso anche i cognomi. Il che stimola la curiosità del pubblico, soprattutto nei confronti degli ospiti d’eccezione, che in ogni stagione sono tanti, famosissimi e spesso tornano. In vent’anni ci sono stati episodi con il cast di Seinfeld, Bob Odenkirk, Martin Scorsese, Ben Stiller, Rosie O’Donnell, Mel Brooks, Chris Martin, Sean Penn e Michael J. Fox.
Quest’ultimo, peraltro, è utilissimo per capire la terza ragione del successo di Curb Your Enthusiasm: il politicamente scorretto. Nel finale dell’ottava stagione Larry David accusa Michael J. Fox di usare il Parkinson come pretesto per poter essere un vicino di casa molesto. Come in tutti gli altri episodi, David non si scusa né si redime: al contrario continua ad alimentare la sua scorrettezza e a rafforzare le proprie idee. David lo fa però con atteggiamento talmente burbero e con una testardaggine tali che, uniti all’assurdità delle situazioni in cui si infila, suscitano simpatia nei suoi confronti, nonostante le sue posizioni su temi delicati siano quasi sempre inappropriate.
Curb Your Enthusiasm ha anticipato insomma molti dei paradossi sociali che sono emersi negli ultimi anni. Il punto è che, dopo aver espresso il peggio delle idee politiche e sociali, il personaggio di David non cerca di arruffianarsi il pubblico, che di conseguenza apprezza. David è probabilmente uno dei pochi che possa concedersi di indossare il cappello rosso di Make America Great Again per farsi odiare dalla Hollywood liberale ed evitare così ogni obbligo di frequentare cene e feste; e al tempo stesso utilizzarlo per sedare una discussione con un supporter di Trump molto minaccioso (non cogliendo l’ironia, Trump ha ritwittato la scena).
Questo continuo portare all’estremo il paradosso su temi attuali e molto delicati, non sarebbe stato tuttavia possibile se la serie fosse andata in onda su un altro canale. HBO è una rete via cavo nota per la libertà creativa dei propri contenuti, spesso molto espliciti. Ciò ha permesso a Curb Your Enthusiasm di deformare il discorso su religione, genere, razzismo, relazioni sociali senza mai essere censurata. In un ventennio che si è mosso assai veloce verso il conformismo quasi assoluto (tale da influire sulla resa di alcune serie tv), David ha potuto muoversi in una direzione opposta e puntare al suo estremo.
Larry David, quello vero
Il successo di Curb Your Enthusiasm si deve però anche al Larry David reale: un comune stand-up comedian newyorkese, goffo e con il cranio calvo incastonato in un’aureola di capelli bianchi, che ha creato due delle serie più importanti nella storia della televisione (entrambe sul nulla, peraltro) e ciononostante è rimasto un burbero solitario.
Il comico Jerry Seinfeld, l’altro co-creatore di Seinfeld, ha detto che David è la prova più grande che “sei quello che sei”. Non si sa quanto il personaggio abbia influenzato la persona, e viceversa. Ma la questione più importante è che il pubblico ne percepisce l’autenticità e per questo lo apprezza.
Non è un caso, ad esempio, che Curb Your Enthusiasm sia stata citatissima durante il periodo di quarantena per il coronavirus. Le sue disavventure sono state per molti una specie di rimedio. Tantissimi articoli hanno ripreso le regole di vita e le ansie del personaggio di David, che praticava il distanziamento sociale e si mostrava germofobico ben prima che le due cose diventassero necessarie. Ma soprattutto, Larry David – l’attore e sceneggiatore – ha rilasciato un’intervista al New York Times sulla sua reclusione (“Solo nell’emergenza di una catastrofe totale aprirei la porta”), facendosi fotografare solo dalla finestra. David, ha detto Vanity Fair, è una delle poche celebrità a non aver suscitato la rabbia delle persone comuni, perché di fatto ha vissuto la reclusione esattamente come loro.
Magari proprio dalla quarantena Larry David potrebbe tirare fuori le idee per una nuova stagione di Curb Your Enthusiasm. Anche se ogni volta dice che non tornerà. Esattamente come faceva con Seinfeld, che lasciò soltanto alla settima stagione (di nove) per poi tornare a scriverne l’ultimo episodio. Uno dei finali più visti di sempre in America.