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Non diffidate da “Call My Agent – Italia”

La peggior condanna, per un paese già quasi privo di uno star system, è avere artisti che si prendono troppo sul serio. Così quei pochi disposti a ridere di sé stessi sono trattati come creature rarissime, inseguiti, venerati, consumati, chiamati a tenere in piedi il mestiere di spalle poco stimolanti e copioni bisognosi anche delle loro peggiori battute.

All’autoironia di questi pochi divi, la versione italiana di Call My Agent ha dato finalmente un degna cornice. L’ha presa in prestito da quella serie francese (divenuta visione obbligata nella cerchia degli spettatori sofisticati) ambientata in un’influente agenzia di talenti, dove le star interpretano una versione molto caricaturale di sé stesse e un gruppo di agenti tenta di maneggiarne la carriera, gestendo con affanno le loro crisi esistenziali e le proprie.

Luoghi, situazioni, espedienti sono rimasti pressoché immutati. Ma dall’ossatura originale Call My Agent – Italia ha scartato quel che non le serviva, sostituendolo con finali meno consolanti e dettagli rubati all’industria dell’intrattenimento italiana con una certa bravura.

Negli uffici romani dell’immaginaria CMA, che gli artisti emergenti può permettersi di scartarli a priori, si esibiscono le locandine di grandi successi italiani e di un’unica occasione mancata (ricordare i fallimenti obbliga a essere performanti). I divi giocano con i propri tratti peculiari facendoli culminare in vezzi, debolezze, isterie, capricci (il perfezionismo di Paola Cortellesi, lo sprezzo per l’entusiasmo immotivato di Paolo Sorrentino, la schiettezza maldestra di Matilda De Angelis). Agenti e assistenti (alcuni già certezze, altri belle scoperte) sbraitano, manipolano, commettono leggerezze e poi se ne ansiano. Mentre Emanuela Fanelli, nel ruolo di diva mancata ma convintissima, cerca di accollarsi dove può e a chi non riesce a schivarla in tempo.

E poi c’è la scrittura di Lisa Nur Sultan (già sceneggiatrice di Sulla mia pelle), che finalmente non funge da strofinaccio nella bocca di attori pur bravi. Uno scambio di battute intelligente, ritmato, che segue le volubilità dei suoi personaggi, e per questo si esprime in maniera reale. Al parlare posticcio della tipica fiction nostrana, Call My Agent – Italia preferisce quello della pancia umana: accenti, imprecazioni e associazioni libere semplici, ma parecchio efficaci.

Il finale d’episodio è un dispiacere. Il dopo Boris è arrivato. Lo star system italiano forse è vivo.

“Call My Agent – Italia” va in onda su Sky Serie ogni venerdì alle 21.15. Gli episodi (in totale 6 lunghi circa un’ora) sono disponibili su Sky On Demand e Now.

Guarda il trailer

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