‘Romanzo Criminale’, in 7 episodi
Dieci anni fa esatti, il 16 dicembre del 2010, in tv andava in onda l’ultimo episodio di Romanzo Criminale, la serie ispirata alla storia della Banda della Magliana. In quel periodo la televisione italiana era ancora affollata di fiction tutto sommato rassicuranti, e perciò si ebbe la sensazione che Romanzo Criminale fosse stata una grande rivoluzione.
Quella sensazione ancora oggi è intatta. Tutte le serie italiane di successo che sono arrivate dopo, infatti, sono considerabili il prodotto dei cambiamenti portati da Romanzo Criminale. Un po’ perché cose come Gomorra, Suburra – il film – e ZeroZeroZero sono state create dal suo stesso ideatore, Stefano Sollima. Un po’ perché con Romanzo Criminale Sky introdusse in Italia un modo nuovo di fare serie tv: poche produzioni alla volta, ma di alta qualità e con un modello produttivo all’americana, dove a tenere le fila di tutte le fasi del progetto è una unica figura chiamata showrunner.
Romanzo Criminale andò in onda su Sky Cinema per due anni – dal 2008 al 2010 – e diventò un vero e proprio marchio che ha resistito al passare del tempo. Fu la prima serie italiana a intrecciare in maniera coerente più generi – il crime, il noir, il thriller e il poliziesco. Fu la prima ad avere una scrittura, uno stile visivo e delle interpretazioni solidi e credibili. Di conseguenza fu anche la prima a generare fenomeni di culto piuttosto stratificati tra il pubblico. Ma soprattutto, fu la prima a uscire dal provincialismo, riuscendo ad avere successo anche all’estero. E questo nonostante raccontasse una storia così fortemente italiana come quella della Banda della Magliana e degli anni di piombo.
Se non l’avete ancora fatto, insomma, Romanzo Criminale è una di quelle cose che conviene vedere, prima o poi. E qui vi aiuta questa guida.
Romanzo Criminale, in breve
Per farla breve, Romanzo Criminale è un grande romanzo del disturbo antisociale. Per dirla invece alla maniera di uno dei personaggi, parla “della più grossa banda de Roma: comannamo su tutto, spaccio, prostituzione, azzardo”. La banda è quella della Magliana, che tra gli anni Settanta e Novanta creò una rete di attività criminali che arrivò a intrecciarsi con la camorra e i piani alti della politica, e – si dice – anche con eventi storici alquanto tragici e importanti, dal rapimento di Aldo Moro alla strage di Bologna, dalla scomparsa di Manuela Orlandi all’attentato a Giovanni Paolo II.
Questi eventi tracciano anche la linea temporale della serie, che non specifica quasi mai date, ma si svolge comunque tra il 1977 e il 1992. In primo piano invece c’è la storia della Banda, della sua ascesa nella Roma criminale (nella prima stagione) e delle conseguenze morali e malavitose delle sue azioni (nella seconda). Gli episodi si basano sull’omonimo libro di Giovanni De Cataldo, pubblicato nel 2002, e sul film del 2005 diretto da Michele Placido, che collaborarono entrambi alla serie.
Molti dei personaggi – che sono parecchi – sono quindi tratti da lì e sono costruiti sui veri membri della Banda, pur cambiando soprannomi. I principali sono comunque il Libanese (Francesco Montanari), feroce e ambizioso; il Freddo (Vinicio Marconi), solitario e riflessivo; il Dandi (Alessandro Roja), vanitoso ed egoista; Patrizia (Daniele Virgilio), una prostituta cinica e di bellezza rara. Dall’altra parte, quella dei buoni, c’è invece il commissario Scialoja (Marco Bocci), che – si avverte – non se la passerà molto bene.
Le altre cose da sapere prima di iniziare
Numero di stagioni: 2 (22 episodi)
Tempo richiesto: Quasi 21 ore totali (gli episodi durano circa 50-60 minuti). Non è tanto, soprattutto se si considera che all’epoca gran parte delle serie tv aveva stagioni molto lunghe. Quindi vederla tutta in poco tempo non è un’impresa impossibile, anche se conviene vedere solo due o tre episodi alla volta. Romanzo Criminale è una serie costruita per essere vista di settimana in settimana, e tutti insieme gli episodi appesantiscono offuscando un po’ i dettagli.
Dove vederla: Su Sky Go e Now TV
Perché vederla: Perché è una serie importante per la televisione italiana. Perché si fa un po’ di ripasso di storia moderna del nostro paese (stimola l’istinto di farsi un giro per giornali ed enciclopedie). E perché s’imparano un sacco di nuovi epiteti per definire qualsiasi individuo sociale. Avevate mai pensato, per dire, di chiamare “pescarolo di fiori“ uno di quegli ambulanti che vendono rose?
Il personaggio da seguire: Il Dandi, senza dubbio. È quello con l’evoluzione più lenta, completa e meno sopportabile. Sembra l’elemento frivolo e comico della serie, ma pian piano si rivela un incrocio pericoloso di codardia, rabbia e sadismo. Inoltre il suo corrispettivo reale, Enrico De Pedis, ha una storia parecchio interessante da approfondire.
Le curiosità: Romanzo Criminale ha lanciato un’intera generazione di attori piuttosto validi (c’è anche Alessandro Borghi in un ruolo minuscolo), affiancandola a interpreti più esperti come Ninetto Diavoli e Marco Giallini. Ma ha lanciato anche un’estetica televisiva ben precisa: chi ha già visto serie come Gomorra o Suburra, si accorgerà della fortissima somiglianza di molte inquadrature.
La scena migliore: Un regolamento di conti lungo e sanguinoso durante il quale il Dandi ha un blocco psicologico, creando un contrasto forte e intenso (siamo nel secondo episodio della seconda stagione).
La battuta migliore: “Commissà, pija ‘n quaderno bello grosso e ‘n po’ de matite, che c’ ho ‘n sacco de robba da racconta’.”
Il succo della serie: Più si arriva in vetta e più si rischia di cadere, e meno si resta indipendenti.
Consigli: Datele tempo. I primi episodi devono prendere confidenza con le novità produttive e capire come gestire la storia. Ma tra la fine della prima e l’inizio della seconda stagione acquistano una fluidità tale da non sembrare nemmeno scritti dieci anni fa.
Romanzo Criminale, 10 episodi da rivedere
Episodio 1
Stagione 1, episodi 1 e 2
Durata: 1 ora
È l’episodio dove la Banda della Magliana inizia a formarsi, e perciò quello dove le batterie – cioè i gruppi, che appartengono a quartieri diversi – si incontrano casualmente, si scrutano, e pur con molta diffidenza fiutano di poter fare grandi cose, o grandi crimini. Per ogni componente c’è un identikit rapido, ma in grado di inquadrare chi sia e cosa diventerà. Si parte da un furto di macchine da scrivere e da un rapimento così acerbi e maldestri che a non saperlo parrebbe una commedia. Peccato che la scena iniziale, ambientata nel presente, metta bene in chiaro – con un pestaggio ed esecuzione di risposta – che la serie non ha molto intenzione di rassicurare gli spettatori.
Episodio 5
Stagione 1, episodio 5
Durata: 1 ora
Il primo grande evento storico che si intreccia con la serie è qui, ed è il rapimento di Aldo Moro. Tutto si ferma: i traffici della Banda, vista la fioritura dei posti di blocco; le indagini della polizia, perché le priorità sono cambiate. L’episodio è come sospeso nel tempo, e porta avanti ogni pezzetto di trama per poi tirarlo indietro. Il caso Moro è la porta di accesso della Magliana ai “poteri forti” (la politica e la camorra) e al tempo stesso il primo elemento di rottura tra i suoi membri (“A me nun me va de fà favori a chi me fà morì de fame e, se me ribello, me sbatte puro ar gabbio”), che da questo momento inizia a perdere indipendenza. Ma c’è anche un ritorno dal passato che sembra restituire un po’ di spensieratezza al Libanese, e invece finisce per convincerlo che fa bene a essere cattivo. A compromettere ogni progresso, poi, c’è il riaffiorare sul finale della questione di un altro rapimento, quello del primo episodio.
Episodio 6
Stagione 1, episodio 6
Durata: 1 ora
Per effetto dell’ultima faccenda questo episodio è ambientato quasi per intero in carcere, a Regina Coeli. Il che non implica che gli animi della Banda si calmino. Anzi, il gruppo trova il modo di riunirsi ed escogitare qualche modo creativo per risolvere un paio di conti in sospeso. L’episodio ne guadagna in tensione – anche perché è piuttosto claustrofobico – ed è considerabile uno dei migliori della serie. Se avesse avuto un titolo, sarebbe stato “Onore ar Re che ariva”. Cioè la frase con cui il Dandi rimarca soddisfatto che “ce amo messo meno de dieci giorni a conquistà ‘sta reggia”.
Episodio 12
Stagione 1, episodio 12
Durata: 1 ora
Qui bisogna fare uno SPOILER molto grosso, perciò se state leggendo e non avete mai visto la serie potete riservarvi il diritto di passare oltre (o fermarvi, forse è meglio). Il ritmo dell’episodio è dettato dagli stati d’animo piuttosto vacillanti del Libanese, che dopo aver perso fiducia nei compagni si aggira per Roma in preda a manie di persecuzione e deliri di onnipotenza. La sua storia è la prima sintesi del punto dell’intera serie: quando si arriva troppo in alto non si può fare altro che cadere. Qualcuno lo dice anche, di tanto in tanto.
Episodio 2
Stagione 2, episodio 2
Durata: 1 ora
La prima stagione, l’abbiamo detto, si concentra sull’esaltazione della Banda e sui suoi affari criminali; la seconda invece sposta più lo sguardo sul modo in cui i singoli membri iniziano a fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni. Il Dandi ad esempio ha un po’ di problemi a superare la morte del Libanese, soprattutto per un grosso senso di colpa legato a una questione passata. Il contraccolpo arriva proprio in questo episodio: ed è un blocco nel mezzo di un regolamento di conti, che sembra ancora più lungo e intenso poiché si colloca in una delle scene di azione migliori della serie.
Episodio 5
Stagione 2, episodio 5
Durata: 50 minuti
È l’episodio in cui il mistero su chi abbia ucciso il Libanese viene più o meno risolto. Non con un’indagine regolare, ovviamente, perché questa è una serie su una potente banda criminale che – come tutte le bande criminali – non ha molta pazienza né fiducia nella giustizia. Specie se le risposte vanno trovate prima che uno dei membri, preso in ostaggio dalla camorra, finisca male. La vera finestra di tempo che mette fretta alla Banda però è un’altra. Gli eventi si svolgono tra la semifinale e la finale dei mondiali di calcio dell’82, che i ragazzi preferirebbero non perdersi. Anche perché il Dandi può fingere così che i festeggiamenti siano per lui, che ha appreso di essere il nuovo “re di Roma” (no, l’epiteto non è invenzione di Suburra).
Episodio 10
Stagione 2, episodio 10
Durata: 53 minuti
Benché ci sia un numero non indifferente di proiettili che volano e teste che saltano, il finale della serie è inaspettatamente calmo. Forse perché c’è una precisione insolita delle traiettorie. O forse – ipotesi più probabile – perché ogni personaggio sente di essere davvero sul punto di cadere per sempre. (Soprattutto il Dandi, che si porta avanti con tomba e fiori, proprio come fece il suo corrispettivo reale Enrico De Pedis.) C’è un sacco di nostalgia, quindi. E ciascuno riflette sul modo in cui la Banda si è autodistrutta. Ma c’è anche spazio per il piccolo lieto fine del commissario Scialoja, sul quale la sfortuna si era accanita parecchio. Infine, la serie si chiude arrivando a combaciare con l’inizio. In modo da togliere ogni dubbio a chi non avesse capito chi fosse il vecchietto piuttosto suscettibile della primissima scena.