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“Liaison” è un intrigo che intriga poco

Piccola postilla prima di iniziare: questa recensione di si basa su tutti i sei episodi di “Liaison”.

In un’epoca in cui le serie tv si promuovono con mesi di anticipo e i trailer sono quasi più dettagliati di un episodio intero, Liaison sembra un’aliena. Di lei si è saputo poco e niente fino al momento della sua uscita. E viene da pensare che sia perché – comprensibilmente – poco e niente deve aver capito anche chi incaricato di riassumerne la trama.

E dire che il pacchetto con cui questo thriller si presentava era assai promettente: una produzione anglo-francese (la prima di Apple TV Plus), una storia d’amore ostacolata da un pericoloso intrigo internazionale, e due degli attori francesi di maggior carica erotica ad animarla.

Lei, Eva Green, interpreta una funzionaria di un qualche ministero del governo britannico, che si è costruita una vita tranquilla al fianco di un avvocato dei diritti umani divorziato. Lui, Vincent Cassel, è un mercenario che la vita tranquilla non sa cosa sia, tanto da passarla a fare spionaggio per il miglior offerente, infilandosi di continuo in nuovi abiti e identità, per infiltrarsi in posti piuttosto monitorati con l’invidiabile disinvoltura di uno legittimato a circolare da quelle parti. Le loro esistenze corrono sue due binari paralleli e ben distanti, finché una pericolosa minaccia per la sicurezza europea non porta lui a comparire come un fantasma fuori dalla finestra di lei, riaprendo vecchi tumulti e un’attrazione fisica e mentale domata per anni, ma mai svanita.

Da questo momento in poi, raccontare quel che succede diventa piuttosto complicato. Le tessere dell’intreccio includono due hacker siriani in possesso di informazioni scottanti e in cerca di protezione in un’Europa poco accogliente con i migranti, due consiglieri del presidente francese che rivaleggiano tra loro sul da farsi, un’agenzia di cybersicurezza alle prese con blackout potenzialmente letali, e una manciata di uomini incravattati che tentano di stringere legami governativi per legittimare i propri loschi interessi.

Titolo vuole, però, che Liaison sia fatta prima di tutto di sostanza sentimentale. E perciò l’insieme delle tessere serve principalmente a incrinare e poi saldare ripetute volte il legame tra i due protagonisti. Se da un lato i fatti e l’istinto li uniscono in una missione comune (trovare gli hacker siriani per offrirgli asilo in cambio delle informazioni rubate), dall’altro il passato instilla il dubbio che cedere alla fiducia sia molto rischioso. D’altronde, siamo nel tempo del dopo Brexit, e i sospetti tra Francia e Regno Unito inficiano anche i rapporti amorosi.

Nel maneggiare una simile quantità di materiale attuale, Liaison fatica a trovare un senso logico che ad altre serie britanniche di simile genere e brevità (da Bodyguard a Collateral) era riuscito con maggiore efficacia. La tensione va così a singhizzo, indebolita da sotterfugi che solo i personaggi capiscono, da scelte visibilmente dilettantesche (anche agli occhi di chi con il thriller di spionaggio non ha una certa esperienza), da scene recise proprio quando sul punto di sprigionare la propria potenza.

Comprese quelle dove Green e Cassel, con il fascino dell’imperfezione che gli appartiene e consumati dalla pericolosità delle situazioni, si fermano sempre un attimo prima di abbandonarsi all’attrazione reciproca che il titolo prospetta – anche perché i momenti in cui ci provano sono sempre i meno indicati. In uno spreco enorme e criminale di valide intenzioni, mirabile talento e gran belle musiche. (Già che siamo, un consiglio: non saltate la sigla, è parecchio utile per carpire un paio di dettagli essenziali che la trama decide inspiegabilmente di lasciare sottintesi).

“Liaison” esce su Apple TV Plus ogni venerdì ed è composta da 6 episodi lunghi 50-56 minuti. Il primo episodio è già disponibile.
Guarda il trailer

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