10 serie tv africane da vedere
Fino a un decennio fa il mercato di film e serie tv africane era formato da racconti poco esportabili, perlopiù drammatici e telenovelici, piuttosto grezzi e amatoriali, con una passione per la drammatizzazione e un’allergia alle scene corte. Negli ultimi anni però la produzione di serie tv africane si sta facendo sempre più largo nel mercato televisivo internazionale. Tanti sono i servizi streaming e i network occidentali disposti a investire nell’acquisizione e produzione di contenuti nel contenitente, stimolandone una crescita qualitativa. Non solo infatti le aziende occidentali mettono a disposizione un’esperienza e risorse maggiori, ma molti produttori africani stanno riuscendo anche con budget limitati a realizzare titoli dalle potenzialità di successo globale.
Ad esempio, poco meno di un mese fa Netflix ha rilasciato la sua prima produzione originale africana, Queen Sono. Ma si tratta soltanto di una delle tante serie tv africane che hanno ben poco da invidiare a quelle americane. Qui ne ho raccolte 10 da scoprire. Ed è anche un’ottima opportunità per vedere molti argomenti declinati in modo inedito e conoscere un’Africa diversa, che vuole aprirsi al resto del mondo, senza nascondere i problemi che la affliggono e senza rinunciare alle proprie culture. Portando i generi classici a esplorare nuovi territori.
Serie tv africane e dove vederle
Oltre ai servizi streaming che siamo abituati a usare – come Netflix – il modo migliore per esplorare il mondo delle serie tv africane è iscriversi alle piattaforme create principalmente per gli utenti del continente, ma disponibili anche in molti altri paesi. Tra queste c’è Demand Africa, che offre solo contenuti africani suddivisi per zona. Qualche titolo interessante si trova anche sulle piattaforme che consentono a registi e creatori indipendenti di postare i propri contenuti, come VHX – che funziona a noleggio – e più semplicemente YouTube. Il servizio streaming più noto comunque è Showmax, una specie di Netflix sudafricano, che non distribuisce solo film, serie tv e programmi locali, ma anche molte altre serie – perlopiù di HBO – come Chernobyl, Euphoria e The New Pope. Il periodo di prova è di 14 giorni senza impegno e la piattaforma è davvero di buona qualità. Il vantaggio inoltre è che molte serie sono sottotitolate in inglese.
10 serie tv africarne da segnarsi
#1 Queen Sono
Paese di origine: Sudafrica (2020-in corso)
Cosa dovrei sapere? Si tratta della prima produzione originale africana di Netflix ed è un thriller di spionaggio. La sua protagonista, Queen Sono (Pearl Thusi, già vista in Quantico) è un giovane agente segreto con qualche trauma personale. Il suo creatore invece è il comico sudafricano Kagiso Lediga.
Potrebbe piacermi? Se avete nostalgia dei classici thriller generalisti in onda un decennio fa, probabilmente sì. Gli episodi hanno una durata media, non contengono troppa violenza e si affidano a scene d’azione coreografiche e spettacolari. Due sono gli elementi interessanti: i paesaggi africani, che sono tanti, diversi e inediti anche a chi è abituato a guardare molte serie tv; i temi trattati, che raccontano i problemi che affliggono un po’ tutto il continente, dall’instabilità del dopo apartheid al colonialismo, dallo sfruttamento delle miniere di diamanti in Congo alla corruzione delle istituzioni e dei gruppi di ribelli nazionalisti. Ogni particolare, insomma, mostra un’Africa non più filtrata dal punto di vista occidentale. Inoltre l’intreccio riesce a mantenere la curiosità per un’eventuale – e probabile – seconda stagione.
Dove la guardo? Su Netflix, doppiata o sottotitolata in italiano (qui il trailer)
In quanto tempo la guardo? In 4 ore circa (6 episodi da 31-47 minuti)
#2 Shadow
Paese di origine: Sudafrica (2019-in corso)
Cosa dovrei sapere? Questa invece è la prima serie tv africana acquisita da Netflix, ed è un altro thriller d’azione. Protagonista è un ex poliziotto (Pallance Dladla) che insegue i criminali sfuggiti alla polizia di Johannesburg e soffre di una patologia che lo rende insensibile al dolore.
Potrebbe piacermi? Probabilmente si tratta di una delle serie tv africane che meglio prendono esempio dai classici polizieschi americani. I casi – uno per ciascun episodio – creano suspense sufficiente, e le buone interpretazioni contribuiscono alla riuscita. Certo, il cliché del muscoloso dannato e dedito a salvare perlopiù donne indifese è stato ormai oscurato dalla serialità del post #MeToo. Ma si può essere un po’ più pazienti, se si pensa che la qualità della serie è stata ottenuta con budget piuttosto ridotto rispetto alla media delle produzioni tv africane, che già di per sé non sono faraoniche. Intuendone il buon potenziale per un successo internazionale, i suoi produttori hanno deciso di finanziarsi senza passare dai network locali. E considerando che grazie a Netflix è diventata la serie africana più distribuita nel mondo – in 190 paesi – hanno avuto ragione.
Dove la guardo? Su Netflix, doppiata o sottotitolata in italiano (qui il trailer)
In quanto tempo la guardo? In circa 5 ore e mezza totali (8 episodi da 40-48 minuti)
#3 Is’thunzi
Paese di origine: Sudafrica (2016-in corso)
Cosa dovrei sapere? Quattro ragazzine sudafricane e il loro percorso di crescita per costruirsi una vita migliore sono al centro di questo drama considerato una delle serie tv africane di maggior successo, anche a livello internazionale. Una delle interpreti, Thuso Mbedu, ha infatti ottenuto due nomination consecutive come miglior attrice agli International Emmy Awards nel 2017 e 2018.
Potrebbe piacermi? Il primo approccio con questa serie è abbastanza strano: in partenza sembra un tipico dramma adolescenziale con qualche punta di leggerezza, ma man mano che la storia avanza se ne coglie sempre più la dolorosa profondità. Gli episodi mostrano infatti un Sudafrica un po’ diverso da quello narrato in altre serie tv dalle aspirazioni internazionali. Le sue protagoniste tentano di emanciparsi, uscire dalle loro ombre, ma a ostacolarle non è un mondo di adulti dalla vita disfunzionale – come spesso accade in questo tipo di serie – bensì aggrappati a pesanti retaggi culturali, come l’accusa di stregoneria. Ed è proprio questo confluire di modernità e arretratezza a costituire l’attrattiva della serie.
Dove la guardo? Su Showmax, in lingua inglese (qui il trailer)
In quanto tempo la guardo? In 10 ore totali (2 stagioni, 26 episodi da 25 minuti circa)
#4 Die Spreeus
Paese di origine: Sudafrica (2019-in corso)
Cosa dovrei sapere? Il duo di detective protagonista di questa serie è l’ultima ruota delle forze di polizia sudafricane, soprannominate “i falchi”. Ma prendendo con spirito la limitatezza delle proprie risorse, decide di farsi chiamare “gli storni” (che poi è il significato del titolo). Tutt’altro che scherzoso è invece quello di cui si occupano: casi soprannaturali con derive abbastanza horror. I crimini loro affidati, infatti, sono avvenuti in altri mondi e dimensioni parallele.
Potrebbe piacermi? Se vi piacciono le serie tv misteriose e inquietanti probabilmente sì. E anche siete sei appassionato di noir nordici. Saranno i colori scuri o sarà la lingua che trae in inganno (l’afrikaans è una specie di olandese semplificato), ma la sensazione è la stessa che incutono i racconti nordici. Quel che rende unica – e forse anche più ansiogena – la serie, però, è che la sua componente horror si mescola alla cultura del posto: i casi paranormali derivano da leggende, miti e fiabe tramandate dalle tante e diverse culture del Sudafrica. Strutturalmente è una delle serie tv africane meglio eseguite.
Dove la guardo? Su Showmax, in lingua afrikaans sottotitolata in inglese (qui il trailer)
In quanto tempo la guardo? In 10 ore e mezza totali (13 episodi da circa 50 minuti)
#5 Njoro wa Uba
Paese di origine: Kenya (2019-in corso)
Cosa dovrei sapere? La premessa di questa comedy è un po’ diversa dal solito: un manager bancario viene accusato di frode e licenziato, e perciò deve reinventarsi come autista Uber. In particolare, la serie è stata lodata per l’interpretazione del suo attore principale, Joe Kinyua.
Potrebbe piacermi? Le giornate di Njoro, che carica un cliente dopo l’altro e non ce n’è uno che sia normale, passano dal divertimento (di chi lo guarda) alla disperazione (la sua). Il risultato è una specie di sketch comedy che nel frattempo racconta la frustrazione dell’essere disoccupati e del doversi arrangiare con il primo lavoro disponibile, nonostante si abbiano tutt’altre inclinazioni e qualifiche. La serie è scorrevole e serve a conoscere un pezzetto della vita ordinaria in Kenya. Peccato quindi che al momento non sia più disponibile su Showmax. Anche perché gli episodi sono in swahili e la pronuncia ostacola un po’ la comprensione delle battute in inglese. Conviene segnarsela, però. Perché non sembra affatto male.
Dove la guardo? Il primo episodio si trova per intero su YouTube, e ci sono anche diverse clip delle puntate successive (qui il trailer)
In quanto tempo la guardo? Non è molto chiaro quanti siano gli episodi, ma dovrebbero essere oltre una ventina per ognuna delle due stagioni prodotte finora, e durano circa mezz’ora.
#6 An African City
Paese di origine: Ghana (2014-in corso)
Cosa dovrei sapere? Cinque giovani amiche fanno ritorno ad Accra dopo aver trascorso la maggior parte delle proprie vite all’estero. Proprio come accaduto all’ideatrice della serie Nicole Amarteifio – considerata la Shonda Rhimes ghanese – che dopo aver ottenuto un ottimo successo con le prime due stagioni sta lavorando alla terza, che è stata acquistata da un network americano. Questa commedia sentimentale è una delle serie tv africane di maggior successo.
Potrebbe piacermi? Per farla molto breve, questa serie è stata definita il corrispettivo africano di Sex and the City (anche se la sua creatrice ha detto di aver preso più ispirazione dalla comedy Awkward Black Girl, ideata da Issa Rae). Gli episodi risentono un po’ dell’età e un po’ del budget ridotto, ma il guadagno è tutto nella libertà creativa che sono riusciti a mantenere. Amarteifio, che sta cercando di cambiare la rappresentazione televisiva femminile in Africa, ha infatti rilasciato la prima stagione su YouTube per evitare eventuali restrizioni dai network africani. E il risultato è un ritratto molto schietto e inedito delle donne africane moderne: in bilico tra sentimenti e carriera, emancipazione e pregiudizi. La varietà dei temi – non solo femminili – è piuttosto ampia e attuale, facendo sì che quel che la serie rappresenta vada ben oltre i suoi difetti.
Dove la guardo? Su YouTube (la prima stagione) e a noleggio sulla piattaforma VHX; gli episodi sono in lingua inglese
In quanto tempo la guardo? Poco più di 5 ore totali (2 stagioni, 23 episodi da 15 minuti circa)
#7 Before 30
Paese di origine: Nigeria (2015)
Cosa dovrei sapere? Anche qui si ha a che fare con un gruppo di giovani donne in carriera. Ma rispetto a An African City il tema della serie è molto più circoscritto e riguarda soltanto le pressioni sociali e culturali che vorrebbero le donne africane sposate prima dei 30 anni.
Potrebbe piacermi? Il discorso è un po’ lo stesso fatto per An African City: i difetti si notano e la differenza con le serie che si è abituati a vedere pure, ma il racconto innovativo per la tv africana consente di sorvolare. Inoltre l’argomento è piuttosto universale. Infatti non sono solo le donne africane a vedersi posare un orologio biologico sulla testa, assimilando inevitabilmente un po’ delle ansie altrui di vederle giovani mogli e madri, che lo vogliano, non lo vogliano oppure preferiscano farlo con i propri tempi. Certo, bisogna abituarsi alla lentezza delle scene, che sono davvero molto lunghe e talvolta inghiottiscono le disavventure delle quattro protagoniste. In caso di indecisione, il consiglio è di optare per An African City, ma prima si può comunque dare un’occhiata al primo episodio su YouTube.
Dove la guardo? Su Demand Africa e sulla piattaforma VHX, in lingua inglese
In quanto tempo la guardo? In 3 ore e mezza totali (7 episodi da 30 minuti)
#8 MTV Shuga
Paese di origine: Kenya, Nigeria, Sudafrica (2009-in corso)
Cosa dovrei sapere? Questo drama adolescenziale va in onda dal 2009, quando debuttò sul canale panafricano MTV Base come parte del progetto Staying Alive!, una campagna per promuovere la consapevolezza sui comportamenti sessuali responsabili e sull’HIV. Oltre che per gli argomenti trattati, la serie si può considerare rivoluzionaria anche per il numero di paesi – circa 90 – in cui è stata distribuita.
Potrebbe piacermi? Per essere stato creato un decennio fa, questo teen drama è assai crudo e precoce. I temi trattati sono tanti e molto seri, come la violenza di genere, le gravidanze adolescenziali, l’uso del preservativo e la pianificazione familiare. La struttura della serie è invece abbastanza insolita: le stagioni sono raggruppate in cicli a seconda del paese in cui sono ambientate, e i cicli si alternano tra loro. Ad esempio, le prime due stagioni sono ambientate in Kenya, mentre delle successive quattro si sviluppano in Nigeria e due in Sudafrica. Anche i personaggi quindi cambiano (nel ciclo kenyano c’è anche Lupita Nyong’o) e l’influenza positiva delle loro storie sui giovani spettatori africani è stata confermata da alcune ricerche universitarie. Tant’è che, oltre a contenere tutti gli episodi e altre informazioni sulla serie, il sito ufficiale di Shuga ha anche alcune sezioni informative sulle questioni sessuali.
Dove la guardo? Sul sito ufficiale della serie e su Demand Africa (qui il trailer), in lingua inglese
In quanto tempo la guardo? In 22 ore e mezza totali (8 stagioni, 65 episodi da circa 20 minuti)
#9 Black Tax
Paese di origine: Sudafrica (2020-in corso)
Cosa dovrei sapere? Questa comedy ha per protagonista Thuli (Jo-Anne Reyneke), un’agente immobiliare e madre single, che deve farsi carico della sua intera famiglia di origine, quando quest’ultima per problemi economici è costretta a trasferirsi da lei. Si tratta della prima sitcom prodotta da BET Africa (la divisione africana di Black Entertainment Television, il canale statunitense dedicato ai giovani afroamericani), afficancata da Showmax.
Potrebbe piacermi? Lo stile è quello classico della sitcom familiare americana. La differenza, però, è che qui la formula dei parenti caciaroni che invadono la vita del protagonista di turno ha radici molto diverse e più profonde. La “black tax” infatti è una somma di denaro con cui molti lavoratori neri in Africa devono mantenere non solo la propria famiglia, ma anche quelle dei loro familiari meno abbienti. Lo prevede l’etica dell’Ubuntu, una regola di vita locale secondo la quale si diventa quel che si è anche grazie agli altri, e perciò a tempo debito si è chiamati a ricambiare il favore. È un po’ come, insomma, se tra vent’anni doveste dividere lo stipendio con i vostri genitori perché in passato vi hanno pagato le rette universitarie. Ma oltre a un’ideologia caritatevole, per tante persone è anche un onere difficile da sostenere, nonché una conseguenza delle differenze economiche che ancora esistono tra bianchi e neri nel Sudafrica del dopo apartheid. La serie lo spiega tra una situazione comica e l’altra, riuscendo a mantenere un ottimo ritmo. Basta solo abituare l’orecchio alla pronuncia inglese degli interpreti.
Dove la guardo? Su ShowMax (qui il trailer), in lingua inglese
In quanto tempo la guardo? In poco meno di 5 ore totali (13 episodi da circa 20 minuti)
#10 The Republic
Paese di origine: Sudafrica (2019-in corso)
Cosa dovrei sapere? Phathutshedzo Makwarela and Gwydion Beynon, gli stessi ideatori di The River, una telenovela sudafricana molto famosa e più volte nominata agli International Emmy Awards, hanno creato questo drama politico che s’immagina il primo presidente donna del Sudafrica (interpretata da Florence Masebe). Le vicende si svolgono in un presente parallelo e si avviano con il rapimento della protagonista da parte di un gruppo di ribelli che vogliono indietro i soldi rubati dal suo predecessore corrotto, che nel frattempo è in galera.
Potrebbe piacermi? Se state cercando qualcosa che vi tenga col fiato sospeso questa è la scelta più giusta. La resa della serie non ha nulla da invidiare ad altri drammi politici della tv americana. Inoltre il racconto fonde finzione e realtà con estrema fluidità: gli eventi del suo Sudafrica immaginario si avviano dal 2009 in poi, cioè dopo la breve presidenza di Kgalema Motlanthe, e mostrano in maniera molto chiara ed efficace i problemi di corruzione e disuguaglianza sociale che affliggono la nazione dalla fine dell’apartheid a oggi.
Dove la guardo? Su Showmax, gli episodi sono in lingua zulu e sottotitolati in lingua inglese
In quanto tempo la guardo? In 9 ore e mezza totali (13 episodi da 40-47 minuti)