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“Stick” è una “Ted Lasso” che non va in buca

Piccola postilla prima di iniziare: questa recensione si basa su primi cinque dei dieci episodi di “Stick”.

Si dice che la morte della critica culturale – televisiva, in questo caso – sia l’ormai diffusa difficoltà a parlare di nuove serie senza cadere nella pigra tentazione di confrontarle con quelle vecchie. Con Stick, tuttavia, scomodare Ted Lasso è inevitabile: è una comedy, parla di sport, trasuda buoni sentimenti. Ma soprattutto, è su di lei che Apple TV+ sembrava aver puntato per colmare il buco lasciato dalla fine della sua commedia più riuscita (che, si è scoperto nel frattempo, finita non era: è in arrivo una quarta stagione).

Se la formula è la stessa, la differenza la fa quasi solo il contesto: dal verde dei campi da calcio inglesi si passa a quello delle distese da golf americane. E al posto di Jason Sudeikis c’è Owen Wilson nel ruolo di un altro allenatore, ma decisamente meno improvvisato. Il suo Pryce Cahill era un golfista di enorme successo, finché la sua carriera non si è dissolta rapidamente. Tutto quel che gli resta è un mucchio di problemi, un divorzio non consenziente e una mega villa sommersa da un caos di cimeli gloriosi. Anche se il fantasma più grande, quello più doloroso, è un altro, e la serie se lo tiene per gli ultimi minuti del primo episodio.

Stick serie tv Apple recensione
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Finito a raggirare ricchi appassionati di golf – si tratti di vendere loro mazze da migliaia di dollari o attirarli in un repertorio ormai collaudato di truffe da bar – Pryce ha però presto la sua occasione di riscatto. Si chiama Santi (Peter Dager), bazzica sui campi di nascosto, e ha un talento speciale che ha smesso di coltivare da quando il padre se ne è andato. La scommessa è portarlo all’apice del golf professionistico un torneo dopo l’altro, coivolgendo una squadra raffazzonata e battibeccante di anime altrettanto in cerca di una direzione di vita: il compagno burbero di truffe (Marc Maron), la madre latinoamericana di Santi (Mariana Treviño) e una barista scontrosa che il gruppo ingaggia come caddy.

Chi ha avuto modo di godersi Ted Lasso e Shrinking non ha bisogno di addentrarsi oltre per cogliere che Stick segue la stessa strada. Quella, cioè, delle commedie balsamiche dove i legami umani sono curativi, al di là delle scintille. Ma mentre la serie apparecchia per bene tutti gli elementi – sigla a disegni compresa – e poi si ferma ad aspettare che facciano effetto, la sensazione è che questa affinità sia più uno svantaggio.

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Il dettaglio non da poco è che stavolta a manovrare i fili non sia Bill Lawrence, ma Jason Keller. Perciò sotto il cinismo, gli attriti, le stranezze dei personaggi si fatica a percepire lo strato di rabbia e malinconia che si muove con loro. E non basta che Wilson abbia costruito una carriera sull’immagine del tizio sofferente a cui l’umorismo funge da palliativo. Qui la disperazione, la depressione, la fatica a tenere insieme i propri pezzi non sembrano del tutto cuciti alla storia di Pryce. Sembra, piuttosto, che la trama se ne ricordi solo ogni tanto, quando c’è da alzare il volume delle emozioni.

Lo stesso, Stick lo replica con il resto dei protagonisti, la cui prontezza di battuta non ha una risonanza degna dello schiaffo iniziale. Non aiuta che il golf sia uno sport statico, e una volta assuefatti all’impatto sonoro di uno, due, tre colpi, restino pochi altri sussulti. (Nelle sedute di terapia di Shrinking c’è più movimento). Come non aiuta che, nella smania di convincerci d’esser simile agli altri successi di Apple TV+, la serie faccia viaggiare gli eventi fin troppo veloce. Nel percorso di Pryce e Santi – l’uno in cerca di un figlio che lo riabiliti, l’altro di una figura paterna – non c’è fatica, manca conflitto e le cadute sono attutite. Ma senza una lenta evoluzione, trovare anche solo una valida ragione per cui affezionarsi ai personaggi diventa più difficile. Così, nella frustante attesa che Stick vada in buca, vien da pensare che tanto valga aspettare Ted Lasso.

“Stick” è uscita il 4 giugno su Apple TV+. La prima stagione è composta da 10 episodi lunghi 29-36 minuti. I primi tre sono disponibili da subito.

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Immagine di copertina: Apple TV+

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