I Tonfi e Trionfi di novembre 2019
Uno pensa che il penultimo dell’anno sia un mese un po’ così, che se ne stia quieto e quasi invisibile tra la ripartenza della stagione televisiva e il fervore natalizio. E invece il novembre di questo 2019 ha portato tra le serie tv novità e ritorni di gran peso, indipendentemente dall’esito trionfante e tonfante. Eccoli tutti, dal più coraggioso al meno virtuoso.
No, The Crown non c’è. Tutti gli sforzi si sono concentrati nell’intercettare un molleggiato assai sfuggente.
Il meglio e il peggio delle serie tv di novembre 2019
Tonfi: La svista di Caterina la Grande
Se metti Helen Mirren in versione sovrana leggendaria, la contorni di interpreti eccellenti, affidi il gruppo a uno dei registi di The Crown e irrori il tutto con le risorse di HBO, il successo è quasi garantito. Quasi. Perché se poi anziché concentrarti su quel che rende unico il personaggio – la più longeva e illuminata imperatrice russa, seppur con molte contraddizioni – viri verso la morbosità per il suo appetito sessuale, lo sforzo si annulla. Specie se si tratta delle stesse leggende diffuse per sminuire il valore storico di una donna dalla personalità più che dominante.
Trionfi: L’insolita Scatola nera
La prima serie italiana in esclusiva su Amazon Prime Video è un esperimento intrigante. Una commedia su un gruppo di attori che è anche dramma e pure crime, al cui interno si svolge un’intera pièce teatrale e si assiste a un’ottima retrospettiva dei tanti lati oscuri della psiche umana. Volutamente prevedibile, intriga lo stesso e lascia con la fame di assaporarne ancora. Ma tant’è è passata inosservata. A cosa serve, di grazia, l’esempio del marketing di Netflix se poi non lo si usa quando serve?
Tonfi: Oltre la soglia e il viziaccio del buonismo
La premessa della fiction sui disturbi psichiatrici in adolescenza, interessante lo sarebbe stata per davvero. Poi però è subentrata tronfia la solita gestione scellerata à la généraliste. Ormai l’accuratezza scientifica e una solida protagonista come Gabriella Pession non possono mica salvare una scrittura povera, interpreti così così e soprattutto il buonismo che ogni pathos uccide. A tal proposito, qualcuno dica agli sceneggiatori italiani che la noiosa deriva compassionevole non si scaccia infarcendo le scene di birre, pillole e diversi paia di jeans strappati rigorosamente neri.
SuperTrionfo: The End of the F***ing World
James e Alyssa sono tornati, avventurandosi in una storia non poi molto diversa da quella precedente. La loro seconda stagione in tv è più debole dell’esordio e pertanto esagera sulle stranezze. Ma poco importa, perché la forza sta tutta nella precisione con cui questa serie sa raccontarne le emozioni, il disagio esistenziale di ragazzini che si sentono sempre fuori dal mondo (quale adolescente di oggi non ha un cellulare?). Così s’inizia ridendo e si finisce struggendosi di tenerezza con lo stomaco che fa male. Ancora una volta.
SuperTonfo: L’imprendibile Adrian
Forse Adrian passerà alla storia come il più grande mistero della tv italiana. Una figura mitologica, di quelle che si passa una vita ad avere il dubbio che siano esistite veramente. La combo Celentano cartoon utopico (per i suoi muscoli) + Celentano umano distopico (per i sermoni su un futuro che è già passato) è pressoché impossibile da vedere. Ha aperto l’anno tv, si è invertita d’ordine (cose vietate ai minori, dicono), poi è sparita per migliorarsi, e adesso è tornata con più ospiti acchiappa-ascolti, ma costringe a vederla in diretta, o mai più. Qui, infatti, la replica streaming non esiste. E non si capisce se perché sia roba preziosa oppure Mediaset se ne vergogni un po’.
La rimandata del mese: The Morning Show
Bella l’idea del titolo finora più importante del nuovo serivizio streaming Apple TV+. Bella cioè l’idea di trarre finalmente spunto da quel caos provocato da Weinstein e dal #MeToo, senza moralismi né timori reverenziali, ma soltanto per quel che realmente è: un casino di emozioni contrastanti. Peccato, però, che la serie si fermi troppo spesso a compiacersene, rallentando non poco il ritmo del racconto. Ma a prenderla per mano c’è un trio protagonista che brilla, non si sa se più per gli interpreti favolosi (Aniston-Witherspoon-Carell) o la scrittura complessa dei loro personaggi.
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