Recensioni

I Tonfi e Trionfi di luglio 2019

Che strana, la tv di questo luglio 2019. Tra i suoi calendari prevedibilmente ridimensionati si sono alternate riuscite assai contagiose e cadute abbastanza imbarazzanti. C’è chi ha trionfato ben districandosi tra i rischi delle operazioni nostalgia e chi ha tonfato cedendo alla mania di controllo degli spettatori. C’è poi chi ha pensato di aver compiuto un’impresa così straordinaria da crederla degna di un documentario, seppur dal potere informativo nullo. Il che insegna quanto a spostare il peso della qualità sia la maniera più o meno consistente di rendere concrete le proprie intuizioni. Anche se a volte succede che il mediocre si travesta da superbo e davvero in pochi riescano a smascherarlo…  

Il meglio e il peggio delle serie tv di luglio 2019

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Trionfi: La continuità di Stranger Things

Facile giocare con la nostalgia di un’epoca. Un po’ meno, invece, trasmetterla anche a chi quell’epoca non l’ha vissuta. Stranger Things continua a riuscirci, con il suo museo di cimeli anni Ottanta che fa brillare gli occhi adulti e incuriosisce per stranezza quelli più giovani. Ma soprattutto, ci riesce grazie all’innocenza dell’infanzia che pervade tutto, combatte il male e può pure concedersi, nei momenti di più grave intensità, un intermezzo NeverEnding Story. Alimentando un’affezione che va oltre la ripetitività delle avventure.

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Tonfi: Netflix, gli esperti e il finale di Tredici

Tanto si è impegnata Tredici a sembrare seria, che alla fine sul serio l’hanno presa veramente. Così Netflix, cedendo agli allarmi degli esperti, l’ha privata del finale con suicidio. Il che è alquanto bizzarro per una serie il cui motore è proprio il tema del suicidio. E considerando che, pur nel peccare di eccesso romanzato, il suo merito è sempre stato una rappresentazione molto realistica delle problematiche non solo adolescenziali, vien da chiedersi se la pretesa di controllare i racconti tv non inizi a essere minaccia concreta per l’era d’oro della serialità.

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SuperTrionfo: Il ritorno di Veronica Mars

Veronica Mars è sempre stata molto più che un semplice drama per adolescenti. Veronica Mars è sempre stata anche mystery intrigante, procedural ben costruito e dialogo non moralista su tematiche reali, con una brillantezza di scrittura rara per il suo genere. Cosicché il suo mondo (personaggi compresi) è rimasto attuale e non stona affatto nella tv di un quindicennio dopo. Forse il suo ritorno non era necessario e non crea dipendenza come in passato. Ma è una delle poche eccezioni in cui crogiolarsi nella nostalgia appaga, e anche tanto.

SuperTonfo: L’utilità oscura di In viaggio con Di Battista

Quante cose s’imparano viaggiando con Di Battista (e consorte). Alessandro il pentastellato filma cose e zooma all’impazzata, insegnando (per associazioni libere) che un paese si conosce andando al mercato o al cimitero, un figlio unenne è un ottimo passepartout per arruffianarsi gli indios, il bagnetto è sempre da fare (non importa se nella vasca per lavare il pesce), e i problemi si affrontano scappando in posti remoti del globo, perché “ogni tanto la fuga è pure bella”. Se non altro – mentre turba l’interesse di Sky per questo reportage di ovvietà egoriferite – si dissolve il mistero sulle sue puntuali sparizioni a ogni potenziale scaramuccia di governo.

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La rimandata del mese: La casa di carta

La serie spagnola sulla banda di Robin Hood coi nomi di città non sarebbe dovuta tornare: due parti annacquate all’inverosimile bastavano, ecco. Poi però l’epidemia di tute rosse e Dalì-maschere ha ingolosito Netflix, che l’ha afferrata, accorciata e infarcita di esagerazioni che già abbondavano fino all’inverosimile più ridicolo. Chissà se con la quarta parte lo spettatore entusiasta (causa retorica populista) si accorgerà di aver guardato una semplice telenovela rivestita di azione spicciola.

Sfondo copertina: Rawpixel/Freepik

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