Cosa abbiamo visto a maggio
Le serie tv del maggio appena passato erano tutte piuttosto ambiziose e – chi più, chi meno – se la sono cavata piuttosto bene nel concretizzarla, quell’ambizione. Ad esempio, una è riuscita a sembrare un’opera d’arte sensoriale, un’altra ha aggiunto un tassello prima sconosciuto alle cronache storiche, e un’altra ancora ha raccontato una brutta vicenda schivando con classe il sensazionalismo. Peccato che, sul finire del mese, ad oscurarle un po’ sia arrivata una reunion attesa da quasi 30 anni.
7 serie tv che abbiamo visto a maggio 2021
The Girlfriend Experience 3
Prendi una serie, rendila sensuale, e poi raffredda ogni spirito con un’ambiguità che tiene a distanza gli spettatori. Perché le protagoniste che si avvicendano di stagione in stagione – ambienti diversi, storie diverse – concedono poco e niente di quello che va oltre la loro doppia vita: donne in carriera di giorno, escort di lusso di notte. Con Iris (Julia Goldani Telles), la serie ha voluto fare di più. E cioè intrecciare pericolosamente le due vite, usando i clienti di turno come cavie per studiare le emozioni umane e poi riprodurle in un laboratorio di intelligenza artificiale. C’è un problema però, anzi due: Iris è fredda, tanto fredda, e non si ha modo di conoscerla nemmeno dalla sua gestione del sesso, che nelle stagioni precedenti era invece una chiave di accesso agli istinti profondi delle protagoniste. Nei nuovi episodi, infatti, l’intimità si riduce a qualche casto spezzone di passaggio tra un esperimento di neuroscienze e l’altro. Colpa anche un po’ della pandemia, certo. Ma così sembra di stare in una puntata blanda e asettica di Black Mirror.
Dove la guardo? Su Starzplay
In quanto tempo? In 5 ore totali (10 episodi da 30 minuti)
Vincenzo
Per serie come queste ci si dovrebbe inventare un sistema di valutazione a parte: sono così assurde e ambientate in un mondo così irreale, da diventare autentiche meraviglie. Come si fa – per dire – a non farsi brillare gli occhi davanti alle avventure di Vincenzo Cassano, avvocato sudcoreano cresciuto da una famiglia della nota mafia di Milano, che va in missione a Seul per cercare un bottino milionario e vendicarsi del fratellastro che vorrebbe spodestarlo? La visione sudcoreana dell’Italia trabocca di stereotipi storpi (nessuno della produzione, del resto, ha mai messo piede da queste parti): Vincenzo incontra boss che trangugiano spaghetti in bianco, impreca a gesti, dispensa impassibile aforismi in una lingua che sembra italiano ma non si capisce mica tanto, e per amico ha un piccione di nome Pippo Inzaghi. In Corea del Sud, dove la serie è una delle più viste di sempre, qualche youtuber si è chiesto se fosse offensiva. Qualcuno dica loro di non annoiarci con il razzismo o l’appropriazione culturale: è tutto molto divertente.
Dove la guardo? Su Netflix
In quanto tempo? In 13 ore e mezza totali (10 episodi da 78-86 minuti)
Domina
Seguendo questi tempi bisognosi di parlare di riscatto femminile, gli intenti promozionali hanno presentato Livia Drusilla come «la prima vera femminista». Ma a meno che il femminismo non ammetta di rubare il marito alle altre – incinta, ma antipatiche – lo sceneggiatore Simon Burke ha creato un personaggio molto più ambiguo e fedele alle cronache storiche. Il che alimenta la predisposizione a conoscere meglio questa imperatrice quasi dimenticata, eppure determinante nel dare forma alla nascita dell’Impero romano, sussurrando consigli manipolatòri nell’orecchio del marito Ottaviano Augusto. Peccato che gli episodi corrano velocissimi, senza dare il tempo di ammirare le sfumature emotive, le macchinazioni silenziose e i dettagli scenografici della ricostruzione. Come se la premura fosse di collocare Livia e i suoi passaggi di vita sulla linea del tempo per colmare una lacuna storica, e non per dare agli annali un nuovo senso.
Dove la guardo? Su Sky Go e Now TV
In quanto tempo? In 6 ore e 40 minuti totali (8 episodi da 50-56 minuti, la seconda parte uscirà prossimamente)
The Underground Railroad
Questa serie è un quadro, un’esperienza sensoriale, una porzione di storia che coinvolge come di rado accade. Forse perché nasce da un dubbio: quello che si pose il regista Barry Jenkins quando Amazon gli chiese di raccontare l’ennesima cronaca delle atroci sofferenze che gli afroamericani si portano dentro da secoli. Jenkins girò la domanda agli spettatori neri, per capire se non fossero davvero stufi di rivivere i traumi della violenza razziale in tv, oltre che ogni giorno nella realtà. Ma alla loro risposta di non risparmiargli nulla, aggiunse qualcosa di suo: l’idea che la violenza grafica, per poter essere digeribile, dovesse avere un senso. Nel viaggio ottocentesco di Cora, una specie di Gulliver in fuga da una piantagione della Georgia, quel senso è fatto di suoni, colori, visioni che danno una misura dei suoi dolori, azioni e aspirazioni. Senza morbosità, il realismo magico della serie mette in connessione con la sensazione soffocante di essere tanto preda dell’odio razziale quanto di chi pensa di combatterlo.
Dove la guardo? Su Prime Video
In quanto tempo? In 9 ore e 45 minuti totali (10 episodi 20-70 minuti)
Run the World
È molto probabile che l’ennesimo collage di relazioni sfortunate, situazioni imbarazzanti e scarpe firmate alla Sex and the City spazientisca ormai ancora prima d’esser visto. Specie se – come in questo caso – non c’è sforzo di rinnovamento, solo una copia afromericana e un po’ sbiadita del vecchio quartetto di protagoniste. Poi però ci si accorge che seguire le vite della scrittrice inquieta Ella, della dottoranda equilibrata Sondi, della banchiera sofisticata Whitney, e della pubblicitaria istrionica Renee è quasi piacevole. I loro incontri quotidiani in quel di Harlem, alla ricerca di un ricetta per trovare una stabilità economica e sentimentale, scivolano via lisci come la vodka che sorseggiano e le sboccataggini che si confidano. In ogni episodo, insomma, sembra di stare tra amiche. Anche se uno spin-off sulla controparte maschile – fatta di mariti, fidanzati, amanti piuttosto inetti – sarebbe assai più interessante.
Dove la guardo? Su Starzplay
In quanto tempo? In circa 4 ore totali (8 episodi da 30 minuti)
Veleno
La vera scoperta di questo anno televisivo è che in Italia ce la caviamo piuttosto bene con il true crime. Lo avevamo intuito qualche mese fa con SanPa e ne abbiamo avuto la conferma con Veleno. Il documentario che ripercorre il cosiddetto “caso dei diavoli della Bassa modenese” è un ottimo esempio di tante cose: come si conduce un’inchiesta, come si racconta una storia atroce, come si intercettano le paure più profonde e universali degli spettatori, e come si lascia loro la facoltà di tirare le somme della vicenda e fare i conti con la propria morale. Il regista Hugo Berkeley non si è limitato a seguire la traccia del famoso podcast di Pablo Trincia. Bensì l’ha ampliata a volti e opinioni diverse, dandogli un equilibrio maggiore e la forza silenziosa delle immagini. Il caso dei 16 bambini tolti alle rispettive famiglie per accuse forse infondate di satanismo e pedofilia si prestava più che bene al sensazionalismo e alla ridondanza spesso tipici delle serie true crime. Invece – fatta eccezione per qualche narcisismo di Trincia – Veleno li ha schivati con classe.
Dove la guardo? Su Prime Video
In quanto tempo? In circa 4 ore e mezza totali (5 episodi da 51-58 minuti)
Friends: The Reunion
Chi ha avuto l’idea di costruire la reunion di Friends alternando il quiz al late show venga preso e chiuso a riflettere in uno stanzino. Del pubblico urlante e della sfilata di ospiti in costume non c’era bisogno. Sarebbero bastati i momenti in cui il cast, nel silenzio del vecchio set ricostruito, condivide aneddoti sulla sitcom e sul proprio rapporto, con pronta prova dei filmati – inediti e non – di archivio. Perché, se in quasi 30 anni Friends si è mantenuta la serie più confortevole e seguita, il merito è perlopiù della chimica tra i suoi interpreti, che ha creato un senso di intimità sospeso nel tempo. Se si pensa che quella mostrata è solo una piccola parte degli scaffali di video e cimeli che Warner Bros. ha custodito nei decenni, le reunion emozionali (non solo di Friends) potrebbero diventare un genere a sé. A volte, sono assai più appaganti dei revival sceneggiati.
Dove la guardo? Su Sky Go e Now TV
In quanto tempo? In 1 ora e 45 minuti totali