Tutto quello che c’è da sapere su ‘Romulus’
Più o meno chiunque sia provvisto di uno schermo o di una connessione internet si sarà accorto dell’uscita imminente di Romulus, la serie tv italiana ambientata 2800 anni fa, prima della nascita di Roma. Romulus è co-scritta e co-diretta dal regista Matteo Rovere ed è parecchio attesa per almeno due motivi. Il primo è che la serie è una specie di ampliamento di Il primo re, il film del 2019 diretto dallo stesso Rovere, che raccontava il mito di Romolo e Remo in maniera piuttosto ambiziosa per gli standard del cinema italiano. Il secondo è che Romulus è un progetto forse anche più ambizioso, basato su un grande sforzo produttivo e una cura minuziosa dei dettagli storici. Per questo potrebbe diventare una base molto solida per il futuro delle serie tv italiane e guadagnarsi una certa importanza anche all’estero.
Romulus però non è una serie per tutti: come il film è abbastanza esplicita, violenta, cruda. E siccome i primi due episodi andranno in onda stasera (su Sky Atlantic HD, Sky Go e Now TV), qui trovate un po’ di informazioni per orientarvi sul da farsi. Cioè se optare per qualcosa di più leggero oppure scegliere di vederla per non restare indietro con tutti i discorsi che ne seguiranno. Magari tappandovi occhi e orecchie ogni tanto.
Cos’è Romulus, innanzitutto
Matteo Rovere ha detto che Romulus “è un po’ parente del film Il Primo Re, ma stavolta è un mondo ancor più ambizioso e incredibile.” L’idea, ha spiegato Rovere, è “approfondire il mito fondativo di Roma, che nello spazio seriale trova la migliore forma per essere raccontato agli spettatori”. Tuttavia, sugli eventi che davvero portarono alla nascita di Roma nel 753 a.C (almeno questa è la data convenzionale fissata dagli storici) non si hanno molte fonti attendibili. Perciò la serie prova semplicemente a immaginarsi quello che potrebbe essere successo, contornando la storia di una ricostruzione il più accurata possibile dei luoghi, dei costumi, delle usanze del periodo.
Per questo motivo finora si è parlato di Romulus facendo riferimento a un “realismo immaginario” o un “realismo reinventato”. Il paragone più immediato (e forse anche il più scontato) è quello con Il Trono di Spade. La serie tv fantasy di HBO racconta una storia del tutto inventata in un mondo altrettanto inventato, ma ricrea in maniera puntigliosa usi, costumi, tecniche di battaglia medievali. Con le dovute proporzioni, Romulus le somiglia anche per la grandezza delle risorse impiegate.
La prima stagione di Romulus è costata oltre 20 milioni di euro, con l’impiego di centinaia di comparse, effetti speciali e interi villaggi ricostruiti appena fuori dal centro di Roma. A ciò si aggiunge la questione della lingua: Romulus è tutta recitata in protolatino, un latino arcaico che non è mai esistito davvero. Alcuni semiologi dell’Università La Sapienza lo avevano già ricostruito per Il primo re. Ma per la serie – dove ci sono molti più dialoghi – lo hanno perfezionato e indurito per renderlo ancora meno artificiale. (Chi si stesse già preoccupando riponga il dizionario del liceo: ci sono sia il doppiaggio che i sottotitoli.)
È chiaro insomma che Romulus sia un progetto già partito con lo scopo di raggiungere standard produttivi e un livello di realismo superiori a quanto visto fin qui in Italia. Oltre a Sky Studios e Groenlandia (la casa di produzione di Rovere), la serie è prodotta dalla britannica ITV Studios e da Cattleya, ossia la stessa società di produzione di Romanzo Criminale, Gomorra, Suburra e ZeroZeroZero.
Considerata poi la mole del progetto, Matteo Rovere (regista di Veloce come il vento e Smetto quando voglio) non ha lavorato alla serie da solo. Nella regia si è fatto affiancare Michele Alhaique (Non uccidere) ed Enrico Maria Artale (Il terzo tempo). Nella sceneggiatura ha collaborato invece con Filippo Gravino (Il primo re) e Guido Iuculano (Una vita tranquilla).
Cosa c’è di diverso da Il primo re
La storia che racconta, in buona sostanza. Sia il film che la serie parlano dell’origine della città di Roma. Il primo re seguiva però la leggenda di Romolo e Remo narrata nel corso dei secoli da diversi storici e autori, compreso Virgilio. Romulus invece si colloca ancora prima: segue una storia più ampia e completamente immaginaria, che cerca di mettere insieme le tante versioni del mito fondativo di Roma con le pochissime fonti storiche a disposizione.
Inoltre Il primo re seguiva un gruppo molto ristretto di uomini e il suo viaggio lungo le sponde del Tevere per raggiungere l’area dove poi sarebbe stata fondata Roma. Romulus espande invece la propria visione ai diversi regni laziali che si pensa vivessero sul territorio in epoca preromana.
Più che un prequel o un adattamento televisivo, Romulus può essere quindi considerata uno spin-off di Il Primo Re. Anche se Matteo Rovere ha spiegato che nella sua testa la serie è nata molto prima del film.
La trama
Romulus è una di quelle serie corali, con tanti personaggi da seguire e parecchie linee narrative che si intrecciano. Tant’è che Rovere ha già detto di volerne sviluppare più stagioni.
I 10 episodi sono ambientati nel Lazio dell’ottavo secolo avanti Cristo. Qui i trenta popoli della Lega Latina vivono da anni sotto la guida di un solo re, almeno fino al suo esilio per volere degli dei. Quel che succede dopo viene raccontato attraverso gli occhi di tre ragazzi: Yemos (Andrea Arcangeli), un principe leale spodestato dallo zio; Wiros (Francesco Di Napoli), uno schiavo poco prestante ma intelligente; e Ilia (Marianna Fontana), una giovane vestale che diventa guerriera per vendetta. “Tra battaglie feroci e riti arcani, ambizioni umane e destini sovrannaturali, le loro giovani vite saranno stravolte per sempre. Le loro gesta cambieranno il loro mondo e daranno origine alla leggenda.”
Al di là del contesto primitivo, comunque, Romulus parla di potere e del modo in cui le sue dinamiche pervadono storie personali, amicizie e amori. Il che rende attuale la serie e dà la possibilità di immedesimarsi nei personaggi.
Peplum, non peplum (e il protolatino)
Finora si è parlato di Romulus come una serie identificabile nel genere peplum. Ossia, quel tipo di film storici molto in voga fino agli anni Sessanta (i vari Ben Hur, Spartacus, Cleopatra, per intenderci), che raccontavano perlopiù miti greco-romani con grande sfarzo produttivo, attori dai fisici statuari e grandi battaglie.
Matteo Rovere ha però definito più volte Romulus come “la ripresa, ma anche l’antitesi” del peplum. La serie se ne discosta infatti per il suo estremo realismo. In questo senso la scelta del protolatino è stata voluta da Rovere proprio per discostarsi dall’effetto – per così dire – patinato di tanti film e serie tv che hanno raccontato epoche arcaiche facendo parlare ai protagonisti lingue pulite, fluenti e corrette.
I dialoghi in protolatino di Romulus sono grezzi, duri e certo non semplici da interpretare (“La testa mi andava in pappa” ha detto l’attore Sergio Romano). Eppure sono uno degli elementi più aiuta a immergersi nell’atmosfera primitiva della serie.
Com’è stata creata Romulus
Con tempi di produzione molto più lunghi rispetto alle normali serie tv italiane, il che ha consentito curarne bene i dettagli. Prima dei sei mesi di riprese, ce ne sono voluti diversi altri di ricerca degli attori, sviluppo delle scenografie e coordinazione delle sequenze di battaglia.
Nessuna delle scenografie di Romulus è stata costruita in teatri di posa. Gran parte dei villaggi è stata ricreata in un’area vicina al parco divertimenti Cinecittà World, a sud-ovest del centro di Roma. Il resto delle riprese si è svolto “in location impervie e con tutte le possibili condizioni atmosferiche,” ha detto Rovere. “Alcuni dei nostri set erano raggiungibili solo camminando a lungo sottoterra, all’interno di cunicoli stretti quanto una persona e costantemente bagnati dai rivoli d’acqua. Trasportavamo attrezzature o elementi di scenografia, con centinaia di persone tra troupe, attori, figurazioni, bambini, persino i lupi,” ha aggiunto Enrico Maria Artale. La postproduzione invece è avvenuta durante il primo lockdown, nella primavera scorsa.
Attori, fotografia, costumi
Per essere una serie di simili ambizioni, Romulus non si basa sull’attrattiva dei suoi attori. Rovere ha detto di aver cercato a lungo gli interpreti più credibili (e quindi non per forza perfetti fisicamente) e in grado di elevare con le proprie interpretazioni la qualità della storia. Questo è il motivo per cui non si vedono attori molto conosciuti. Chi ha qualche dimestichezza con film e serie tv potrebbe comunque riconoscere Andrea Arcangeli (Domani è un altro giorno), Marianna Fontana (Indivisibili), Massimiliano Rossi, Giovanni Buselli e Ivana Lotito (Gomorra), e Vanessa Scalera (Imma Tataranni).
L’altra parte del realismo si deve poi alla fotografia, che anche nel Primo re aveva un ruolo importante. A curarla è stato Vladan Radovic, che ha detto di aver lavorato con i riflessi della luce naturale, il fuoco, la nebbia per creare una specie di “realtà fantastica”.
Per l’intera ricostruzione storica, Romulus si è affidata all’aiuto di archeologi, storici, latinisti, etruscologi, unendo alle loro fonti (molte delle quali rinvenute nelle tombe) un lavoro di immaginazione. Al contrario di popoli a loro contemporanei – come i Greci o gli Egizi – le tribù laziali non erano infatti così evolute da lasciare una traccia scritta o disegnata dei propri usi e costumi. Vi basti comunque sapere, nel caso vi perdeste del marasma delle battaglie, che ogni tribù ha costumi di colori e materiali diversi. Manca solo l’azzurro: all’epoca in quel territorio non si trovavano i lapislazzuli, cioè le pietre preziose da cui si otteneva questo colore.
Infine, foste parecchio impressionabili, tenete sempre presente che è tutta finzione e buon lavoro degli effetti speciali. Gli animali usati nei riti sacri sono tutti fatti al computer, crine compreso. E i vari corpi smembrati – fortunatamente – non sono che manichini con un trucco prostetico molto accurato, peli compresi.
Cosa si dice di Romulus
Già un anno fa, in fase di riprese, alcuni giornalisti in visita sul set di Romulus avevano espresso pareri abbastanza entusiasti. Le recensioni uscite dopo l’anteprima della serie – presentata alla Festa del Cinema di Roma nell’ottobre scorso – hanno confermato le prime impressioni.
In generale ci sono stati molti riferimenti al Trono di Spade, all’esportabilità della serie e alla musicalità del protolatino. (“Dopo un po’ l’effetto era lo stesso di quando guardi una serie in lingua originale molto originale, tipo islandese, polacco, svedese, ebraico/arabo: in mezz’ora ti abitui e in un’ora cominci anche a riconoscere qualche parola” ha scritto Paola Zanuttini su Repubblica).
Gabriele Niola di Bad Taste invece ha espresso un punto molto interessante sul rapporto che la serie imposta con lo spettatore attraverso una violenza animalesca. “La serie non tira mai indietro il braccio di fronte alla plausibilità di un mondo che da poco è uscito dalla fase primitiva ma non vuole nemmeno sfociare apertamente nel durissimo. Ci tiene ad un pubblico largo.” Niola è rimasto più equilibrato anche rispetto agli elogi generali su Romulus. Secondo lui gli episodi sono scorrevoli ma non pongono abbastanza interrogativi da incentivare la curiosità. “Romulus insomma non vuole conquistare subito ma preferisce costruire con calma. Del resto anche Gomorra, sempre prodotta da Cattleya, era così.”
Comunque, un segnale davvero positivo per Romulus si avrà con i pareri della critica straniera, soprattutto anglofona. Grazie alle società internazionali che la producono – cioè Sky Studios e ITV Studios – la serie sarà distribuita in diversi paesi. Variety ha detto che i diritti di Romulus sono già stati acquistati da alcune reti televisive in Germania, Russia e Grecia; inoltre nel nord e centro Europa sarà distribuita da HBO Europe. Infine Sky ha avviato alcune trattative per vendere la serie anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.