Netflix ha creato un laboratorio per gli sceneggiatori africani
Netflix ha mosso un altro passo nel suo obiettivo di espandersi in Africa. L’azienda streaming ha annunciato la creazione di un laboratorio che insegnerà agli sceneggiatori africani a sviluppare contenuti a episodi. Il programma si chiama Episodic Content Development Lab. A curarlo sarà la stessa Netflix insieme al Realness Institute, un’organizzazione africana no profit che aiuta i professionisti del mercato audiovisivo locale a formarsi e sviluppare i loro progetti.
In particolare, l’Episodic Content Development Lab è dedicato agli sceneggiatori di Sudafrica, Kenya e Nigeria. Le iscrizioni apriranno alla fine di novembre e da qui saranno selezionati sei alunni. Lo scopo del laboratorio è lavorare con gli sceneggiatori a progetti che saranno poi sviluppati e commissionati da Netflix. Inoltre, per tutti i tre mesi di durata del laboratorio, i partecipanti riceveranno uno stipendo di 2 mila dollari al mese, in modo da coprire l’impegno a tempo pieno richiesto.
Dorothy Ghettuba, capo dei contenuti originali africani di Netflix, ha spiegato che l’azienda “crede fortemente che in Africa ci sia un mondo di storie che non sono mai state raccontate”. “Nell’ampliare il nostro elenco di produzioni originali in Africa,” ha aggiunto Ghettuba, “la collaborazione con organizzazioni come Realness ci aiuterà a raggiungere l’obiettivo di investire in sceneggiatori che portino storie locali e autentiche di diverso genere, che garantiranno ai nostri utenti di vedere riflesse le proprie vite sullo schermo”.
Per il mercato audiovisivo in Africa, l’interesse di Netflix e di altre aziende è un’occasione importante per fare ordine nel proprio sistema produttivo. Il continente ha infatti alcune delle realtà produttive più estese al mondo. Ad esempio Nollywood, l’industria cinematografica nigeriana, produce circa 2500 film all’anno ed è seconda soltanto a Bollywood. Il problema, però, è che questi contenuti sono ancora molto amatoriali e perciò poco esportabili. Inoltre c’è un sistema abbastanza radicato di pirateria che affligge i guadagni delle società di produzione, impedendogli di reinvestirli per migliorare la qualità dei contenuti.
In questo senso, il Realness Institute sta cercando da qualche anno di incentivare un cambiamento. Creata nel 2015, l’organizzazione offre vari corsi, tra i quali un programma annuale dedicato proprio agli sceneggiatori. Questa nuova iniziativa, ha detto, è un passo avanti nella sua missione di supportare gli sceneggiatori del continente e aiutarli a farsi conoscere anche nel resto del mondo, in modo da “dare una spinta all’industria audiovisiva africana”.
La direttrice del Realness Institute Mehret Mandefro, una produttrice televisiva etiope con molta esperienza e un passato formativo negli Stati Uniti, ha definito il laboratorio “una risposta al drastico cambiamento dell’escositema televisivo, che ha un ruolo importante nel costruire e far fiorire i mercati locali e fornire ai creatori di serie tv delle opportunità distributive”.
Ormai da diverso tempo Netflix sta collaborando con le realtà produttive locali nella creazione di contenuti originali africani. Il suo scopo, infatti, è duplice: attirare nuovi utenti nei paesi del continente; ma soprattutto convincere gli iscritti anglofoni della validità delle produzioni internazionali. In questo modo, Netflix si assicurerebbe di mantenere i propri iscritti, in un momento di crescita dei servizi streaming concorrenti.
Finora Netflix ha rilasciato due serie originali africane – Queen Sono e Blood & Water – e acquistato i diritti di altri titoli, come Shadow. Nel settembre scorso aveva inoltre annunciato la produzione di una serie nigeriana e tre nuovi film africani.