Apple TV+RecensioniSerie TV

A “The Buccaneers” non si resiste

Piccola postilla prima di iniziare: questa recensione si basa su tutti gli otto episodi di “The Buccaneers”.

Ai compunti estimatori del dramma in costume, l’impatto con The Buccaneers potrebbe procurare un principio di smarrimento. Siamo nel 1870, ci sono carrozze e corsetti, e quattro damigelle più una sposa che corrono, schiamazzano, si scambiano maliziosi consigli d’amore, tracannano champagne dalla bottiglia, e si dilettano con naturalezza nella molto femminile abitudine di farsi compagnia al gabinetto, come se fosse un qualsiasi episodio di Girls. D’altronde, dice anche la sigla tra fiori al neon che sbocciano graziosi e prepotenti, le ragazze americane sono gentaglia onesta, sfacciata, rumorosa, si muovono in gruppo sulle note di Taylor Swift e Olivia Rodrigo, e hanno animi ben meno posati delle dame infiocchettate viste finora su schermo (fantasie di Sofia Coppola a parte).

Così si è ben lieti di cogliere l’invito di Apple TV+ a riscoprire l’opera ultima di Edith Wharton, autrice newyorkese facoltosa e cosmopolita, premiata con un Pulitzer (la prima donna a riuscirci) per il racconto dell’epoca dorata – la Gilded Age – in cui era cresciuta e nella quale provò a rifugiarsi di nuovo alle porte della Seconda guerra mondiale, con una storia di solidarietà femminile piuttosto insolita per il suo stile. Nel romanzo, però, Wharton infilò così tanti personaggi da finire ingarbugliata tra le linee narrative; si bloccò, tornò indietro, si mise a rifinire, correggere, riscrivere, finché una morte improvvisa non ne lasciò incompiute le intenzioni. Negli anni Novanta la scrittrice Marion Mainwaring ne riprese gli appunti per formularne un finale (non le andò benissimo), poi BBC ritentò con una miniserie. Adesso è il turno della comica Katherine Jakeways, che li ha rielaborati in una serie tv dalla vitalità squisita.

The Buccaneers-serie-tv-Apple-recensione
Apple TV+
Il punto di partenza sono i pomposi palazzi newyorkesi della nuova élite arricchita, alla quale non manca più niente per affermarsi, eccetto i titoli nobiliari. Perciò, quando la disinvolta e nera Conchita (Alisha Boe) riesce a sposare un bianchissimo lord inglese, al suo trasferimento a Londra si uniscono anche le sue migliori amiche. Da un lato ci sono le sorelle Lizzy e Mabel Elmsworth (Josie Totah e Aubri Ibrag), una timida e raffinata, l’altra tutt’altro che aggraziata. Dall’altro Jinny e Nan St. George (Imogen Waterhouse e Kristine Froseth), anche loro sorelle, con un’opposta inclinazione a rimodellare sé stesse per trovare marito. Sono loro le “bucaniere” del titolo, ben preparate dalle rispettive famiglie a gettarsi nel mercato estivo dei matrimoni per fare razzia di giovanotti titolati, ammaliandoli con spontaneità studiata. Mentre dall’altro capo dell’oceano, ad attenderle con storcimenti di naso, c’è un’aristocrazia in decadenza e assai bisognosa del loro denaro.

Se la stagione degli amori e lo scontro culturale che si preannunciano vi ricordano Bridgerton e The Gilded Age, la coincidenza è probabilmente voluta. Per garantirsi la sopravvivenza televisiva, The Buccaneers prende dall’una e dall’altra formula (o forse sono loro ad aver preso da Wharton), ma poi imbocca una direzione tutta sua. Gli episodi confezionano feste sbottonate, dove il sesso – se c’è – è casto, e le protagoniste faticano a farsi apprezzare dalle nuove etichette, finendo per seguire più l’istinto. A muoverle, infatti, è una gioia di vivere, un’apertura fisica ed emozionale che le controparti maschili, cresciute nella riservatezza e compostezza dei loro castelli inglesi, non hanno mai conosciuto. L’attrazione è immediata, non c’è bisogno di corteggiamenti lunghi e sospirati, e la serie abbandona presto i binari prestabiliti.

Anche il solito triangolo amoroso che fa da trama principale, elevando la ribelle e intelligente Nan a protagonista austeniana, si tiene qualche svolta nella manica. Il suo perpetuo vacillare tra Theo (Guy Remmers), un duca ambitissimo ma schivo, e il passionale Guy Thwarte (Matthew Broome), erede di una casata caduta in disgrazia, lascia intuire un epilogo rassicurante. Su quale sia di preciso, però, qualche dubbio permane.

The Buccaneers-serie-tv-Apple-recensione
Apple TV+

Perché il vero focus della serie – scritta da una squadra di sole sceneggiatrici – è solo in apparenza sul sentimento. Ad animarla è il solido temperamento con cui le protagoniste affermano sé stesse e si sostengono a vicenda. Per quanto incappino in mariti abusanti, cedano a invidie e litigi, s’incastrino in relazioni infelici, rivelino i reciproci segreti più compromettenti, le ragazze americane di The Buccaneers, reagiscono, agiscono, e sanno come ritagliarsi una perfetta scappatoia.

Nel raccontarle, la scrittura è tutt’altro che sottile. Ma ogni elemento del romanticismo in costume viene posizionato con una precisione e un’arguzia tali da rendere difficile resisterle. I temi pregnanti ci sono, senza bisogno di chiamarli per nome. L’ironia è pungente, specie quella inglese. E la conclusione apre sapientemente le porte a una seconda stagione che un po’ scoccia dover aspettare. Perché The Buccaneers non sarà nuova, ma è fresca.

“The Buccaneers” è su Apple TV+ ed è composta da 8 episodi lunghi 46-56 minuti. I primi tre episodi sono disponibili da subito, poi uno alla settimana.

Guarda il trailer

Immagine di copertina: Apple TV+

Leggi anche

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *