Le emergenze eccentriche di ‘9-1-1’
Si potesse dare una sbirciata nella mente di Ryan Murphy, ci si troverebbe con tutta probabilità un circo affollato e grottesco, dove Bette e Joan bisticciano e si consolano, creature mostruose si muovono quatte e sensuali, e giovani liceali intonano la colonna sonora più adatta, sotto lo sguardo superbo ed enigmatico di Donatella Versace. Un insieme di gironi danteschi che in un ventennio ha fatto di Murphy uno dei burattinai seriali più eclettici, dallo stile ben riconoscibile e dalla prolificità instancabile. Ormai, da qualsiasi input provenga l’ispirazione, non bisogna infatti attendere molto per vederla plasmata in serie di successo. Al punto che, se il figlio ha una crisi respiratoria, lui si prende la briga di ringraziare i soccorritori con un racconto ad hoc. Non a caso, l’ultima serie murphiana si chiama 9-1-1 e segue le vicende di chi per primo risponde alle chiamate al numero unico di emergenza americano .
Dopo il teen musical, l’horror e il crime, si approda così a un procedurale che guarda alla macchina attivata dal classico “911, qual è l’emergenza?”, spesso sentito ma forse mai davvero esplorato. Dalla centrale operativa ai vigili del fuoco, paramedici e agenti di polizia, l’intervento viene tuttavia narrato in maniera atipica. Ogni episodio di 9-1-1 è un susseguirsi di casi al limite – ma ispirati al reale – risolti in una manciata di minuti, senza approfondire. Perché in fondo il lavoro del primo soccorso sta nella rapidità di intervento, rimanendo escluso dalle eventuali operazioni successive. Una carrellata che crea tensione e fa da specchio alle vite dei protagonisti, impattando su matrimoni in frantumi, dipendenze, solitudine e inettitudine relazionale.
L’effetto è tutt’altro che tragico, però. La firma di Murphy si riconosce nella cifra queer, bizzarra, delle situazioni (da chi chiama per aver ricevuto meno nugget del previsto a chi sta dondolando nel vuote dalle montagne russe guaste), nonché nella cura visiva di una Los Angeles pop come le musiche in sottofondo.
Singolarità – per un genere di solito trattato in maniera drammatica oppure spiccatamente comica – che merita certo uno sguardo, ma non di più. 9-1-1 è la scelta giusta per una serata poco impegnativa davanti alla tv. Anche perché la struttura narrativa consente di perdere qualche puntata senza compromettere la comprensione delle successive. L’impressione è che Murphy abbia affidato a un cast ottimo (da Angela Bassett e Peter Krause) un prodotto insolito riuscito a metà. La banalità dei dialoghi e i personaggi monodimensionali provocano assenza di mordente, la stessa accusata di recente da The Assassination of Gianni Versace. In sostanza, per quanto cospicue ed eccentriche, non tutte le ciambelle di Murphy riescono col buco.