I Tonfi e Trionfi del 2017
Quest’anno si conclude con una scoperta: stilare una lista di tutti i tonfi e trionfi degli ultimi dodici mesi è impresa ardua. Tanto che, terminata la prima bozza, il più sintetico numero di meraviglie seriali ammontava ad almeno 30 titoli. Tutto il contrario delle delusioni più cocenti, che si sono palesate senza troppo rimuginare. E allora, ecco le 10 migliori serie tv 2017, con l’aggiunta (sia concesso) di qualche inevitabile menzione speciale.
Le migliori serie tv del 2017
#10 Sherlock
Come sua consuetudine si è fatta attendere per lungo tempo, ma alla fine Sherlock è arrivata puntuale a inaugurare l’anno seriale. Tre nuovi episodi e una premessa chiara fin dall’inizio: niente sarà più come prima. In effetti, la quarta stagione si è mostrata diversa, e non poco. Più social, più drammatica, più improntata all’azione, con uno Sherlock/Cumberbatch decisamente più umano, che ha stizzito i puristi. Eccetto qualche artificio retorico di troppo che ne ha allentato la vorticosità ipnotica, però, Sherlock resta una delle espressioni più pregevoli del racconto di qualità. Che Gatiss e Moffat concedano un quinto capitolo, costi un’attesa di due anni oppure dieci.
#9 The Deuce
Bisogna ammetterlo, con The Deuce non è stato colpo di fulmine. A primo impatto la serie HBO sulle origini dell’industria pornografica nella New York degli anni Settanta era parsa poco consistente. Lo scorrere degli 8 episodi ha rivelato invece un microcosmo minuzioso, esplorato a tutto tondo spostando lo sguardo dalle strade di prostitute e “protettori” ai covi mafiosi, dalla corruzione delle autorità al giornalismo d’inchiesta. A dar vita a ogni tessera, una fittissima rete di personalità plasmate con cura. Il risultato? Un quadro in crescente fervore, sfondo perfetto per il prossimo addentrarsi nel vivo degli eventi.
#8 Will & Grace
Lo si è detto e ribadito: il ritorno di Will & Grace è prodezza da incorniciare. Non accade di frequente che un revival si riaffacci al piccolo schermo dopo otto stagioni e undici anni di assenza, mantenendo intatta la propria freschezza. Stessa comicità arguta e frenetica, stessa chimica tra i suoi protagonisti, ma nuovi riferimenti pop e lo scorrere del tempo come costante narrativa. Alla sua solida identità, la sitcom ha aggiunto un impegno politico e sociale molto più esplicito, ma eccessivo solo in principio. Storia di un cult impeccabile, che bagna il naso alle colleghe più giovani.
#7 Feud
Bette e Joan, Joan e Bette. Due dive senza tempo e una faida hollywoodiana su cui Ryan Murphy ha cucito la sua ennesima fatica. Una delle meglio riuscite, senza ombra di dubbio, poiché spaccato a tinte vintage sulle fragilità umane. Altalena tra l’ebbrezza della popolarità e la solitudine in agguato allo spegnersi dei riflettori, Feud si diletta nel raccontare i retroscena del pettegolezzo. Susan Sarandon e Jessica Lange, poi, danno autentica profondità alle anime bisticcianti e decadenti di Bette Davis e Joan Crawford, rivali sul set accomunate dallo sgretolarsi di ogni certezza con l’inesorabile passare degli anni.
#6 Broadchurch
Per l’ultima indagine di Alec Hardy ed Ellie Miller, Broadchurch è tornata alle origini, ritrovando quel che in parte si era offuscato nel suo capitolo intermedio. La capacità, cioè, di ricomporre il puzzle di un crimine dalla spregevolezza inaspettata, muovendosi tra i fini ritratti psicologici degli antieroi coinvolti. Un caso di violenza sessuale, questa volta, che ha coinvolto per autenticità, attraversando il vortice di paure e ripercussioni piombato sulla vita di una donna più che comune. E mentre la serie si addentra nella rete di supporto a chiunque stia per cedere a un rassegnato silenzio, la coralità delle interpretazioni intensifica il racconto, a partire da una Olivia Colman in grande spolvero in vista di The Crown.
#5 Stranger Things
Meglio dirlo subito, della seconda stagione di Stranger Things soltanto gli episodi finali sono riusciti a equiparare la forza della precedente. L’iconicità della serie ha tuttavia continuato ad acquisire valore. Perché quello creato dai fratelli Duffer è un universo quasi unico nel mare magnum della serialità tv. In un volteggiare nostalgico di eccentricità cult degli anni Ottanta, il racconto non ha paura di rivelarsi in tutta la sua genuina semplicità, con una nitida lotta tra le estranee forze del male e il bene che muove ciascun personaggio. Una sorta di librogame seriale in cui il viaggio dell’eroe si snoda nella maniera più lineare, elogio dell’innocenza più pura.
#4 The Handmaid’s Tale
Tra tutte serie tv del 2017, The Handmaid’s Tale avrebbe potuto primeggiare a mani basse. Il drama di Hulu ha saputo tradurre in immagini vivide e disturbanti il futuro distopico nato trent’anni orsono nella mente di Margaret Atwood, dove gli Stati Uniti sono ormai un regime teocratico e le poche donne fertili rimaste sono costrette a sfornare i figli della patria. I riferimenti a ogni possibile bruttura culturale sono di un’attualità disarmante, mostrando come qualunque essere umano possa trasformarsi da un giorno all’altro in profugo in fuga da oscurantismi, esecuzioni e dalle peggiori violenze. Peccato, però, che l’incubo narrativo duri soltanto qualche episodio, prima di affievolirsi e ridursi a un più comune intreccio di sotterfugi e passione. E allora le tocca accontentarsi di fermarsi ai piedi del podio, pur sentendo profumo di Golden Globe multiplo.
#3 Mindhunter
Il primo sgambetto alle ancelle purpuree è a opera di Mindhunter, il crime Netflix sugli albori della psicologia criminale e della profilazione dei serial killer. Pur partendo da un pilota men che discreto, la serie si è liberata dei classici schemi del procedurale, per entrare nella mente degli assassini più perversi (ed esistiti per davvero). Poca azione, quindi, e tanto spazio alle memorie di chi dà “la caccia al prossimo per vocazione”. Così, mentre un Edmund Kemper bonaccione assicura che “massacrare la gente è un lavoro duro, mentalmente e fisicamente”, ci si chiede dove il racconto vada a parare. Almeno finché non si realizza che la svolta più spaventosa riguarda l’agente Ford, nel frattempo trasformatosi da impacciato negoziatore FBI a strizzacervelli con delirio di onnipotenza. Il che allieta non poco, ricordando il salto di un certo Walter White da inetto Mr. Chips a freddo Scarface.
#2 Fleabag
È un prodotto del 2016 seriale, ma Amazon Prime Video Italia l’ha aggiunta in catalogo lo scorso febbraio. Non solo Fleabag si è quindi infiltrata tra le migliori serie tv del 2017, ma ha addirittura rischiato di accaparrarsene la vetta. Minuta ma ben consistente, questa black comedy trasmessa da BBC è riuscita a dotare di una complessa profondità psicologica un personaggio femminile erede di Girls. Il merito è di Phoebe Waller-Bridge, cha ha avvolto di un umorismo surreale l’intimità propria del monologo teatrale. Un ritratto generazionale che un poco irrita e un poco commuove, scostando gli scudi pungenti con cui ciascuno protegge le proprie fragilità.
#1 Big Little Lies
È stata novità di inizio anno, ma Big Little Lies non si è fatta dimenticare. Anzi, nella mente televisionara è rimasta il termine di paragone con cui confrontare una visione dopo l’altra. Adescata furbescamente l’attenzione con gli estremi di un thriller fittizio, si è addentrata nei meandri della solidarietà tra donne, utilizzandone i cliché per costruire solo in apparenza tensione. Espediente raro, che acquisisce ulteriore valore in un anno che ha visto le copertine di “persona dell’anno” popolarsi di volti femminili. A cotanta qualità non c’è davvero nient’altro da aggiungere, se non un piccolo interrogativo. Perché una seconda stagione?
5 brevi menzioni speciali
The Crown
Elisabetta e famiglia hanno finalmente acquisito spessore, uscendo dall’ombra dello sfarzo produttivo e dei retroscena di corte.
The Marvelous Mrs. Maisel
Un’eroina travolgente e brillante, per una favola trascinata da un colorato e logorroico cinismo.
Master of None
Alle elucubrazioni esistenziali di Aziz Ansari non si resiste. E nemmeno al manipolo di caricature di cui si circonda. Punto.
The Good Fight
La svolta dark di The Good Wife. Dal manuale “Come sfruttare il successo di un grande classico, senza cascare nell’operazione nostalgia”.
Gomorra
Prima inebria lo spettatore cavalcando l’onda dell’azione, poi ne stronca spietata ogni entusiasmo. Tanto, è probabile sia già stato temprato dal noncurante bipolarismo del Trono di Spade.
Le peggiori serie tv del 2017
#5 Il Trono di Spade
A proposito di Jon Snow, Daenerys e compagni, Il Trono di Spade fila dritta tra le delusioni di questo 2017. Non che abbia abbandonato la lista delle migliori serie tv di sempre, sia chiaro. Ma è proprio per la qualità dei capitoli precedenti, che il flop della settima stagione ha avuto peso maggiore. Pochi episodi per uno sforzo produttivo ancor più ambizioso, alimentati però da una scrittura inconsistente. O meglio, fin troppo convenzionale e prevedibile, per una serie che ha costruito il suo successo sul cinico sviare di ogni aspettativa. Giudizio rimandato al finale del 2019.
#4 Young Sheldon
Niente da fare, la versione fanciullesca di Sheldon Cooper non ha conquistato. Non solo di un simile spin-off di The Big Bag Theory non si sentiva la necessità, ma il risultato si è rivelato ancor più inutile. Protesa verso il genere dramedy, Young Sheldon è rimasta sospesa in una sorta di limbo dalla comicità spicciola e dal risvolto drammatico approssimativo. Per non pensare poi allo Sheldon bambino, fin troppo pedante per poter conquistarsi almeno un briciolo delle risate calamitate negli anni dalla sua versione adulta.
#3 Una serie di sfortunati eventi
Una serie di sfortunati episodi, sarebbe meglio definirla. Anche se, guardato da vicino, l’adattamento tv dei romanzi di Lemony Snicket non ha davvero nulla da eccepire. Atmosfere burtoniane, umorismo surreale e un buffo ensemble di maschere grottesche, con i mille volti di un Neil Patrick Harris che da troppo mancava al piccolo schermo. Dilettevole, per un episodio o due. Perché con il progressivo scivolare dei tre giovani eroi da una sventura all’altra, l’impressione crescente è di trovarsi incastrati in un perpetuo dejà vu. E non importa quanto il racconto sia sgargiante, lo sbadiglio è sempre in agguato.
#2 Amazon Prime Video
Non si tratta una serie metatelevisiva, ma del servizio streaming in carne e ossa, che si merita una bacchettata. Dopo la pilot season autunnale, Amazon ha invertito bruscamente la sua rotta produttiva, rinunciando a proseguire la creazione di Sea Oak, Love You More e The Climb. Un vero peccato, perché queste tre comedy rispecchiavano appieno l’identità delle precedenti produzioni originali: brevi, di nicchia, ma ciascuna a suo modo singolare. Il vento di rivoluzione potrebbe invece girare ora favore di progetti di grande risonanza (come Il Signore degli Anelli). La speranza è che i rispettivi creatori non lascino nulla di intentato e decidano di bussare a nuove porte. Shame!
#1 Suburra
La peggiore delusione tra le serie tv del 2017 è rapportata all’entità dell’attesa che Suburra ha richiamato attorno a sé. La prima produzione italiana di Netflix è crollata sotto il peso delle aspettative, senza riuscire a racimolare validi motivi per distinguersi e farsi ricordare. Una collezione di espedienti già visti con qualche picco di scomposta esagerazione, che fa venir voglia di chiedersi quale speciale credito avessero da riscuotere i tedeschi, per meritarsi invece una prima produzione originale come Dark. A lasciare interdetti, però, è soprattutto una lentezza quasi anestetizzante per cui, una volta giunti a titoli di coda del primo episodio, si fatica a trovare le forze per affrontare i successivi