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‘The Assassination of Gianni Versace’, ritratto psichedelico di un serial killer

In definitiva, Ryan Murphy si potrebbe considerare un maestro della morbosa curiosità hollywoodiana. Abile, e soprattutto appassionato, nel scegliere episodi leggendari, leggerne succosi bestseller e tradurli in immagini romanzate, acuendo lo sguardo oltre la coltre delle dicerie più note. Due (almeno per ora) i filtri scelti per raccontarli: la faida storica da un lato e il crime fallimentare dall’altro. Proprio con quest’ultima lente Murphy – insieme all’autore inglese Tom Rob Smith – ha approfondito i retroscena di uno dei casi della sfortunata estate del 1997. Il risultato, The Assassination of Gianni Versace, ha appena debuttato su FX e in Italia su Fox Crime (ogni venerdì alle 21.05).

Attenzione, però. Perché per la seconda stagione dell’antologica American Crime Story, l’omicidio dell’influente stilista italiano non è che un pretesto per riavvolgere il nastro e ripercorrere i mesi precedenti, con una delle cacce all’uomo più disastrose dell’FBI. Il primo episodio parte proprio dall’assassino di Versace davanti alla sua tenuta di Miami, iniziando nel frattempo a entrare nella vita di Andrew Cunanan, il serial killer che prima di arrivare alla sua vittima più celebre si dilettò in una rapidissima scia di efferati omicidi.

The Assassination of Gianni Versace-recensione
YouTube/TV Promos

Alternando le sfumature calde degli esterni alla cupezza psichedelica degli interni, il puzzle si rifà a Vulgar Favors, pubblicato nel 1999 dalla giornalista Maureen Orth. Se tuttavia la pluripremiata The People v. O. J. Simpson utilizzava la cronaca per parlare anche di discriminazione razzista e femminile, qui Murphy dedica ampio spazio alla tendenza omofobica degli anni Novanta, oltretutto ostacolo parziale alle indagini su Cunanan.

The Assassination of Gianni Versace-recensione
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Deriva che rallenta non poco il fluire degli eventi, sebbene questi ultimi non siano la ragione principale per cui guardare la serie. Come per la stagione precedente, The Assassination of Gianni Versace spicca per i ritratti dei personaggi coinvolti e le loro interpretazioni. Su tutti, il narcisismo di Cunanan – portato all’estremo antisociale – e il piglio affascinante della misteriosa Donatella Versace. Il lavoro svolto da Darren Criss e Penélope Cruz è infatti minuzioso (fatta eccezione per qualche traccia di accento spagnolo), senza dimenticare la somiglianza di Édgar Ramírez al vero Gianni Versace. Meglio soprassedere, invece, sul debutto plastico e telenovelico di Ricky Martin nel ruolo di un Antonio D’Amico, compagno dello stilista.

Il momento migliore? Cunanan che, davanti a un televisore sintonizzato sulla notizia dell’omicidio di Versace, mima la reazione della vicina. Una mano alla bocca per fingere stupito dispiacere, gli occhi stretti in un sorriso di maligna soddisfazione.

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