“WandaVision”, spiegata come si deve
Quando i Marvel Studios dissero che avrebbero prodotto WandaVision era il 2018 e non diedero molti dettagli. Oggi, a qualche giorno dalla sua uscita su Disney Plus, non se ne hanno certo di più. Quello che si è capito però è che attorno a WandaVision si è creata parecchia attesa e curiosità. Un po’ perché è la prima produzione Marvel a uscire dopo un sacco di tempo (nel 2020, causa coronavirus, non se n’è vista nemmeno una). Ma soprattutto perché è visibilmente diversa da tutte le altre serie, non solo quelle Marvel, perciò potrebbe portare qualche cambiamento importante in tv. WandaVision infatti è strana: non si può inquadrare in un solo genere e nemmeno in un formato preciso. E siccome i trailer usciti finora hanno sollevato domande, anziché soddisfarle, qui proviamo a rispondere a qualcuna. Specie per chi con il mondo Marvel non ha molta dimestichezza.
– Cos’è WandaVision?
– Di cosa parla?
– Com’è fatta?
– Perché proprio la sitcom?
– Cos’è questa storia delle pubblicità?
– Ma quindi ci capirò qualcosa?
– La serie si collega all’universo Marvel?
– Già, i fumetti, c’entrano anche loro?
– Quindi, c’è qualcosa da vedere per prepararmi?
Cos’è WandaVision?
È la prima serie tv Marvel a uscire in esclusiva su Disney Plus. Con il suo rilascio si apre anche la cosiddetta Fase 4 del Marvel Cinematic Universe (la terza fase si era chiusa nel 2019, con i film Avengers: Endgame e Spider-Man: Far from Home). Ossia, l’insieme dei film e delle serie tv Marvel che usciranno nei prossimi anni e si occuperanno di personaggi finora rimasti piuttosto defilati, connettendone le storie tra loro.
La data di uscita di WandaVision è stata fissata per il 15 gennaio, quando Disney Plus ne rilascerà i primi due episodi. I successivi usciranno uno alla volta ogni venerdì, seguendo la strategia settimanale che Disney Plus ha applicato finora alla maggior parte delle sue serie tv. In tutto gli episodi sono 9, e dal momento che WandaVision è una miniserie non è prevista un’altra stagione – anche se su questo punto è meglio non essere mai troppo certi, soprattutto nel caso il successo previsto si confermasse.
WandaVision è stata creata da Jac Shaeffer, regista e sceneggiatrice americana che con il mondo Marvel ha già avuto qualche esperienza: le sceneggiature dei film Captain Marvel e Black Widow (che uscirà in primavera) sono state scritte da lei. La regia di tutti gli episodi è stata affidata invece a Matt Shakman, che per Marvel non ha mai lavorato, ma in passato ha diretto episodi di serie molto importanti, comprese Il Trono di Spade, The Boys e Succession.
Il modo in cui WandaVision è scritta e diretta è ciò che la distingue dalle serie tv prodotte finora. E, si dice, potrebbe avviare anche un cambiamento stilistico che caratterizzerà le altre produzioni della Fase 4 di Marvel. WandaVision ha le sembianze di una sitcom vintage, infatti. Ma il suo aspetto confortevole lascia trasparire pian piano un profondo senso di disagio, finché non subentra l’azione supereroica più tipica di Marvel.
Come spesso si dice con i film e le serie tv che si rifanno al vecchio cinema o alla vecchia tv, Schaeffer ha definito WandaVision “una lettera d’amore all’età d’oro della televisione”. Il capo di Marvel Studios, Kevin Feige, è stato invece più sul concreto, descrivendola “metà sitcom anni Sessanta, metà spettacolare come il Marvel Cinematic Universe, ispirata dal Dick van Dyke Show”.
Di cosa parla?
È abbastanza difficile spiegarlo con precisione, perché sulla trama è stato mantenuto parecchio riserbo. Ad ogni modo, la serie ha per protagonista la coppia di supereroi Wanda Maximoff e Visione, che anche qui – come nei film – sono interpretati da Elizabeth Olsen e Paul Bettany.
Gli episodi sono ambientati nell’immaginaria Mestview, una cittadina di periferia dove Wanda e Visione hanno deciso di ritirarsi per vivere una vita tranquilla e senza dover scomodare i propri poteri. La loro quotidianità è esattamente come in una sitcom, risate di sottofondo annesse. Ogni episodio racconta un decennio diverso, prendendo quindi le sembianze e lo stile tipici delle sitcom di quel periodo. Pian piano però i due protagonisti si accorgono che qualcosa non va e la loro vita non è come sembra: dietro il mondo delle sitcom si nasconde un mistero.
Qui entrano in gioco i rispettivi percorsi dei personaggi, ma non c’è da spaventarsi. Basta sapere che Wanda è uno dei supereroi più potenti dell’universo Marvel, dotata – tra le altre cose – del potere della telecinesi e di alterare la realtà; Visione è invece un androide capace di volare e sparare laser. Nei film precedenti tra i due nasceva una relazione, almeno fino alla morte di lui.
Se si considera che WandaVision è ambientata dopo questi eventi, è facile capire perché l’ipotesi più solida sulla trama è che Wanda e Visione non stiano vivendo nella realtà. Perciò la serie dovrebbe seguirli mentre prendono coscienza di trovarsi intrappolati in un mondo dove tutto è illusione, dalla sitcom al resuscitare di Visione. Su questo, però, è meglio tornare più avanti.
Com’è fatta?
In maniera molto strana, ma anche molto bella. O almeno così sembra. WandaVision è difficile da incastonare in un genere o in un formato, perché cambia in continuazione. Il filo conduttore da seguire, comunque, sta nella storia della televisione e più precisamente nell’evoluzione della sitcom. Per intenderci, è come se ciascun episodio fosse stato preso da una sitcom di un decennio diverso. Per questo motivo Variety ha detto che è una serie fatta per essere vista di settimana in settimana.
Man mano che si procede non cambiano solo la forma e lo stile, però, ma anche il modo in cui gli episodi sono stati girati. Il primo episodio, ad esempio, rientra nei canoni di una sitcom degli anni Cinquanta: dura 30 minuti, è in bianco e nero e recitato in maniera molto teatrale, poiché in quel periodo le sitcom venivano girate davanti a un pubblico vero. Anche qui le riprese sono avvenute in presenza del pubblico, comportando ritmi di lavoro diversi, più rapidi e con tanti cambi di scena. Elizabeth Olsen lo ha definito un metodo snervante, che le “ha mandato totalmente il cervello in confusione”. “Quando abbiamo aggiunto la quarta parete,” ha detto Olsen “è stato un sollievo”. Il secondo episodio si sposta poi negli anni Sessanta, le risate diventano registrate, e così via fino ad arrivare ai decenni più recenti, a colori e con episodi più lunghi.
Insomma, WandaVision è il risultato di un gran lavoro di scenografie, costumi, fotografia e soprattutto di studio delle sitcom andate in onda negli ultimi cinquant’anni. Con una costante attenzione al punto più critico: ricrearne gli aspetti più confortevoli, evitando di farli percepire come una parodia del passato. Il che – almeno per ora – fa di WandaVision tanto una serie di supereroi quanto una specie di manuale della comicità televisiva sceneggiata.
Perché proprio la sitcom?
Perché è un genere altamente confortevole e – cosa ancora più importante – senza tempo. D’altronde, le sitcom sono fatte apposta per intersecarsi con la quotidianità delle persone e permettere loro di sentirsi sempre connesse alla storia, in qualsiasi momento la guardino.
Nel cercare fonti di ispirazione, i creatori si sono focalizzati sulle sitcom famigliari, scegliendo tra queste quelle che davvero sono invecchiate bene. In particolare, i punti di riferimento sono due: il Dick van Dyke Show, una sitcom degli anni Sessanta sulla vita perlopiù casalinga di un autore televisivo newyorkese interpretato da Dick van Dyke, che peraltro ha fatto da consulente alla serie; Gli amici di papà (Full House), che andò in onda negli anni Novanta e raccontava di un presentatore sportivo rimasto vedovo, impegnato a crescere tre figlie con l’aiuto di due suoi amici.
Per ogni decennio ci sono poi altri riferimenti: Lucy ed io (I Love Lucy) per gli anni Cinquanta; Vita da strega (Bewitched) e Strega per amore (I Dream of Jeannie) per gli anni Sessanta; La famiglia Brady (The Brady Bunch) per gli anni Settanta; Sposati… con figli (Married… with Children) e Pappa e Ciccia (Roseanne) per gli anni Ottanta e Novanta. Il tutto, legato dalle musiche dei coniugi Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, già premio Oscar per la colonna sonora di Frozen e di Coco.
WandaVision non ricorda solo sitcom confortevoli, però. Per quanto riguarda la parte più misteriosa e surreale, Variety l’ha definita una specie di Ai confini della realtà, la serie di fantascienza degli anni Sessanta, composta da episodi diversi e piuttosto inquietanti.
Cos’è questa storia delle pubblicità?
Nulla che convenga mandare avanti, quindi via il dito dallo schermo (o dalla tastiera, o dal telecomando). Durante gli episodi di WandaVision ci saranno alcune interruzioni pubblicitarie, che però non avranno alcuno scopo commerciale. I loro contenuti saranno collegati al passato di Wanda e Visione, e ad altri personaggi del mondo Marvel. La loro funzione più importante comunque è narrativa: lasciare presagire l’incombere di una presenza malvagia e interferire con la vita di Wanda, permettondole di accorgersi che sta vivendo in un mondo illusorio.
Ma quindi ci capirò qualcosa?
Sì, non c’è bisogno di scoraggiarsi. WandaVision si prospetta abbastanza piena di easter eggs (cioè riferimenti più o meno nascosti all’universo Marvel) per gli appassionati, ma sarà seguibile anche da chi non ha mai visto un film o una serie tv della Marvel. Per farla semplice, ci si può immaginare la serie come composta da più strati: quelli superficiali sono comprensibili a tutti, mentre quelli più profondi contengono dettagli che solo chi ha visto parecchi film Marvel potrà cogliere meglio. Un po’ come spesso accade in questo tipo di contenuti.
Se la cosa non vi convince ancora, Kevin Feige l’ha messa giù in maniera simile, riferendosi in particolare alla questione delle pubblicità: “Se è la primissima volta che si guarda qualcosa della Marvel, è soltanto una versione strana di una pubblicità anni Cinquanta o Sessanta che puoi capire solo continuando a guardare la serie. Se invece hai guardato i film, potresti essere in grado di connettere cosa quegli elementi significhino rispetto al passato.” Tranquilli, adesso?
La serie si collega all’universo Marvel?
Ovviamente sì. Anche perché non si tratta di una di quelle di serie tv Marvel prodotte in passato per Netflix, come Jessica Jones. WandaVision è la prima serie davvero costruita per inserirsi in un progetto più ampio che intreccia produzioni televisive e cinematografiche Marvel.
Secondo Variety, gli episodi di WandaVision si collegheranno direttamente al film Doctor Strange in the Multiverse of Madness, che uscirà nel 2022 e vedrà proprio il personaggio di Elizabeth Olsen affiancare quello di Benedict Cumberbatch.
Inoltre ScreenRant ha detto che la serie introdurrà il personaggio di Monica Rambeau, che nel 1995 comparì nel film Captain Marvel quando ancora era una bambina. Nel corso degli episodi si scoprirà cosa le sia successo in questo tempo (“Qualcosa di inquietante”, ha detto la sua interprete Teyonah Parris), per poi vederla tornare in Captain Marvel 2.
Bisogna capire inoltre come si collegherà il personaggio di Agnes, la vicina di casa chiassosa interpretata da Kathryn Hahn. Agnes ha un passato misterioso, nel quale la serie si addentrerà. “In tutte le sitcom classiche, c’è sempre quella persona che butta giù la porta e si siede sul divano, ma non si viene a sapere mai niente su di lei,” ha detto Hahn. Qualcuno però ha avanzato l’ipotesi che si tratti del personaggio di Agatha Harkness (Agnes sarebbe l’unione dei due nomi), una strega che in alcuni fumetti della Marvel fa da mentore a Wanda.
Già, i fumetti, c’entrano anche loro?
Pare proprio di sì, soprattutto se si considera che molti appassionati, una volta uscito il primo trailer, sono andati a cercare delle risposte proprio lì. La teoria più solida sulla trama della serie (quella per cui le sitcom in cui vivono i protagonisti sono tutta un’illusione) viene dal fumetto House of M, pubblicato per la prima volta nel 2005.
Per farla molto breve, House of M è un fumetto crossover nel quale compaiono sia gli Avengers sia gli X-Men. Gli eventi sono collocati dopo la morte di Visione, che provoca a Wanda un crollo nervoso e la conseguente incapacità di controllare i suoi poteri. Per sfuggire al dolore, Wanda cade in una specie di stato psicotico. E siccome – ricordiamolo – può modificare la realtà, crea un mondo immaginario dove vive felice con Visione, dal quale ha anche dei figli. A bucare, per così dire, la sua bolla è il Professor X, che cerca di riportarla alla realtà ed evitare che abusando dei suoi poteri Wanda possa mettere in pericolo l’umanità.
Se davvero seguisse House of M, WandaVison introdurrebbe i mutanti nel Marvel Cinematic Universe. Ma si tratta solo di supposizioni, che Vox ha peraltro freddato sostenendo che ci sarebbe troppo materiale da coprire in una sola serie. Anzi, miniserie.
Resta comunque il fatto che parecchi elementi nei trailer (Vox li ha analizzati per bene) fanno pensare che WandaVision si ispiri almeno in parte a House of M. Perciò dietro la confezione confortevole della sitcom, è molto probabile che la serie si sviluppi in un racconto sul trauma e sulla sua elaborazione.
Quindi, c’è qualcosa da vedere per prepararmi?
Secondo The Ringer, i film più importanti per prepararsi alla serie sono Avengers: Age of Ultron, Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War. Se però non avete tempo a sufficienza (sono pur sempre più di 7 ore complessive), potete ripiegare su Marvel Studios: Legends. Si tratta di una nuova docuserie che in ogni episodio riassume la storia di un personaggio diverso, mettendo insieme spezzoni di film Marvel. I primi due – non a caso – si focalizzano su Wanda e Visione, e durano poco meno di 10 minuti.
Non c’è bisogno di affannarsi, comunque. WandaVision dovrebbe sembrarvi accessibile anche se di Marvel e dei suoi supereroi non avete mai sentito parlare. Anzi, potreste partire proprio da qui per fare un bel percorso a ritroso.